La manovra degli errori e degli scontenti
Domani la manovra economica approda in Aula al Senato. Ancora molti i dubbi, le critiche e le polemiche
Ieri è stato l'ultimo giorno per il workshop Ambrosetti a Cernobbio, giornate di convegno e studio nelle quali i ministri del governo, rientrando dalle ferie, fanno un po' il punto della situazione. A parte che quest'anno sono state veramente poche le giornate di vacanza per il governo, impegnato nella manovra, quello di ieri era il giorno più atteso a Cernobbio per l'intervento del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Il ministro ha voluto subito dire la sua sulla manovra-bis, prossima ad approdare in Parlamento. "Ci sono stati degli errori", ha ammesso il ministro dell'Economia "ma - ha spiegato - nel fare un provvedimento in quattro giorni se ne possono fare. Quel provvedimento di agosto fu fatto in poco tempo con una complessità interna di fabbricazione maggiore di quanto uno possa immaginare", ha sottolineato riferendosi alla decisione, poi ritirata, di accorpare le festività alla domenica.
Tremonti ha poi rilanciato uno dei suoi cavalli di battaglia. "La preoccupazione del mondo dell'industria e dell'imprenditoria italiana è molto forte, qui c'è un problema di credibilità del nostro paese", ha detto. "Però la strada è una sola: ci vuole un nuovo driver dello sviluppo basato sugli investimenti pubblici, e questo vuol dire Eurobond". Per il ministro dell'Economia le obbligazioni europee sono "il destino di questo Continente". Altrimenti - ha detto il ministro - "siamo destinati a grandi criticità".
Tremonti è tornato anche sulle misure antievasione decise dal governo. "Il contributo di solidarietà citava 700 milioni nel 2012 e 1,6 miliardi nel 2013. Considerando che nell'ultimo triennio il recupero di evasione è stato di 25 miliardi, a legge vigente, non mi pare che siano cifre ingestibili o proibitive", ha affermato il ministro. "Anche perché - ha aggiunto - al posto del contributo c'è una radicale diversa strategia di contrasto all'evasione". "Il nostro sistema - ha proseguito - è stato infatti troppo dal lato della repressione e quasi nulla dal lato della prevenzione", soprattutto - ha detto - considerando il fatto che siamo in un Paese "in cui chi dichiara più di 500 mila euro sono 3.641 persone, e chi dichiara più di 1 milione sono 796 persone".
Da ultimo una stoccata ad Emma Marcegaglia, che aveva accusato la manovra di essere troppo sbilanciata su nuove imposte: "Do una valutazione diversa da quella fatta dal presidente Marcegaglia. Ci sono 14 miliardi di tagli e 6 di tasse. E non viceversa".
Il leader degli industriali aveva parlato poco prima del ministro, lanciando forti segnali al governo. "Il sentimento è di forte preoccupazione e di richiesta alla politica di rendersi conto della gravità della situazione in cui ci troviamo e immediatamente agire perchè il nostro Paese rischia molto", aveva detto la Marcegaglia, spiegando che c'è un "forte problema di credibilità". Il presidente di Confindustria è tornata poi a parlare con i giornalisti dopo l'intervento di Tremonti spiegando che il mondo delle imprese chiede "soluzioni" e non la sostituzione del governo. Poi un'allarme sulle decisioni future dell'Eurotower. "Se la Bce dovesse smettere di comprare i titoli di stato italiani c'è il rischio di problemi molto grossi", ha sottolineato, spiegando che la paura è che lo spread "torni a livelli altissimi".
Continua lo scetticismo nelle file dell'opposizione. Per Enrico Letta gli interventi dei ministri del centrodestra "confermano che questo governo non è in grado di affrontare debito e crescita". Più duro il collega dell'Idv Felice Belisario: "Tremonti cerca le stesse improbabili scuse di uno studente sorpreso impreparato all'interrogazione. Del resto così è andata: il ministro non ha studiato e per colpa sua la Bce ha rimandato l'Italia a settembre", ha detto il senatore dell'Italia dei Valori.
Nell'ultima giornata del meeting si è registrata anche l'incognita sull'eventualità che venga posta la fiducia alla manovra in sede parlamentare. A chiamare in questa ipotesi è stato il ministro delle Telecomunicazioni Paolo Romani: "Se sarà necessaria verrà messa", ha spiegato, sottolineando però che "il percorso parlamentare sembra abbastanza tranquillo". Una possibilità categoricamente esclusa invece dall collega Franco Frattini e dal segretario del Pdl Angelino Alfano.
Intanto la Commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera alla manovra. Da domani, martedì 6 settembre, il decreto legge sarà esaminato dall'Aula, per poi passare alla Camera. Un via libera che soddisfa sia il governo che la maggioranza.
Il presidente del Senato Renato Schifani "plaude" al lavoro fatto dalla Commissione. "I tempi - ha sottolineato - sono stati rispettati con grande sforzo e sono certo che lo stesso avverrà per i lavori dell'Assemblea". Il sottosegretario all'economia Antonio Gentile parla di "clima di responsabilità" e di manovra "migliorata e rafforzata nei saldi". Il relatore e presidente della Commissione Bilancio, Antonio Azzollini, rileva che "la finanza pubblica italiana ne è uscita rafforzata".
Dal Pdl il presidente dei senatori Maurizio Gasparri ha evidenziato il "rispetto dei tempi" da parte dei senatori mentre il vicepresidente, Gaetano Quagliariello, ha fatto notare come il Senato "non abbia stravolto ma migliorato" la manovra.
Ancora critico il Partito democratico. Il presidente del gruppo a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, ha rilevato che "la pressione esercitata sul governo e sulla maggioranza ha permesso di ridurre qualche danno" ma "resta comunque una manovra sbagliata".
Dunque, martedì il decreto approderà in Aula e ci sarà tempo fino a sabato per l'ok definitivo. Il testo arriva ora in Aula con diverse novità. A partire dall'articolo 8, con le modifiche votate proprio ieri, che consentono a contratti aziendali e territoriali di derogare a leggi e contratti nazionali. Anche sulla delicata questione del licenziamento, ovvero dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Licenziamento col sì dei sindacati, è scontro sulla deroga all'art. 18 - Si potrà licenziare con l'accordo dei sindacati. Aggirando, di fatto, la rigidità dell'articolo 18, grazie agli accordi aziendali in deroga ai contratti nazionali e alla legge. E' la conseguenza della modifica all'articolo 8 della manovra approvato dalla Commissione bilancio del Senato. Una modifica che fa insorgere la Cgil e il Pd. Se per il leader del sincacato di Corso d'Italia Susanna Camusso "si cancella la Costituzione" nel tentativo di "distruggere l'autonomia del sindacato", per il presidente dei senatori democratici "è grave che il governo non rispetti l'accordo del 28 giugno". Rispedisce al mittente le accuse il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, convinto che "non ha senso parlare di libertà di licenziare" e che, invece, la norma contiene "utilissimi elementi per la più certa interpretazione delle rilevanti novità previste dalla manovra relativamente alla capacita dei contratti aziendali e territoriali".
Il provvedimento, che modifica l'articolo 8 della manovra sul 'sostegno alla contrattazione collettiva', stabilisce che "i contratti collettivi di lavoro, sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale, ovvero delle loro rappresentanze sindacali operanti in aziende possono realizzare specifiche intese con efficacia di tutti i lavoratori, a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relativo alla presenze sindacali". Le specifiche intese possono riguardare la regolazione delle materie inerenti l'organizzazione del lavoro e della produzione con riferimento anche "alle modalità di assunzione e disciplina del rapporto di lavoro, comprese le collaborazioni coordinate e continuative a progetto e le partite Iva, alla trasformazione e conversione dei contratti di lavoro e alle conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro''. Quindi, anche il licenziamento in deroga all'articolo 18, con l'accordo comunque dei sindacati che hanno la maggioranza in azienda.
Le nove manifestazioni siciliane - Nove manifestazioni, una per ogni provincia, si terranno domani, 6 settembre, in Sicilia in occasione dello sciopero generale proclamato dalla Cgil contro una manovra giudicata "iniqua" che, sostiene il sindacato, "affosserà ancorà di più l'isola e il paese facendo pagare i costi della crisi solo a lavoratori e pensionati".
Ragioni e modalità della mobilitazione sono state illustrate sabato dalla segretaria generale, Mariella Maggio, in una conferenza stampa. Maggio ha parlato di "persecuzione dei pubblici dipendenti, che rappresentano lo zoccolo duro del lavoro in Sicilia", di "mazzata a pensionati e donne anche attraverso i tagli agli enti locali che a loro volta saranno costretti a ridurre i servizi sociali", di "disgregazione dell'apparato produttivo per i mancati investimenti e dei diritti per le deroghe che si cerca di introdurre con l'articolo 8, in barba all'accordo del 28 giugno". E ancora, di "buco nero" degli investimenti con "i Fas che, a conti fatti, nel 2012 saranno spendibili solo per il 10%. In un contesto come quello siciliano, ad alta disoccupazione, nel quale i consumi delle famiglie sono diminuiti negli ultimi tre anni del 4%, gli investimenti fissi lordi di più dell'11% mentre la spesa pubblica è costantemente sotto tiro - ha rilevato la Maggio - una manovra di questo tipo non può che aggravare la situazione". La segretaria della Cgil ha definito "risibile" l'ipotesi di ritocco per tre mesi dell'Iva che "servirebbe solo a produrre rallentamenti e blocchi".
Le manifestazioni: a Palermo ci sarà alle 9 il concentramento in piazza Croci; da qui partirà il corteo verso piazza Verdi dove parlerà il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. A Catania il programma prevede il concentramento alle 9 in piazza Bellini e, dopo il corteo, il comizio della segretaria nazionale Cgil Serena Sorrentino, alle 11.30 in piazza Manganelli. A Messina concentramento alle 9.30 in piazza Antonello, poi il corteo e il comizio, in piazza Lo Sardo, della segretaria generale della Cgil Sicilia, Mariella Maggio. Ad Agrigento ci sarà alle 10.30 un concentramento in piazza Cavour con comizio di Antonio Riolo, della segreteria regionale Cgil. E ancora: sit in dalle 10 davanti alla prefettura di Caltanissetta, dove parlerà il segretario generale della Flai Sicilia, Salvatore Tripi, mentre ad Enna la manifestazione , che si terrà in piazza S. Francesco a partire dalle 10, sarà conclusa dal segretario regionale Cgil Michele Pagliaro. A Ragusa alle 10 si terrà un sit-in di fronte alla prefettura con comizio di Elvira Morana, della segreteria regionale Cgil. A Siracusa, ci sarà un concentramento davanti alla prefettura, a partire dalle 9, e il comizio di Saverio Piccione, segretario dello Spi Sicilia. A Trapani, il punto di incontro è piazza Vittorio Veneto alle 9, da dove partirà il corteo diretto verso piazza Saturno; qui a concludere la manifestazione sarà Ferruccio Donato, della segreteria regionale Cgil.
TUTTE LE NOVITA' DELLA MANOVRA
VIA IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA'. Salve le buste paga dei manager privati e dei calciatori, mentre il taglio agli stipendi (5% oltre i 90.000 euro e 10% oltre i 150.000) resta per pubblici dipendenti e pensionati.
- SALVE FESTE LAICHE. Il Primo Maggio, il 25 aprile e il 2 giugno non verranno accorpate alla domenica. Niente da fare invece per le feste patronali: resta solo quella di Roma.
- MENO TAGLI A ENTI LOCALI, DI PIU' AI MINISTERI. Il gettito, circa 1,8 mld, atteso dalla cosiddetta 'Robin Hood Tax', l'addizionale sulle imprese energetiche andranno a alleggerire integralmente i tagli agli enti territoriali, e non più per metà a loro e per metà ai ministeri.
- MANETTE AI GRANDI EVASORI. Niente sospensione condizionale della pena se sono stati evasi oltre 3 milioni di euro.
- CONTO CORRENTE SU UNICO. Salta la norma che obbligava a indicare il nome della banca.
- LISTE NERE CONTRIBUENTI. L'Agenzia delle Entrate potrà attraverso gli intermediari finanziari stilare liste di contribuenti da mettere sotto controllo in via preventiva.
- DICHIARAZIONI ON LINE. I Comuni potranno pubblicare sui loro siti i dati relativi alle dichiarazioni ma solo in forma aggregata, per categorie.
- LOTTA EVASIONE COMUNI. Passa dal 50% al 100% l'incasso dei frutti della lotta all'evasione messa in campo con la collaborazione del Comune.
- STRETTA SULLE COOP. Si alleggeriscono le agevolazioni e gli utili peseranno di più sulla base imponibile.
- PIU' TASSE A SOCIETA' DI COMODO. Arriva un'addizionale del 10,5% e una serie di norme restrittive.
- BARCA SOCIETA' ENTRA IN REDDITOMETRO. Più controlli sui beni delle società usati da soci o familiari. Dalle barche alle auto entreranno nel 'redditometro'.
- CONTRATTO AZIENDALE DEROGA LEGGE, ANCHE LICENZIAMENTO. I contratti di lavoro aziendali o territoriali operano anche in deroga alle leggi (vale anche per l'articolo 18) e ai contratti collettivi nazionali. L'accordo interconfederale del 28 giugno viene recepito in manovra.
- SINDACATI TERRITORIALI. Nelle intese aziendali o territoriali valide 'erga omnes', per misurare la rappresentatività del sindacato basta anche il criterio "territoriale".
- MAMME PIU' TUTELATE. Si amplia alle neo mamme la platea dei soggetti che non possono essere licenziati in deroga alle leggi.
- RIFORMA UFFICI GIUDIZIARI. Vengono riorganizzati i tribunali.
- PICCOLI COMUNI, VERSO UNIONI. Niente giunte per i Comuni sotto i 1.000 abitanti e accorpamenti attraverso le Unioni. Meno assessori anche nei Comuni oltre questa soglia ma sempre di piccola taglia. Riunioni, "preferibilmente" di sera.
- PROVINCE, RINVIATO TAGLIO, DIMEZZATI CONSIGLIERI. Salta il taglio delle Province con meno di 300.000 abitanti; la partita é rinviata ad un ddl costituzionale. Confermato invece il dimezzamento dei consiglieri provinciali.
- INCOMPATIBILITA', VALE ANCHE PER PARLAMENTO UE. Cambia la norma sulle incompatibilità tra carica parlamentare e altre cariche elettive. Si estende anche ai parlamentari europei in quota italiana.
- SALVI FAS REGIONALI. Esclusi dalla clausola di salvaguardia che prevedeva un loro taglio se i ministeri non raggiungeranno nel 2012 i 6 miliardi di euro di risparmi.
- SALVA 13/A STATALI. Come clausola di salvaguardia, in caso di mancati risparmi da parte ei ministeri, ci sarà il taglio del 30% dei premi di produzione dei dirigenti responsabili.
- SALVI MINI-ENTI RICERCA E CULTURA. Non verranno soppressi con le istituzioni con meno di 70 dipendenti.
- BOLLO MONEY TRANSFER. L'imposta è pari al 2% trasferito con ogni singola operazione, con un minimo di prelievo pari a 3 euro. Sono esenti dall'imposta i trasferimenti effettuati da persone fisiche munite di matricola Inps e codice fiscale.
- RECUPERO CONDONO 2002. Il Fisco potrà recuperare coattivamente le somme non riscosse dal condono tombale del 2002, entro il termine perentorio del 31 dicembre 2011.
- FARMACIE. La manovra economica salva il numero chiuso per le farmacie, limitando per questo settore la liberalizzazione.
- LOTTA EVASIONE PER CALO TASSE. Le maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione a partire dal 2015 saranno destinate alla riduzione della pressione fiscale.
- SPENDING REVIEW. Via libera alla revisione della spesa pubblica. La norma impegna il ministro dell'Economia a presentare al Parlamento entro il 30 novembre 2011 un programma per la riorganizzazione della spesa pubblica.
- SUPER-INPS. Tra gli obiettivi di revisione della spesa c'é l'accorpamento degli enti della previdenza pubblica, andando così verso un 'super-Inps'.
- SISTRI. Salvato il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti industriali.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, Repubblica.it, GdS.it, Lasiciliaweb.it]