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La manovra-lampo è diventata legge

Il capo dello Stato ha lodato la "straordinaria coesione". Per Berlusconi l'Italia adesso è "più forte"

16 luglio 2011

Con la firma praticamente immediata del Capo dello Stato, la manovra finanziaria è legge a tempo di record. Una "straordinaria prova di coesione nazionale", ha sottolineato Giorgio Napolitano, un risultato "impensabile senza il deciso concorso delle forze di opposizione".
Un clima che Silvio Berlusconi auspica possibile anche per le riforme "necessarie al Paese", ma che per le opposizioni sarà difficile ricreare, viste anche le dure critiche rivolte alla manovra e al premier.
La nota diramata dal Quirinale per comunicare la firma in calce alla manovra ieri sottolinea dunque la dimostrazione di "consapevolezza", che "rafforza la fiducia nell'Italia delle istituzioni europee e dei mercati". Ma oltre a questo, ha rimarcato il capo dello Stato, "non si è verificata alcuna rinuncia alle proprie posizioni da parte di qualsiasi forza politica né alcuna confusione di ruoli e di responsabilità". L'invito del Capo dello Stato è ora "agli opposti schieramenti" di "confrontarsi nel modo più aperto e concludente sulle scelte che restano da adottare per rompere la morsa alto debito-bassa crescita che stringe l'Italia e per contribuire a un vigoroso rinnovamento e rilancio del progetto europeo".
E nel giorno del via libera definitivo alla manovra, Silvio Berlusconi è tornato a parlare, dando la sua versione: "Mi si attribuisce un silenzio inspiegabile, è invece molto chiaro: se io dicessi quello che penso davvero, andrei contro gli interessi del Paese in questo momento di attacchi internazionali. Il mio senso di responsabilità mi ha quindi impedito di dichiarare quello che penso". "Dopo l'approvazione della manovra l'Italia è più forte - ha affermato il premier - Anche se le incognite della crisi economica restano e bisogna superare delle criticità che impediscono la crescita dell'economia, nei prossimi due anni realizzeremo le riforme necessarie, per cui auspico un clima bipartisan". Berlusconi ha sottolineato che sono stati "34 voti in più" a contare, che garantiscono la solidità dell'esecutivo. Dalla maggioranza gli fa eco il ministro per le Riforme Umberto Bossi: "Il governo va avanti".

Durante le dichiarazioni di voto, il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha ribadito il no del suo partito, sottolineando la necessità di un cambio di passo: "E' una manovra classista, diciamo subito che siamo radicalmente contro. Serve una ripartenza, nuove persone, idee, un confronto, una nuova piattaforma, energie nuove. Per noi questo si chiama elezioni". Il leader democratico ha descritto l'atto di responsabilità dei democratici nel non fare ostruzionismo parlamentare: "L'abbiamo fatto per l'Italia aggredita dai mercati, per non aggiungere due settimane di confusione a una situazione già confusa, sapendo che la confusione si scarica sui più deboli". "Nei confronti del governo - ha concluso - la nostra responsabilità si ferma qui. Noi adesso la nostra responsabilità ce la prendiamo nei confronti degli italiani".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Pier Ferdinando Casini (Udc) e Antonio Di Pietro (Idv), che pure invocano le dimissioni del governo. Le critiche al provvedimento sono le stesse: la manovra colpisce solo ceti medi, famiglie e lavoratori dipendenti, il che tra l'altro trascinerà in picchiata i già stentati consumi interni. E tutti i leader dell'opposizione dicono che andavano semmai toccati i grandi patrimoni e le rendite, non le detrazioni fiscali alle famiglie o imponendo i ticket. E soprattutto contestano il fatto che i tagli alla politica, molto limitati, scatteranno solo nel 2013.
Malumore anche nelle file del Pdl. Antonio Martino ha votato sì alla fiducia, ma non la manovra. E Isabella Bertolini ha chiesto al governo di "cambiare" fase e di avviare le riforme e le liberalizzazioni. Queste ultime bloccate nei giorni scorsi dai parlamentari-avvocati, bollati dalla Bertolini come "corporazioni che bloccano l'Italia". "Questa manovra - ha lamentato Giorgio Stracquadanio - non ha nemmeno tagliato la spesa pubblica, ma solo aumentato le entrate" cioè le tasse.

I costi della manovra sono stimati in oltre 1000 euro annui per le famiglie. Particolarmente colpiti i nuclei monoreddito, va meglio ai benestanti. Nessun ritocco ai costi della politica, con tutta l'opposizione unita contro la "casta".
La prima misura a scattare, già da lunedì, sarà la reintroduzione dei ticket sanitari, 25 euro sui ricorsi impropri al Pronto Soccorso (codici bianchi) e dieci sulle visite specialistiche. Un contributo che fa gridare allo scandalo tutta l'opposizione, e che il Partito democratico propone di depennare dalla manovra, sostituendo il gettito previsto con dei tagli al costo della politica.
Il ministro della Salute Ferruccio Fazio conferma l'esenzione ai ticket per le fasce deboli, tra cui gli invalidi e i malati cronici e le categorie esenti per età e reddito (bambini e anziani con redditi familiari sotto i 36.150 euro annuo). Oltre a questi, esenti anche disoccupati, pensionati sociali e pensionati al minimo e i loro familiari a carico, con basso reddito (8.260 euro, aumentato in base al numero dei familiari), i malati cronici, i cittadini affetti da malattie rare e gli invalidi civili, di guerra, per lavoro e per servizio.

[Informazioni tratte da TMNews, Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

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16 luglio 2011
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