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La mappa delle rivalità

Con la scomparsa delle Province come verranno scelti i Comuni sedi dei consorzi?

23 marzo 2013

Il secondo round, nel mese di maggio, sarà decisivo, sapremo se i fan scatenati delle province ammaineranno bandiera o, come è possibile, faranno entrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta, riuscendo a trasformare la riforma in una ennesima finzione. Giusto come avvenne quasi venti anni or sono.
Il primo round ha deciso la sospensione delle elezioni di primo grado e l’abolizione delle province, una piattaforma di partenza necessaria, ma sarà sul trasferimento delle competenze e delle funzioni, l’organizzazione territoriale, e la centralità dei comuni che si giocherà la partita finale.

Stando alle intenzioni del governo, di recente manifestate dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, ed al testo del disegno di legge, archiviato per superare il contenzioso interno alla maggioranza, gli ambiti dei Consorzi di comuni dovrebbero avere alcune caratteristiche: disporre di 150 mila abitanti, omogeneità e contiguità territoriale. Inoltre, le tre maggiori città - Palermo, Messina e Catania - costituiranno altrettante aree metropolitane, le sei restanti province diverranno automaticamente Consorzi; i consorzi non potranno nascere a danno delle "ex" province, tagliando la popolazione residente sotto il tetto minimo di 150 mila abitanti.
E ancora: i consorzi non potranno fare debiti, che spetterà solo ai comuni, non avranno la gestione della spesa; potranno promuovere attività comuni, innescare sinergie, ottimizzare la spesa, riorganizzare i servizi eccetera. Toccherà ai sindaci, con il loro voto "ponderato", eleggere i componenti dell’assemblea dei Consorzi. A loro non spetterà né indennità, né gettone, ma un rimborso spese se operano fuori dal loro comune.

Quanti Consorzi nasceranno e quali comuni saranno i capofila dei consorzi? Dodici o quattordici? Gela, Marsala, Nebrodi, Peloritani e basta? Conterà solo la popolazione residente o bisogna fare i conti anche con l’estensione del territorio e la rilevanza economica? E come verrà tradotta l’omogenità territoriale nelle scelte? Come si svolgerà, infine, l’iter della nascita del Consorzio? Sarà volontario, ma fino a che punto? L’ente che subisce il "taglio" potrà far valere le sue ragioni? E come?
Impossibile azzardare anticipazioni senza la legge in agenda il cui esame e approvazione  previsti per il mese di maggio.

Possiamo solo tracciare una mappa delle opportunità.
I 1390 comuni siciliani sono attualmente distribuiti, in modo disomogeneo, nelle nove province, la cui popolazione residente è estremamente variabile (dalle 184.696 residenti di Enna, a 1.241.920 di Palermo).
In provincia di Agrigento (22 comuni, 474.494 residenti), le città più popolose sono Sciacca, Licata, Canicattì  e Porto Empedocle; in provincia di Messina (108 comuni, 682-476 abitanti) Barcellona, Capo d’Orlando, Milazzo; in provincia di Catania (58 comuni, 1.092.375) Acireale, Caltagirone e Misterbianco; in provincia di Caltanissetta (22 comuni, 283.872 ) Gela; in provincia di Enna (20 comuni, 184.696); in provincia di Palermo (82 comuni, 1.241.920) Bagheria, Corleone, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Termini Imerese; in provincia di Trapani (24 comuni, 436.624) Alcamo, Mazara del Vallo, Marsala; in provincia di Ragusa (12 comuni, 299.644) Modica e Vittoria, in provincia di Siracusa (21 comuni, 405.934) Augusta, Lentini, Noto, Floridia.

Si dovrà pur partire dal dato oggettivo della popolazione residente, tenendo però conto di alcuni elementi: le tre aree metropolitane (Catania, Messina Palermo) amputeranno la popolazione residente delle rispettive province; i comuni più popolosi "risiedono" nelle province  che hanno una popolazione residente minore; le attuali province, divenute consorzi, potranno perdere la loro popolazione residente in misura contenuta.
Ragusa, Enna e Caltanissetta, dunque, saranno molto protette, per via della modesta popolazione residente; Trapani, Agrigento e Siracusa potranno essere "spogliate" a causa della cifra alta di residenti; le province delle tre aree metropolitane ospiteranno alcuni Consorzi.

Quattro capoluoghi di provincia (Palermo, Catania, Messina e Siracusa) guidano la classifica per popolazione residente; seguono Marsala e Gela, quindi Ragusa, Trapani, Caltanissetta, Vittoria, Bagheria, Modica, Acireale, Mazara del Vallo, Paternò, Misterbianco, Alcamo, Barcellona, Sciacca, Caltagirone, Licata e Monreale. Marsala, Gela e Vittoria precedono alcuni capoluoghi di provincia quanto a popolazione residente.
Se diamo uno sguardo all’estensione territoriale, cambia tutto: in testa ci sono Noto, Monreale, Ragusa, Caltanissetta, Caltagirone, Enna, Ramacca, Piazza Armerina e Mazzarino. Ma è impensabile, per fare un solo esempio, che Monreale, praticamente appendice di Palermo, possa aspirare a guidare un Consorzio.

Popolazione residente, estensione del territorio, collocazione geografica sono parametri vincolanti? Probabilmente no. Mazara del Vallo è la capitale della marineria del Mezzogiorno d’Italia, Vittoria la capitale del commercionel settore dell’ortofrutta, Marsala la capitale del vino, Piazza Armerina la città degli studi, Modica la nobile capitale della Contea, Noto la capitale del barocco, Capo D’Orlando la perla della costa messinese, ricca ed effervescente. Poi ci sono i distretti industriali di Augusta, Milazzo, Gela.

Si assisterà ad una scomposizione delle attuali circoscrizioni, non potrebbe essere altrimenti. Non sopraviveranno assurde "isole": cittadine come Vallelunga o Serradifalco, sono comuni della provincia di Caltanissetta, nel territorio della provincia di Palermo ed Agrigento. Un riordino territoriale, dunque, almeno quello, è ipotizzabile. Come si potrebbe altrimenti aspirare a gestire servizi comuni?

La riforma dovrà affrontare il dissenso degli apparati e delle burocrazie, la riorganizzazione delle competenze e delle funzioni e le questioni di campanile. I gonfaloni delle province, tuttavia, sono salvi. Nei capoluoghi continueranno a sventolare anche dopo la riforma. Altrimenti sarebbe una impresa disperata arrivare fino in fondo. [Fonte: SiciliaInformazioni.com]

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23 marzo 2013
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