La morte di Vito Ciancimino
L'ex sindaco di Palermo fu il primo politico in Italia condannato per mafia
Ciancimino, che aveva 78 anni, è morto per cause naturali. era agli arresti domiciliari dopo essere stato condannato il 28 novembre 2001 a 13 anni di reclusione, con sentenza passata in giudicato, per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Non aveva particolari problemi di salute a parte qualche sofferenza respiratoria.
Ciancimino è stato il primo esponente politico condannato per mafia: 10 anni in primo grado, ridotti in appello a otto poi confermati dalla Cassazione. Si è chiuso così nel dicembre 1993 un caso giudiziario che il giudice Giovanni Falcone aveva aperto dopo le rivelazioni di Tommaso Buscetta.
''Ciancimino è in mano ai corleonesi'', aveva detto il grande pentito di Cosa nostra, offrendo un suggello autorevole ad antichi sospetti e alle pesanti valutazioni della Commissione antimafia.
L'arresto di Ciancimino, nel dicembre 1984, fu il primo passo di una caduta rovinosa e la conferma per via giudiziaria delle infiltrazioni criminali nella vita pubblica siciliana e negli affari amministrativi del Comune di Palermo.
Ciancimino era stato assessore ai lavori pubblici negli anni '60 e per meno di due mesi sindaco nel 1970.
Ma la sua influenza sulle scelte politiche e amministrative di Palermo, come testimoniarono gli ex sindaci Elda Pucci e Giuseppe Insalaco, proseguì fino all'inizio degli anni '80.
Di questo ruolo svolto da Ciancimino c'è ampia traccia nel cosiddetto processo per i grandi appalti del Comune per la manutenzione di strade, fogne e illuminazione pubblica. Il processo mise a fuoco la figura dell'ex sindaco quale ''abile e costante manovratore dei lucrosi interessi'' che ruotavano attorno agli appalti comunali.
Dalle vicende giudiziarie, ormai definite con sentenze definitive, ha preso spunto il Comune di Palermo per chiedere nel marzo scorso all'ex sindaco un risarcimento di 150 milioni di euro.
Ciancimino aveva risposto in modo sprezzante: ''Li vogliono tutti in contanti?''