La Nato ha affondato otto navi di Gheddafi
Raid notturni sui porti di Tripoli, Homs e Sirte. E intanto il Colonnello è ricomparso in tv
Durante la notte aerei Nato hanno colpito otto navi da guerra delle forze pro-Gheddafi: bombardati i porti di Tripoli, Homs e Sirte. "Tutti gli obiettivi della Nato sono di natura militare e direttamente collegati agli attacchi sistematici perpetuati dal regime di Gheddafi contro il popolo libico", ha dichiarato il contrammiraglio Russel Harding, vice comandante dell'operazione 'Unified Protector'. "Dato il crescente ricorso a mezzi navali, la Nato non aveva altra scelta che agire con decisione per proteggere la popolazione civile della Libia e le forze Nato in mare", ha aggiunto. "Nelle ultime due settimane - prosegue la Nato - abbiamo assistito a una posa di mine indiscriminata e all'uso crescente della forza da parte dei governativi. Ciò ha interrotto il flusso sicuro di assistenza umanitaria disperatamente necessaria, e ha posto le forze Nato a rischio. Questo sviluppo delle tattiche delle forze pro-Gheddafi hanno dimostrato un chiaro intento di attaccare l'Alleanza". "Tutte le navi colpite la scorsa notte erano navi da guerra con nessuna utilità civile", ha concluso il contrammiraglio Harding.
Intanto è arrivata una smentita alla notizia della fuga all'estero della moglie e della figlia di Muammar Gheddafi (LEGGI). Per il portavoce del governo di Tripoli, Moussa Ibrahim, Safiya, moglie del colonnello, "sta bene ed è a Tripoli" e Aisha, la figlia, "è anche lei a Tripoli, nessuna delle due ha lasciato il Paese" ha detto il portavoce ai giornalisti, negando anche che il ministro del Petrolio Shukri Ghanem sia fuggito, voltando le spalle al regime. "Per quello che sappiamo, (Ghanem, ndr) continua a lavorare (come ministro, ndr), è ancora un dirigente libico" ha detto, precisando che il ministro si trova in missione in Tunisia e che potrebbe essere presto impegnato in un tour europeo e quindi in una visita in Egitto. Secondo i media tunisini, moglie e figlia di Gheddafi, il figlio maggiore Mohammad e il ministro del Petrolio sarebbero fuggiti in Tunisia via terra e avrebbero raggiunto un hotel sull'isola di Djerba. Secondo altre fonti giornalistiche, le due donne si sarebbero dirette verso la Polonia.
Inoltre, si è scoperto che Anton Hammerl, il fotoreporter con la doppia nazionalità sudafricana e australiana le cui tracce si sono perse il 5 aprile in Libia, è stato ucciso della forze fedeli al colonnello. Lo ha annunciato la famiglia del fotografo, spiegando di essere stata informata ieri dell'uccisione, avvenuta il giorno stesso della sua scomparsa. La famiglia non ha precisato la fonte dell'informazione. "E' incredibilmente crudele che le forze fedeli a Gheddafi sapessero cosa gli era successo e abbiano deciso di tacere per tutto questo tempo", si legge in un comunicato diffuso dalla famiglia. Il governo del Sudafrica ha anche condotto negoziati con il regime libico per il rilascio di Hammerl e proprio questa settimana aveva inviato un diplomatico a Tripoli per seguire il caso.
Ieri, la televisione libica ha diffuso immagini del colonnello mentre incontra un funzionario del regime di ritorno da una missione in Russia. Sono le prime immagini del colonnello che non appare in pubblico ormai da diversi giorni. Nelle immagini si vede il raìs in una sala con sullo sfondo una televisione accesa sulla prima rete della tv di stato e la data "giovedì 19 maggio 2011"; l'interlocutore di Gheddafi è Mohamed Ahmed Al Sharif, segretario generale del World Islamic Call Society, un'istituzione creata dal colonnello. Vestito di bianco e nero, indossa degli occhiali da sole scuri e sembra in buona salute. E poco dopo un comunicato del regime libico ha risposto alle parole pronunciate poche ore prima da Barack Obama definendo "deliranti" le assicurazioni sulla sicura caduta del colonnello: "Non è Obama che decide se Gheddafi lascia la Libia o no, ma è il popolo libico che decide il suo futuro".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Corriere.it]