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La Nave della Legalità è arrivata

Mentre a Palermo sono arrivati migliaia di giovani, a Caltanissetta parte il processo bis per la Strage di Capaci

23 maggio 2014

Oggi sono 22 anni dalla strage di Capaci, la strage nella quale, il 23 maggio 1992, la mafia fece saltare in aria il giudice Giovanni Falcone, sua moglie, Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
A Palermo sono arrivati migliaia di ragazzi per ricordare tutti insieme il sacrificio di Giovanni Falcone e quello di Paolo Borsellino, che verrà trucidato dalla mafia 64 giorni dopo l’amico e collega, nella strage di via D’Amelio. 1.500 i ragazzi sbarcati con la Nave della Legalità organizzata dal ministero dell'Istruzione, in collaborazione con la fondazione Giovanni e Francesca Falcone. E da New York, ieri pomeriggio, è partito un volo diretto per Palermo con a bordo alcuni studenti italo-americani che arriverà nel capoluogo alle 6, per partecipare alle iniziative in programma.

La #Navedellalegalità, messa a disposizione dalla Snav, è salpata ieri da Civitavecchia dopo aver ricevuto il saluto del presidente Giorgio Napolitano, con a bordo, fra gli altri, il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, il presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente della commissione antimafia Rosy Bindi, il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, il procuratore di Catania Giovanni Salvi, il presidente Rai Anna Maria Tarantola, il presidente di Libera Don Luigi Ciotti, il vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello e il professore Nando Dalla Chiesa.
Sono circa 20 mila in totale gli studenti ospiti nel capoluogo siciliano e provenienti da ogni parte d'Italia. L'arrivo a Palermo segna il momento conclusivo di un progetto di educazione alla legalità portato avanti nelle scuole nel corso dell'anno. Tema del concorso di questa edizione è "L'uso responsabile del denaro pubblico". Le scuole vincitrici saranno premiate nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, dove si celebrò il primo maxiprocesso alla mafia.

E ventidue anni dopo la strage giungono "novità" sull’eccidio proprio dal capo dei capi: Totò Riina. Alla Procura di Caltanissetta, infatti, si parla delle intercettazioni di Riina come di "una palese dichiarazione di essere stato lui ad ideare e ordinare la strage di Capaci". "Una sorta di confessione", dicono i magistrati nisseni, intercettata nel carcere di Opera e che ora entrerà nel processo bis che si aprirà proprio oggi a Caltanissetta.
Dopo gli arresti dello scorso anno, quando la Procura di Caltanissetta ha indicato in altre persone i presunti componenti del commando che scatenò l'inferno lungo il tratto autostradale Palermo-Capaci, si sono aperti due processi: uno in abbreviato, l’altro in ordinario. Il primo è stato già aperto con il pentito Gaspare Spatuzza, Giuseppe Barranca, Cristoforo Cannella e Cosimo D'Amato sul banco degli imputati. Il secondo si è aperto oggi, giorno dell’anniversario della strage, e vede alla sbarra Cosimo Lo Nigro, Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello.

Nel nuovo processo entreranno le intercettazioni ambientali effettuate nel carcere milanese e che riguardano le registrazioni dei colloqui intrattenuti da Totò Riina con il detenuto pugliese Alberto Lo Russo tra l’agosto ed il novembre del 2013. "Intercettazioni ambientali - ha detto il Procuratore Sergio Lari durante l’udienza preliminare - che sono state recentemente trasmesse al mio ufficio dalla Procura di Palermo". Il procuratore Lari ha aggiunto: "Sebbene queste conversazioni debbano ancora essere sottoposte al rigoroso vaglio di questo inquirente e, pertanto, siano meritevoli di ogni necessario approfondimento, tanto che, al momento, non appare opportuno trarre alcuna definitiva conclusione, tuttavia, non si può non rilevare che proprio Salvatore Riina, colloquiando, si attribuisca l'ideazione della strage di Capaci e l'uso di esplosivo recuperato". Riina a Lo Russo ha infatti detto: "Sono tante le fesserie dette sulla strage di Capaci. Hanno anche parlato di un aereo che ha bombardato la zona. Quante fesserie. Sono stato io che ho ordinato di prendere il T4 (l’esplosivo ndr) dal fondo del mare e sono stato sempre io - avrebbe aggiunto il boss di Corleone - a farne mettere 150 chili in più nel cunicolo sotto l’autostrada, così saltava in aria meglio".

Sempre il Procuratore Lari ritiene che "debba essere evidenziato, per il rilievo che avrebbe con riguardo al movente della strage, come Riina abbia raccontato, facendosene vanto, a Lo Russo di avere fatto fare a Giovanni Falcone la fine del tonno in una mattanza per punirlo della prepotenza con cui, secondo il capo dei capi, che chiaramente si riferiva al maxiprocesso, Falcone avrebbe impedito che fosse presieduto da un determinato presidente".
"Vedi - ha detto Riina a Lo Russo - cosa faceva con il presidente, prende il presidente e lo manda... l’ha fatto dimettere era prepotente… e pensava alla mattanza, pensava ai tonni di Favignana... Che doveva ammazzare i tonni della mattanza e non pensava che c’era la morte per lui... Faceva parte della mattanza".
"A Giovanni Falcone, in particolare, veniva addebitato - dicono i pm nisseni - di avere influito sulla mancata assegnazione al presidente Corrado Carnevale, considerato un garantista, dell'incarico di presiedere il maxiprocesso in Cassazione".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it (articolo di Giuseppe Martorana)]

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23 maggio 2014
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