La nostra casa è in fiamme e il nostro futuro è in crisi!
A Siracusa continuano i venerdì per il futuro: studenti, docenti, lavoratori e cittadini in piazza per il clima
Riceviamo e volentieri pubblichiamo...
Piattaforma mobilitativa di Fridays for Future Siracusa
Siamo gli studenti e le studentesse, i lavoratori, i docenti e i cittadini che avete visto nelle piazze in questi mesi a manifestare contro il cambiamento climatico e dare maggiore forza a quanto gli scienziati continuano a sostenere.
La comunità scientifica mondiale afferma con convinzione che il cambiamento climatico deve essere contrastato entro undici anni (LEGGI). Servono infatti un forte rilancio delle energie rinnovabili, per elettricità e trasporti, dei sostanziosi interventi per il risparmio e l'efficienza energetica, per i consumi civili e industriali, un rafforzamento della gestione sostenibile delle foreste, misure di contrasto al consumo di suolo, il taglio dei 16 miliardi di incentivi ai combustibili fossili (dati 2017 del Ministero dell'Ambiente).
L'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima certifica che nel 2018 il clima italiano si è surriscaldato come mai prima da 218 anni, l'Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), all'interno del suo ultimo rapporto: "Gli indicatori del clima in Italia", segnala che l'anomalia della temperatura media nel 2017 era stata di +1,30°C nel nostro Paese e di +1,20°C a livello globale, rispetto al valore di riferimento 1961-1990.
Secondo la NASA, dopo il 2016, 2017 e il 2015, il 2018 è stato l'anno più caldo dal 1880, gli ultimi cinque anni sono stati, collettivamente, gli anni più caldi in assoluto.
Fino ad ora i governi hanno fatto orecchie da mercante senza mettere in atto i provvedimenti necessari, la politica infatti conosce benissimo i problemi tanto quanto le soluzioni eppure non ci sono stati cambiamenti significativi. Aumentando tasse sui grandi patrimoni e sulla speculazione finanziaria, tagliando i sussidi statali dannosi per l'ambiente, rivendicando in UE l'esclusione dei finanziamenti per il Green New Deal dai vincoli di bilancio europei riuscirebbero a rispondere in maniera strutturale alla crisi climatica che stiamo attraversando.
I cambi di abitudine personali sono importanti ma non sostanziali, ciò che è davvero necessario è un cambio di sistema complessivo, sia nel modello di sviluppo che nella garanzia della giustizia sociale. Infatti per una vera riconversione ecologica serve cambiare strutturalmente il sistema produttivo, dobbiamo mirare alla crescita e all'occupazione, senza cedere a nessun ricatto economico e sociale, superando quindi la dicotomia lavoro/salute che attanaglia la nostra provincia. La sfida è esattamente quella di riuscire a ripensare al futuro delle nostre città ragionando in termini di riconversione ecologica e tutela ambientale proprio al fine di garantire che il diritto al lavoro non vada mai a discapito del diritto alla salute. I costi della riconversione dovranno essere però a carico di chi ha speculato sui nostri territori e non di chi ogni giorno ne subisce le conseguenze.
Se vogliamo cambiare il sistema è necessario mettere al centro il benessere generale e la giustizia sociale, garantendo una vita degna a tutte e tutti. Gli ammortizzatori sociali e le forme di sostegno al reddito pensati dai vari governi che si sono susseguiti non sono stati utili a niente se non ad accentuare le disuguaglianze sociali, servirebbe invece un piano di politiche e distribuzione propedeutiche al pieno accesso ai servizi pubblici essenziali per tutte e tutti, come l'abolizione dei ticket sanitari o la gratuità del trasporto pubblico locale.
Cambiamo il sistema ma cambiamo così anche la nostra città, un nuovo modello di città del futuro, caratterizzata da zero emissioni climalteranti e da maggiore benessere per i cittadini. Nella città del futuro che vogliamo, ciascuno può avere accesso libero e gratuito ad un trasporto pubblico ecologico e capace di connettere le aree urbane e i territori, eliminando i confini tra aree interne e metropoli, tra centri e periferie. Città nuove e costruite intorno alle necessità dei cittadini e delle cittadine, reimmaginate non per il profitto di pochi ma per il bene di tutti. Città in cui la sopravvivenza non sia legata solo ad un polo industriale, ormai ridimensionato e troppo inquinante; ad un turismo intensivo che non preserva i luoghi culturali intorno ai quali questo si articola; ad un piano di trivellazioni dannoso per il territorio; ad un piano regolatore cittadino con troppo cemento e pochi aree verdi.
Nella nostra città, tutta da ricostruire intorno a scuole, università e ricerca, bisogna rivalutare e restaurare edifici, costruire un piano di turismo sostenibile, organizzare opportunità abitative e di condivisione collettiva, valorizzare il territorio e le strade cittadine e pretendere un piano di bonifiche e di seria riconversione ecologica del polo industriale, perché torni ad essere fonte di lavoro e non di sfruttamento e inquinamento. Il sindaco del nostro comune, unico nella provincia, ha dichiarato l'Emergenza Climatica ma adesso la sfida è quella di riempire di significato quella dichiarazione, di costruire un nuovo e migliore sistema cittadino e di farlo tutte e tutti insieme.
Cambiare il sistema implica finanziare di nuovo - e finalmente - scuole e università promuovendo l'istruzione gratuita dalla scuola all'università e garantendo un reddito di formazione per le studentesse e gli studenti che vogliono impegnarsi nel percorso di studi, come avviene già in altri paesi Europei, come il Belgio o la Danimarca. La conoscenza per tutte e tutti noi è centrale e nel nuovo modello di società che abbiamo l'obbligo di costruire deve essere la condizione su cui costruiamo il resto. I luoghi della formazione devono essere ascensori sociali e non riproduttori delle disuguaglianze sociali tra chi si può permettere le spese scolastiche e chi deve scegliere tra studio e lavoro.
Non esistono saperi neutri: nelle nostre scuole e nelle nostre università si continua ad insegnare e studiare i processi produttivi ed economici che hanno causato la situazione che oggi vediamo, dovremmo invece studiare come riconvertire il sistema e come la nostra città dovrebbe svilupparsi nei prossimi anni. Le scuole e le università del futuro devono essere una priorità e abbiamo solo undici anni per costruirle, dobbiamo ragionare su una didattica meno frontale e più inclusiva, su una classe come comunità ermeneutica e non come luogo di competitività e isolamento.
Dal 20 al 27 ci stiamo mobilitando in ogni scuola e in tutta la città e il 27 Settembre saremo alle 9 e 30 ai Villini per un corteo cittadino fino al Largo Aretusa ma se non saremo ascoltati siamo pronti a tornare nelle piazze.
Adesso basta, dobbiamo cambiare il sistema non il clima! Costruiamo le scuole e le città del futuro!