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La Nota sui Dico della Cei

''Il parlamentare credente ha il dovere morale di votare contro il ddl sulle unioni civili''

29 marzo 2007

Monsignor Angelo Bagnasco, nuovo capo della Confederazione episcopale italiana, aveva promesso che la 'Nota sui Dico', annunciata dal card. Camillo Ruini prima di lasciare la guida della Cei, sarebbe stata di ''serena, autorevole illuminazione sulle circostanze odierne''.
E sicuramente in piena serenità saranno stati formulati e poi messi nero su bianco i punti raccolti nella 'Nota', serenità che è stata come ''la quiete dopo la tempesta'' per il mondo politico, ancora più confuso e dai contorni indefiniti, dopo la sua lettura.

''La legalizzazione delle coppie di fatto è inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo e avrebbe effetti deleteri sulla famiglia''. Così hanno scritto, serenamente ed autorevolmente, i vescovi nella nota pastorale sulla famiglia e sui Dico. Il primo atto ufficiale della Cei, ricalca le parole pronunciate quattro giorni fa dall'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco alla sua prima riunione da neopresidente.
I cristiani sono tenuti ad obbedire al ''magistero della Chiesa'' e pertanto un fedele ''non può appellarsi al principio del pluralismo e dell'autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società''. Insomma, dopo aver ribadito il no convinto a qualsiasi legislazione sulle coppie di fatto i vescovi hanno redarguito pesantemente i deputati e i senatori cattolici che guardano con troppo ossequio la ''laicità''.  ''Ricordiamo - è scritto nella nota - l'affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui, nel caso di un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge''.

La Chiesa, dunque, continua la sua lotta intransigente contro i Dico e contro la 'legalizzazione dell'unione di coppie omosessuali': ''Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile''. ''Non abbiamo interessi politici da affermare - dicono ancora i vescovi -; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi''. ''Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti - si legge ancora - del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera. Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna''.
Ciò non toglie, hanno comunque aggiunto i vescovi nella nota, il rispetto che la Chiesa conferma verso la dignità di ogni persona, indipendentendemente dalla propria scelta sessuale, ma ricorda, scrivono i vescovi, ''che il diritto non esiste allo scopo di dare forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza''.

Fonte di illuminazione ed ispirazione della nota della Cei (chiamata da alcuni Diktat, da altri Ordine): Joseph Ratzinger. La nota, infatti, richiama esplicitamente, per motivare la posizione espressa rispetto ai cattolici impegnati in politica, due documenti della Congregazione per la dottrina della fede del 2003 e del 2002, quando l'organismo vaticano era guidato dal card. Joseph Ratzinger, futuro Papa. In particolare la condanna che il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere contro il riconoscimento legale delle unioni omosessuali, è contenuta nelle Considerazioni della Congregazione pubblicate nel giugno di quattro anni fa.

E come detto il contenuto della nota ha avuto i suoi, in alcuni casi deflagranti, all'interno del mondo politico. Da parte sua il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha ribadito come la ''lacità dello Stato sia fondativa per le istituzioni''. ''Bisogna anche avere grande rispetto per tutti i fenomeni religiosi e, in particolare, per la presenza significativa della religione cattolica. Ma proprio per questo - ha proseguito Bertinotti - bisogna avere l'ambizione di realizzare ogni giorno la laicità dello Stato per costruire la storia delle istituzioni su valori autonomi''.
Nessun commento (per ora) ha fatto invece Romano Prodi: ''Non ho letto la nota della Cei'', ha detto il presidente del Consiglio aggiungendo che farà commenti una volta che avrà letto il testo della nota dei vescovi.
''Il governo ha fatto il suo dovere - ha commentato il ministro per la Famiglia Rosy Bindi e, insieme al ministro Barbara Pollastrini, creatrice del ddl sui Dico - e la parola passa ora al Parlamento che nell'esaminare il testo è chiamato a dare una prova di laicità: dovrà decidere se approvarlo così come il governo lo ha presentato o se apportare delle modifiche''.  Inoltre il ministro Bindi, ha colto l'occasione per criticare uno dei punti del manifesto che indice il ''Family Day'', che ha trovato nuovo vigore nelle parole della Cei. La critica è stata fatta laddove ''si fa riferimento esplicito alla possibilità di regolare le convivenze ricorrendo alla forma del contratto privato''. Il ddl del governo ha ''rigorosamente evitato'' questa opzione, ha argomentato Bindi alla Camera, in quanto rischierebbe di essere un ''vero e proprio matrimonio privato contrapposto al matrimonio pubblico''.

Il capogruppo dell'Udc alla Camera, Luca Volontè, ha invece espresso ''piena sintonia con la nota della Conferenza episcopale italiana'', perché ''famiglia e bene comune costituiscono un binomio irrinunciabile per chiunque, a tal punto da meritare tutta l'attenzione e l'impegno laico possibile da parte del mondo politico e civile in generale''.
Dall'opposizione, Maurizio Gasparri, dell'esecutivo di Alleanza Nazionale, ha però fatto un piccolo appunto: ''Dalla Cei è giunta una nota vincolante per quanti sostengono politiche in difesa della famiglia''.
Duro infine il giudizio del senatore diessino Gavino Angius sull'ultima presa di posizione della Cei: ''Ormai siamo di fronte ad un aperto conflitto tra Stato e Chiesa che colpisce i principi costituzionali''.

- Il testo della nota della Cei

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29 marzo 2007
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