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La nuova ''questione meridionale''

I progetti politici meridionalisti aumentano e Berlusconi decide di sbloccare i fondi per il Mezzogiorno

27 luglio 2009

Lo scontro sul partito del Sud agita il Popolo delle libertà: tra le spinte autonomiste dell'Mpa di Raffaele Lombardo e i "ribelli" guidati da Miccicché, in questi giorni si è inserito anche il "progetto" per un partito federato all'interno del Pdl nazionale, con uno "statuto autonomo" che consenta alla base di eleggere il coordinatore regionale. Un Pdl Sicilia, insomma, che è stato presentato sabato scorso a palazzo dei Normanni, e in cui confluiranno ex forzisti, come Dore Misuraca, ed ex An come Carmelo Briguglio, Pippo Scalia, Fabio Granata, Luigi Gentile, Nino Strano, Nino Lo Presti.
Quest'ultimo, dunque, è un progetto diverso dal Partito del Sud, lanciato da Gianfranco Miccichè e "bocciato" da Silvio Berlusconi, ma sempre fortemente ancorato alla difesa degli interessi della Sicilia. "Si tratta - hanno spiegato i promotori dell'iniziativa - di formulare una proposta politica di sostegno a Lombardo bis, ma al tempo stesso di organizzare una forza rivendicazionista per reggere la concorrenza del Mpa".

"Quello di oggi è un momento di riflessione - ha spiegato Dore Misuraca - sulla questione meridionale. Pensiamo a un Pdl siciliano federato all'interno del partito nazionale; a settembre formeremo un gruppo parlamentare all'Ars. In questo gruppo, se vorranno, potranno entrare anche gli esponenti della Sicilia orientale. Quanto a Miccichè, ragioneremo con lui".
D'accordo anche Fabio Granata. "Il percorso che prende il via oggi - ha detto - intende fornire un contributo aperto di costruzione di un progetto. In questi giorni si è parlato molto del Partito del Sud, noi riteniamo questa proposta sbagliata. Vogliamo, quindi, uno statuto speciale per il Pdl che consenta di creare un laboratorio politico legato alla specificità della nostra isola". L'idea del 'Pdl Sicilia' nasce soprattutto, come ha spiegato Pippo Scalia, dal fatto che "il governo nazionale non ha posto grande attenzione al Sud. Bisogna adesso fare sentire la nostra voce con una formazione politica che parta dal basso".

"Guardiamo con grande attenzione alla nascita della cosiddetta 'terza via' del Pdl in Sicilia. D'altronde, le argomentazioni politiche poste in discussione sono nello stesso solco di quanto andiamo predicando da mesi: il Sud e la Sicilia non sono tra le priorità dell'agenda del governo nazionale" dicono Titti Bufardeci e Michele Cimino, assessori del governo siciliano, commentando le evoluzioni politiche all'interno del Pdl, che sono state oggetto del dibattito svoltosi a Palazzo dei Normanni. "Proprio in queste ore si moltiplicano i segnali di una classe dirigente meridionale non più disposta ad accettare supinamente la tenaglia leghista che orienta le manovre politico economiche del governo nazionale - continuano - perchè in questo senso va letto il forte segnale che proviene dalla votazione alla Camera, con un nutrito gruppo di deputati del Pdl che non hanno preso parte al voto di fiducia". "Le questioni aperte sul tema del Mezzogiorno e del suo sviluppo - affermano Bufardeci e Cimino - non possono essere liquidate etichettandoci con la solita falsa richiesta di assistenzialismo".

Insomma, gli appartenenti alla maggioranza del Sud rimproverano al governo chi i "patti non rispettati", chi le "promesse non mantenute", chi "le eccessive dimenticanze e posticipazioni" verso quei nodi da sciogliere che prima venivano da tutti reputati prioritari.
L'agitazione, quindi, è tanta nel centrodestra e l'ipotesi di un 'Partito del Sud' preoccupa e a molti non piacee per niente. Netto, ad esempio, il giudizio del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. "Se questi movimenti politici" per il Sud "si formano per ricattare il resto della politica, per avere più risorse e spenderle male, allora non vedo la cosa con favore", afferma. ''Forse servono anche più risorse", ammette, ma bisognerebbe anche invocare "un controllo congiunto su come vengono spese". ''Come governo - fa sapere - stiamo preparando un piano di rilancio del Sud, un piano concreto di opere e infrastrutture, di servizi, di miglioramento strutturale dell'efficienza del sistema, naturalmente con strumenti di controllo" della spesa.
Il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa mette in guardia dalle insidie nascoste nel disegno di un 'Partito del Sud'. Secondo La Russa la questione del Mezzogiorno deve diventare ''emergenza nazionale, ma se si mettono in contrasto le ragioni del Sud con quelle del Nord, secondo quanto sembrerebbe voler fare un Lombardo o altri, il Sud farebbe la parte del vaso di coccio, dando spazio alla Lega non di Bossi, che è su un altro livello, ma a quella dei Borghezio: sarebbe un passo indietro rispetto a quello che è il percorso nazionale del Popolo della Libertà".
Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, che già aveva espresso la propria contrarietà verso possibili "derive meridionaliste" (LEGGI), è stato nuovamente chiaro: "Se qualcuno ha problemi di collocazione personale potrà, come nel passato, avanzare le sue richieste e se Berlusconi le riterrà utili per il Mazzogiorno, oltre che per gli interessati, potrà assumere tutte le dicisioni che riterrà. Non ci sarà nessun cambio nel Pdl in Sicilia, invece, né delle regole statutarie. Dobbiamo affrontare la questione meridionale. Non quelle di qualche meridionale in cerca di collocazione".
Secondo Italo Bocchino, presidente vicario del gruppo Pdl alla Camera, "l'Italia non ha bisogno di un partito del Sud, ma di una moderna strategia meridionalista per garantire al Mezzogiorno un impegno trasparente e funzionale delle risorse a disposizione".
Si trova invece "d'accordo con l'ipotesi di un ministro per il Sud" il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che però dice "no ad un partito del Sud e ad una federazione con esso perché minerebbe l'unità del Pdl che ha senso come partito nazionale per il Nord e per il Sud". Quindi ripropone l'idea di un "manifesto per il Sud" volto a rilanciare l'azione di governo e del centrodestra per il Mezzogiorno. E in tale ambito annuncia anche che a ottobre si terrà un grande convegno a Napoli, proprio per lanciare il Manifesto, alla presenza del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, appositamente invitato dal primo cittadino della capitale.

Ma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè insiste. In un'intervista a 'Il Sole 24 Ore', Miccichè sottolinea che nella manovra anticrisi "non c'è neppure una riga per il Mezzogiorno, hanno perfino cancellato anche quel poco che c'era sul Ponte". Se il decreto "non sarà modificato la scissione del Pdl sarà inevitabile e nascerà 'Forza Sud'''. Ma "non siamo noi ad andarcene, ci stanno buttando fuori".

La polemica, insomma, si è fatta abbastanza calda. E Berlusconi non tarda a farsi sentire. Ieri sera il presidente del Consiglio ha affrontanto la questione dal lato che interessa tutti, quello economico e, in una nota ufficiale, ha annunciato lo sblocco in tempi rapidi dei fondi "Fas" (quelli per le aree sottoutilizzate che furono all'origine della recente crisi alla Regione Sicilia) per il Mezzogiorno ed un piano "innovativo" per il rilancio del Sud. "Sono state anche stanziate somme rilevanti per numerose infrastrutture e avrò il piacere di inaugurare diversi cantieri da qui alla fine dell'anno. Piuttosto, consapevoli che i sistemi amministrativi del passato hanno dato luogo a troppe inefficienze e a troppi sperperi - ha aggiunto Berlusconi - abbiamo richiesto e atteso garanzie dalle regioni circa l'utilizzo dei Fondi per le aree sottoutilizzate in infrastrutture anziché in spese correnti. E presto trasferiremo alle stesse regioni i suddetti fondi; inserendoli nel Quadro strategico nazionale che è nel nostro programma elettorale, in coerenza con l'Europa".
Il premier ha quindi rivendicato a sé e al suo esecutivo un forte impegno per il Meridione: "Questo governo - ha detto - non ha mai trascurato i problemi del Sud. Mi sembra che abbiamo fatto molto, anzi moltissimo, per Napoli e per la Campania, per l'Aquila e per l'Abruzzo, per Catania, per Palermo, che non sono certo aree del Nord". Il premier ha voluto precisare tra l'altro che: "Le preoccupazioni espresse da alcuni parlamentari del centrodestra troveranno quindi, e presto, una risposta concreta e adeguata. Non mi preoccupano infine le uscite e i comportamenti che sono con evidenza riconducibili a recriminazioni e a richieste di potere di tipo personale e che si è invano cercato di coprire come fossero attenzioni verso il destino del Mezzogiorno".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Ansa.it, La Siciliaweb.it, Repubblica.it, Corriere.it]

- CHI SONO E COSA VOGLIONO GLI AUTONOMISTI DEL PDL IN SICILIA? (SiciliaInformazioni.com)

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27 luglio 2009
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