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La paura di volare si chiama ''Atr''

Dopo il tragico ammaraggio a Palermo e l'avaria di Pantelleria, decade la fama, non buona, degli aerei Atr

06 settembre 2005

Sicuramente ci risulta più familiare la parola boeing quando parliamo d'aeri, ma il 6 agosto scorso abbiamo tragicamente conosciuto un altro modello aereo, l'Atr, un velivolo di costruzione italo-francese, di media e piccola dimensione utilizzato dalle compagnie aeree per servire piccole tratte, quelle chiamate sociali, o voli che trasportano un numero ridotto di passeggeri. L'abbiamo conosciuto a seguito della tragedia avvenuta al largo di Palermo, quando per un guasto ad entrambi i motori, l'Atr 72 della compagnia tunisina Tuninter diretto da Bari a Djerba, si è schiantato in mare, dopo che il pilota aveva cercato con una manovra di emergenza di ammarare. In quell'incidente, di cui ancora si cercano cause e responsabilità, sono morte 16 persone.
A poco meno di un mese, un altro Atr, stavolta un 42, un po' più piccolo, fa tremare di paura. Sabato scorso, l'Atr 42 della compagnia Italy First che effettua la tratta sociale Trapani-Pantelleria per conto della compagnia aerea AirOne, per un problema ad uno dei motori atterra in emergenza nell'aeroporto di Pantelleria, poco dopo il decollo.

L'apparecchio Atr diventa, così, il simbolo delle paure di chi vola, dei viaggiatori con i nervi messi a dura prova dalla troppo lunga sequenza di incidenti dell'estate 2005.
L'Enac, l'Ente nazionale per l'aviazione civile, dopo il fatto successo a Pantelleria, definito ''grave inconveniente'', con le parole del suo presidente, Vito Riggio, ha fatto sapere che ''di fronte a questi guasti ricorrenti, e soprattutto dopo il disastro dell'Atr 72, non si escluderebbe la possibilità di fermare tutti gli Atr in dotazione delle compagnie che operano nel nostro Paese''.

Ipotesi che viene però subito cancellata, e l'Enac fa marcia indietro. ''Non mi è mai passato per la mente di bloccare l'Atr che è l'aereo più diffuso in Europa, venduto da un consorzio franco-tedesco a cui partecipa anche l'Italia e che non ha mai avuto grandi problemi''. Il presidente Riggio, corregge il tiro, quindi, ma ribadisce che ci sarà un'indagine accurata dopo l'atterraggio di emergenza a Pantelleria. ''Ho solo detto, come è ovvio, che faremo un'indagine sul caso insieme all'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv)'', ha aggiunto Riggio.
Tra l'altro, il provvedimento del blocco della flotta non spetterebbe neppure all'Enac, come precisato dal comandante Ferdinando Capitani, responsabile dipartimento tecnico dell'Anpac, Associazione nazionale piloti aviazione commerciale: ''Solo la casa costruttrice, dopo un'attenta analisi che certifichi un errore di progettazione, potrebbe ritirare gli aerei ed effettuare il blocco della flotta''.
Non esiste, dunque, nessun ''caso Atr'', fa sapere Riggio. ''Non esiste una sola ragione al mondo per demonizzare gli Atr'', gli fa eco il comandante Adalberto Pellegrino, dall'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo.
Certo, il danno che potrebbe causare una campagna anti-Atr al prodotto più importante dell'industria aeronautica italiana (Atr è stato creato da Alenia insieme ai francesi di Eads) preoccupa tanti, ma sia Enac che Ansv negano di compiere una difesa ''di bandiera'' e sottolineano come il numero di incidenti che hanno visto coinvolti gli Atr sia modesto di fronte agli oltre 700 apparecchi in circolazione.

Ma quello che l'Atr è diventato nell'immaginario del popolo dei passeggeri rimane. Nonostante tutto, sono stati Atr 42effettivamente pochi gli incidenti che hanno visto coinvolti gli Atr: sono cinque gli Atr precipitati dal 1984, anno del debutto, ad oggi.
Per due di questi incidenti, le inchieste hanno assolto l'apparecchio e messo sotto accusa il fattore umano: sono quelli del 21 agosto 1994, quando un Atr 42 della Air Maroc cadde a Tizounine (si parlò di un suicidio del pilota) e del 12 novembre 1999 quando un altro Atr 42 affittato dall'Onu si schiantò a Pristina, nella ex Jugoslavia. E si attende la spiegazione dell'ultima tragedia, quella del 6 agosto scorso.
Pacifiche, invece, le responsabilità dei difetti di progettazione negli incidenti di Conca di Crezzo (15 ottobre 1987) e Roselawn (31 ottobre 1994). In entrambi i casi gli Atr vennero abbattuti dalla formazione di ghiaccio sulle ali. Nonostante fosse passati sette anni tra i due episodi, solo dopo l'incidente di Roselawn fu ordinato ad Atr di inserire dei sistemi antighiaccio sui velivoli, ritardo che costò all'aereo italofrancese un pessimo ritorno d'immagine.

Ma oggi Ansv e Enac assicurano che Atr è un aereo affidabile. ''Oltretutto - spiega il comandante dell'Ansv - negli ultimi episodi i problemi sembrano essere venuti dai motori, che non sono di produzione Atr, e possono variare da un apparecchio all'altro''. E questo riporta inevitabilmente all'attenzione il tema dell'affidabilità della manutenzione.

[Foto in alto a sinistra: Atr 72]

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06 settembre 2005
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