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La pausa di riflessione "responsabile" sul nucleare in Italia

E gli italiani preferirebbero investire più sulle energie alternative che sul nucleare

23 marzo 2011

Una pausa di riflessione "responsabile" sul nucleare in Italia. Il governo mette definitivamente in standby il suo programma, per voce del ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, a Bruxelles per il consiglio straordinario dell'energia. Una decisione in linea con l'atteggiamento di cautela dell'Unione Europea.
La catastrofe della centrale nucleare giapponese Fukushima ha indotto infatti a puntare i fari sulla sicurezza nell'utilizzo dell'atomo per la produzione di energia, che sarà verificata, entro la fine di quest'anno, attraverso degli stress test.

Tra i Paesi membri esistono posizioni diverse sul nucleare, ma tutti sono d'accordo su "un elemento comune, che è la sicurezza", ha spiegato il commissario europeo all'Energia, Guenther Oettinger, al termine del Consiglio straordinario. "Tutti mirano a standard comuni di sicurezza per minimizzare i rischi", i cui "criteri generali" verranno elaborati nelle prossime settimane.
Oettinger si è detto "ottimista" sulla possibilità che tutti i Paesi dell'Ue partecipino agli stress test sulle centrali nucleari. "Per il momento tutti i hanno detto che parteciperanno, perché è interesse di tutti". Ma chi decidesse di non partecipare, ha subito aggiunto il commissario Ue, "dovrà subire le conseguenze potenziali di una situazione che potrebbe essere evitata con gli stress test. Io per ora sono ottimista".
Il commissario ha guardato anche oltre i confini dell'Unione Europea, sottolineando anche l'importanza che anche Paesi terzi, come Svizzera, Turchia o Ucraina, partecipino a queste verifiche, perché "la sicurezza è indivisibile".
Più drastica la posizione tedesca, espressa dal ministro tedesco dell'Economia Rainer Bruederle. Per la Germania non più sufficiente l'invito a eseguire gli stress test, che dovrebbero invece essere "obbligatori" per tutti. "E' solamente in questo modo che possiamo comparare il comparabile", ha spiegato il ministro. Mentre la Francia annuncia, attraverso il ministro dell'Industria, Eric Besson, che chiederà agli altri paesi Ue "norme comuni per aumentare il livello di sicurezza delle centrali".
In questo contesto si inserisce la posizione italiana. Quella del governo Berlusconi, ha spiegato Romani, è una "responsabile pausa di riflessione, come fatta da altri paesi europei". Il ministro, rispetto alle dichiarazioni dei giorni scorsi, ha fatto un passo avanti, ritenendo "doveroso, per un governo responsabile, che si diano risposte chiare ai cittadini". Il governo italiano, ha assicurato, si impegnerà a fornire la massima informazione possibile agli italiani sulle "risultanze di queste ricerca che sarà fatta a livello europeo e condivisa da tutti i paesi europei".

A pesare sulla strategia del governo c'è anche l'appuntamento con il referendum. E Romani, in questo senso, ha messo le mani avanti. "Non so se prima del referendum faremo in tempo a dare le informazioni che ci aspettiamo".
A mettere in discussione l'atteggiamento del governo è l'opposizione. Ancora critiche dal Pd e, soprattutto, dall'Idv, che dei referendum è promotore, che ha attaccato: "la pausa di riflessione annunciata da Romani è solo un meschino stratagemma per scavallare il referendum".
Quella che sembra certa è la frenata dell'Esecutivo. Il ministro dello Sviluppo Economico ha subito dopo messo in chiaro che "oggi è irreversibile la scelta di capire dal punto di vista della sicurezza se siamo nella condizione di massima sicurezza, in base ai requisiti e standard che abbiamo immaginato e che vengono resi operativi da un organismo europeo". Soltanto quando questi aspetti saranno chiariti "nella direzione auspicata, a quel punto la scelta nucleare del governo potrà proseguire", ha spiegato Romani.
Si apre ora la finestra del confronto parlamentare. A stretto giro è arrivata la richiesta del presidente del Senato, Renato Schifani, di riferire subito in commissione Industria del Senato, che "è chiamata ad esprimere il proprio parere su un decreto legislativo riguardante procedure del nucleare": "sono certo che lo stesso ministro vorrà informare quella qualificata sede parlamentare di quanto da lui già affermato e delle relative motivazioni a sostegno. Ciò al fine di consentire alla commissione di poter compiutamente trattare l'argomento sul quale è chiamata a pronunciarsi", ha spiegato il presidente Schifani.

Quanto agli stress test, è stato lo stesso Romani a fornire indicazioni. Partiranno "entro il 2011" e "sicuramente dalle centrali più vecchie, di prima generazione, che sono circa una decina" sulle 143 attive nell'Ue. Il problema della sicurezza delle centrali nucleari, ha ricordato, è "oggi un problema che è diventato europeo e che non può che essere europeo", per questo secondo Romani è necessario "stabilire in sede Ue quali sono i criteri, le procedure e i requisiti tecnici per garantire la sicurezza delle centrali, soprattutto per quelle di prima generazione", come quella di Fukushima, che sono quindi più a rischio.
Gli stress test che dovranno essere realizzati sugli impianti europei devono quindi avere "standard di sicurezza molto elevati e dovranno essere economicamente sostenibili" e prendere in debita considerazione gli "eventi eccezionali" di cui potrebbe essere vittima l'Europa "inclusi attacchi informatici e attentati terroristici", ha spiegato Romani riferendo quanto affermato durante il Consiglio Ue a Bruxelles dal commissario all'energia Oettinger. Per questo per l'Italia, ha ribadito Romani, chiede di procedere velocemente verso la realizzazione degli stress test sulla sicurezza degli impianti Ue perché "comunque, attendere 6-7 mesi per una risposta di questo tipo per noi è un tempo eccessivamente lungo".

Quasi il 90% degli italiani preferirebbe investire nelle rinnovabili che nel nucleare - Quasi il 90% degli italiani preferirebbe investire nelle energie rinnovabili che nel nucleare, sono inoltre il 17% gli italiani che a seguito del disastro in Giappone hanno cambiato idea sulla sicurezza del nucleare. Questi alcuni dei risultati di un sondaggio effettuato a marzo 2011 dall'Osservatorio Giornalistico Mediawatch su un campione di 1.030 italiani, di età compresa tra i 18 e i 70 anni, tramite mail e controllo dati. Da questo sondaggio risulta inoltre che il 68% degli intervistati è contrario all'utilizzo del nucleare in Italia. Di seguito tutti i risultati del sondaggio:
- E' a favore del nucleare in Italia? No 68% Sì 32%
- Gli ultimi fatti in Giappone le hanno fatto cambiare idea sulla sicurezza del nucleare? No 83% Sì 17%
- Secondo lei è possibile risolvere le necessità energetiche italiane senza l'utilizzo del nucleare? No 34% Sì 66%
- Lei sarebbe favorevole a investire i soldi che il governo metterà a disposizione per il nucleare a favore di fonti energetiche alternative? No 11% Sì 89%
- E' d'accordo sul lodo Romani, che toglie i contribuiti alle energie alternative anche retroattivamente? No 83% Sì 17%
"Recenti ricerche di esperti - spiega CarloVittorio Giovannelli, giornalista e esperto di comunicazione-media - dicono che se investissimo gli stessi soldi di una centrale nucleare in energie rinnovabili, nell'arco di tempo necessario per costruire la centrale, avremmo l'equivalente in energia di sei centrali nucleari. Inoltre una stima ipotizza che se si utilizzasse ¼ della superficie del deserto del Sahara in pannelli fotovoltaici si ricaverebbe l'energia necessaria per tutto il mondo (ovviamente rimarrebbe il problema del trasporto della stessa)". "Questi dati
- prosegue - dovrebbero far riflettere sulla situazione nel Belpaese. Perché non pensare al fatto che potrebbe bastare ricoprire l'intera rete ferroviaria italiana di pannelli fotovoltaici per ottenere l'energia necessaria per tutto il Paese? In questo modo si avrebbero i pannelli e si ovvierebbe agli inestetismi paesaggistici. Vorrei inoltre rispondere a quanti affermano che senza il terremoto ed il conseguente tsunami non sarebbe successo nulla alle centrali giapponesi, che, se non ci fossero state le centrali non sarebbe comunque successo nulla, tsunami o meno".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

 

 

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23 marzo 2011
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