La pesante accusa dell'Onu al Vaticano
La commissione dell'Onu per i diritti dei minori sulla questione dei preti pedofili
Le Nazioni Unite contro il Vaticano sulla questione dei preti pedofili. In un rapporto, la commissione dell'Onu per i diritti dei minori si dice "profondamente preoccupata che la Santa Sede non abbia riconosciuto l'estensione dei crimini commessi, che non abbia preso le misure necessarie per affrontare i casi di abusi sessuali sui bambini e per proteggerli e che abbia adottato politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione degli abusi ed all'impunità dei responsabili".
Nel rapporto, inoltre, l'Onu chiede "la rimozione immediata" di tutti i preti responsabili o sospettati di abusi sui minori e la loro consegna alle autorità civili.
Nel documento diffuso a Ginevra si sollecita inoltre la Santa Sede a consegnare i propri archivi sugli abusi commessi nei confronti di migliaia di bambini, in modo che i colpevoli, così come coloro che "hanno nascosto i loro crimini", siano giudicati per questi atti. Secondo le Nazioni Unite, poi, la commissione creata a dicembre da Papa Francesco dovrebbe indagare su tutti i casi di abuso e "sulla condotta della gerarchia cattolica nell'affrontarli".
"A causa di un codice del silenzio imposto su tutti i membri del clero sotto la pena della scomunica - denuncia ancora il rapporto, nel quale si ricorda che i responsabili degli abusi sono stati spostati di parrocchia in parrocchia "in un tentativo di coprire questi crimini" - i casi di abuso sono stati anche difficilmente riferiti alle autorità giudiziarie nei Paesi in cui sono stati commessi".
La presa di posizione ufficiale della Santa Sede riguardo al rapporto è affidata a una nota della sala stampa vaticana. Il dossier dell'Onu sulla pedofilia sarà oggetto di esame e studio da parte della Santa Sede, si legge nella nota, che, al contempo, respinge ogni interferenza sull'insegnamento della Chiesa e conferma il suo impegno in favore dei diritti dei minori.
Nel testo si riferisce che "al termine della sua 65esima sessione, il Comitato per i diritti del fanciullo ha pubblicato le sue osservazioni conclusive sugli esaminati rapporti della Santa Sede e di cinque Stati parte alla Convenzione sui diritti del fanciullo: Congo, Germania, Portogallo, Russia e Yemen. Secondo le particolari procedure previste per le parti della Convenzione, la Santa Sede - si afferma - prende atto delle osservazioni conclusive sui propri rapporti, le quali saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami, nel pieno rispetto della Convenzione, nei differenti ambiti presentati dal Comitato, secondo il diritto e la pratica internazionale, come pure tenendo conto del pubblico dibattito interattivo con il Comitato".
Tuttavia, prosegue la nota del Vaticano, "alla Santa Sede rincresce di vedere in alcuni punti delle osservazioni conclusive un tentativo di interferire nell'insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell'esercizio della libertà religiosa". In ogni caso, "la Santa Sede reitera il suo impegno a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e secondo i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica", conclude la nota del Vaticano.
Intervistato da Radio Vaticana, dopo le accuse dell’Onu alla Santa Sede, monsignor Silvano Tomasi, osservatore permanente del Vaticano presso l'ufficio Onu di Ginevra, si è detto "sorpreso per le affermazioni, alcune molto scorrette" fatte dal Comitato Onu sui diritti del fanciullo. Premettendo che "bisognerà aspettare, leggere attentamente e analizzare in dettaglio quanto scrivono i membri della Commissione Onu", monsignor Tomasi non nasconde che "la prima reazione è di sorpresa, perché l'aspetto negativo del documento prodotto sembra quasi che fosse già stato preparato prima dell'incontro del Comitato con la delegazione della Santa Sede, la quale ha dato in dettaglio risposte precise su vari punti che non sono state poi riportate nel documento conclusivo o che almeno non sembrano essere state prese in seria considerazione".
Per l'Osservatore permanente del Vaticano presso l'Ufficio Onu di Ginevra, "di fatto, il documento sembra quasi non essere aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è stato fatto, con le misure prese direttamente dal Vaticano e dalle singole Conferenze Episcopali: manca la prospettiva corretta e aggiornata che ha visto una serie di cambiamenti per la protezione dei bambini difficili da trovare in altri istituzioni o addirittura in altri Stati". Inoltre, "alcune affermazioni fatte sono molto scorrette".
Per monsignor Tomasi, "sembrava un dialogo costruttivo" quello aperto dal Vaticano con il Comitato Onu "e penso che debba rimanere tale". Tuttavia, "viene la tentazione di dire che probabilmente quel testo era già scritto e che non riflette quello che era andato avanti. Noi non abbiamo niente da nascondere - sottolinea il rappresentante della Santa Sede - e con serenità risponderemo agli interrogativi che ancora rimanessero, in modo che l'obiettivo fondamentale che si vuole perseguire, ovvero la protezione dei bambini, possa essere raggiunto. Probabilmente - aggiunge infine monsignor Tomasi - delle Ong che hanno interessi su questioni come l'omosessualità e il matrimonio gay hanno certamente avuto le loro osservazioni da presentare e in qualche modo hanno rafforzato una linea ideologica". [Adnkronos/Ign]
- La relazione sulla pedofilia in Vaticano (Corriere.it)