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LA PESTE NUCLEARE

Altissimo il grado di radioattività nei dintorni della centrale di Fukushima che, ha detto il premier giapponese, appena possibile sarà smantellata

01 aprile 2011

La centrale nucleare di Fukushima Daiichi deve essere eliminata. Lo ha detto il primo ministro giapponese, Naoto Kan, al leader del Jcp, il partito comunista giapponese, secondo quanto riferito dall'agenzia Kyodo.
Intanto, le ultime rilevazioni dell'Agenzia per la sicurezza nucleare hanno registrato che la presenza di iodio radioattivo nelle acque marine appena fuori dalla centrale è di 4.385 volte i limiti legali.

Intanto, il gruppo di esperti in contaminazione radioattiva di Greenpeace, ritornato in questi giorni a Tokyo dopo una prima missione di ricerca a Fukushima, ha annunciato l'intenzione di aumentare le attività di monitoraggio nella regione e ha chiesto al Governo giapponese di mettere in sicurezza la popolazione locale, ampliando la zona ufficiale di evacuazione. Il team di monitoraggio, si legge in una nota, ha riscontrato livelli tali di radiazione da richiedere l'evacuazione di diverse località, compresa la cittadina di Iitate, 40 chilometri a Nord-Ovest dalla centrale nucleare di Fukushima/Daiichi e 20 chilometri oltre la zona di evacuazione ufficiale.
"Mentre le nostre prime misurazioni confermano i dati delle autorità giapponesi, le stesse autorità non riescono a proteggere adeguatamente la popolazione e non forniscono sufficienti informazioni", ha affermato in conferenza stampa a Tokyo, Jan van de Putte, esperto in sicurezza da radiazioni. "E' nostro obbligo morale comunicare adesso i nostri risultati. La maggior parte delle persone vive ancora in aree contaminate come Iitate, dove bastano pochi giorni per essere esposti alla dose massima di radiazione consentita in un anno". Il Governo, aggiunge, "deve agire immediatamente per evacuare le zone più contaminate, a cominciare dai bambini e dalle donne in stato di gravidanza. Questa settimana torneremo nella zona di Fukushima per continuare a testimoniare la reale situazione e per fornire alla popolazione un'analisi indipendente sugli impatti dell'incidente nucleare".
La seconda parte del lavoro di monitoraggio di Greenpeace vedrà il team impegnato fino a metà aprile in una valutazione più dettagliata sui rischi per la popolazione che vive fuori dalla zona di evacuazione. Verranno presi ulteriori campioni e analizzati latte e verdure.
Il governo giapponese dal canto suo non intende ampliare la zona di evacuazione con raggio di 20 chilometri intorno all'impianto nucleare di Fukushima. Il capo di gabinetto, Yukio Edano, ha detto che il governo di Tokyo rafforzerà piuttosto il monitoraggio delle radiazioni al suolo. Secondo l'Aiea, il governo pensava all'evacuazione di Iitate, località a 40 chilometri dalla centrale, dopo aver rilevato che le quantità di radiazioni al suolo erano di 25 megabecquerel per metro quadro, ovvero il doppio di quanto consentito. La città è all'esterno della fascia di 20 chilometri sgomberata e anche dalla zona con raggio 30 chilometri dove la popolazione è stata avvertita di restare al chiuso.

Quei corpi affetti dalla peste nucleare - Un migliaio di corpi di uomini e donne deceduti durante il doppio cataclisma dell'11 marzo scorso sta ancora marcendo nelle pozze di acqua ristagnante o tra gli ammassi di detriti attorno alla centrale nucleare di Fukushima. Nessuno li ha raccolti, e nessuno li ha cremati, perché troppo radioattivi. Coloro che avrebbero dovuto occuparsene, siano essi poliziotti, becchini o famigliari, hanno paura di venire contaminati a loro volta. Le autorità non sanno ancora cosa fare di chi da morto incute lo stesso terrore che nel Medioevo suscitavano gli appestati. Accade nella cosiddetta "no-go zone", la zona evacuata dalle autorità e che circonda l'impianto danneggiato in un raggio di 20 chilometri. "Una volta deceduti, sono stati esposti a dosi enormi di radioattività", ha detto un agente di Okuma, nella prefettura di Fukushima, a circa 5 chilometri dalla centrale. Il quale spiega anche che in un primo momento s'era pensato di trasportarli al di là della zona a rischio, per poi esaminarli. Ma l'ipotesi è stata poi scartata, perché troppo pericolosa. "Stiamo adesso studiando il modo per poterli avvicinare senza mettere a repentaglio la vita dei medici, dei parenti ma anche di lavora alla morgue, perché potrebbero tutti venire pesantemente irradiati dai cadaveri".

E' più preoccupante la contaminazione da cesio che da iodio - "La contaminazione da cesio 137 è più preoccupante di quella legata allo iodio 131. Molto, ovviamente dipende dalle quantità", ma questa sostanza agisce in tempi lunghi. Lo spiega Giuseppe Miserotti, presidente dell'Ordine dei medici di Piacenza e referente per gli effetti delle radiazioni nucleari dell'Isde, l'Associazione dei medici per l'ambiente affiliata alla International Society of Doctors for the Environment, dopo che un'orchestrale del Maggio musicale fiorentino, rientrata dalla tournee in Giappone, è risultata positiva, dopo nuove analisi, al cesio 137, oltre che allo iodio 131, rilevato già al suo rientro la scorsa settimana.
Per il cesio 137, infatti, "è di circa 30 anni - spiega Miserotti - la cosiddetta emivita", ovvero il tempo occorrente perché la metà degli atomi di un campione puro dell'isotopo decadano in un altro elemento. Mentre "per lo iodio 131 è di 9-10 giorni". In pratica, "tutte le particelle di cesio che sono arrivate nell'organismo con il respiro o con l'alimentazione vi rimarranno per 30 anni e continueranno ad emettere radiazioni". Il fatto che nell'orchestrale fiorentina le tracce di questo radionucleide siano state rilevate solo ora e non nei primi esami "dipende solo da come sono state fatte le rilevazioni che devono essere molto attente, soprattutto se le concentrazioni sono molto basse", sottolinea Miserotti.
La pericolosità del cesio dipende ovviamente dalla quantità, e piccole tracce non devono allarmare. In generale, però, questa sostanza radioattiva si concentra soprattutto nei tessuti molli, in particolare il midollo osseo, nelle gonadi, nel cuore, nella muscolatura.

Unione europea: la prima lista di criteri per gli stress test pronta verso metà maggio - Dovrebbe essere pronta verso metà maggio una prima lista di criteri per gli stress test che dovranno essere condotti sulle centrali nucleari europee. E' l'indicazione di massima fornita dalla portavoce del commissario all'energia Guenther Oettinger.
La Commissione Ue sta infatti per inoltrare "questa settimana o la prossima" una domanda formale a Ensreg, l'organismo che riunisce tutte le autorità per la sicurezza del nucleare europee, per "preparare e proporre i criteri" comuni che dovranno avere i test per valutare la resistenza dei reattori Ue, ha spiegato Marlene Holzner. Ensreg "potrà forse già presentare i primi risultati a metà maggio", ha quindi precisato la portavoce. In ogni caso, ha ricordato la Holzner, qualunque siano i risultati degli stress test sugli impianti nucleari, non potrà essere l'Ue a decidere il da farsi. Un'eventuale chiusura o riammodernamento per quelle centrali che hanno fallito l'esame resta infatti una questione di competenza degli stati membri.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Repubblica.it, Adnkronos Salute]

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01 aprile 2011
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