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La più grande azienda italiana

Gli impegni e le promesse dopo l'incontro tra i vertici Fiat e il governo...

24 settembre 2012

"L’impegno a salvaguardare la presenza industriale del gruppo in Italia", e la conferma della strategia dell’azienda torinese pronta a "investire nel Paese, nel momento idoneo, nello sviluppo di nuovi prodotti per approfittare pienamente della ripresa del mercato europeo".
Al termine del vertice fiume che si è tenuto sabato a Palazzo Chigi tra governo e Fiat, durato oltre cinque ore, in un documento comune il premier Mario Monti e l’ad Sergio Marchionne, hanno fatto il punto sulle prospettive della più grande azienda italiana, dopo l'allarme per le parole dell'ad del Lingotto, che negli scorsi giorni aveva detto addio al progetto di Fabbrica Italia.
Uno dei nodi principali sul tavolo della discussione è stato quello degli ammortizzatori sociali per assicurare continuità di impiego, anche per tutto il 2014. Il confronto si è soffermato sull'analisi, stabilimento per stabilimento, della necessaria cassa integrazione in deroga a fronte delle indicazioni del nuovo piano di Fiat.
La riunione 'collegiale' è stata interrotta per alcuni approfondimenti, governo da una parte e azienda dall'altra, ed è poi ripresa con tutti i componenti del tavolo per trovare una sintesi.

Tra le ipotesi prese in considerazione al vertice di Palazzo Chigi la cassa integrazione in deroga per evitare di licenziare i lavoratori e mantenere aperti i quattro stabilimenti della Fiat, Mirafiori, Pomigliano, Cassino e Melfi. Ma non solo. La defiscalizzazione degli investimenti in ricerca e sviluppo, chiaramente destinata a tutta l'industria, e misure che intervengano sul caro carburanti e Rc auto, in modo da sconfiggere la disaffezione all'auto che negli ultimi cinque anni hanno portato alla perdita netta di 1 milione di immatricolazioni.
Al termine della riunione, Governo e Fiat hanno concordato di impegnarsi per assicurare nelle prossime settimane un lavoro congiunto, "utile a determinare requisiti e condizioni per il rafforzamento della capacità competitiva dell’azienda - come si legge nella nota comune -. In particolare, un apposito gruppo di lavoro sarà costituito presso il Ministero per lo Sviluppo Economico per individuare gli strumenti per rafforzare ulteriormente le strategie di export del settore automotive".

Nel comunicato congiunto - "Fiat ha confermato la strategia dell'azienda a investire in Italia, nel momento idoneo, nello sviluppo di nuovi prodotti per approfittare pienamente della ripresa del mercato europeo. Il Governo ha apprezzato l'impegno assunto nel corso della riunione a essere parte attiva dello sforzo che il Paese sta portando avanti per superare questa difficile fase economica e finanziaria".
"Fiat - si legge nella nota di palazzo Chigi - è intenzionata a riorientare il modello di business in Italia in una logica che privilegi l'export", manifestando "piena disponibilità a valorizzare le competenze e le professionalità peculiari delle strutture italiane, quali ad esempio l'attività di ricerca e innovazione".
La Fiat ha espresso "apprezzamento per l'azione del Governo che ha giovato alla credibilità dell'Italia e ha posto le premesse, attraverso le riforme strutturali, per il miglioramento della competitività, oltre che per un cambiamento di mentalità idoneo a favorire la crescita".
Fiat ha investito 5 miliardi in Italia negli ultimi tre anni, ha ricordato l'azienda al governo. Il Lingotto, infine, ha illustrato "le proprie stime sull'andamento del mercato automobilistico italiano e internazionale e le prospettive strategiche di sviluppo futuro del gruppo, concentrandosi in particolare su quelle che possono derivare dall'integrazione delle piattaforme di Chrysler e Fiat".

A Termini Imerese, le tute blu Fiat, aspettano risposte - Mentre a Roma era in corso la riunione tra il premier Mario Monti e l'ad di Fiat Sergio Marchionne, oltre quattrocento operai della Fiat e dell'indotto di Termini Imerese hanno presidiato i cancelli della fabbrica, che il Lingotto ha chiuso il 31 dicembre scorso.
"Vogliamo dare un segnale forte al governo Monti e alla Fiat - ha spiegato il segretario provinciale della Fiom Roberto Mastrosimone - perché lo stabilimento di Termini Imerese è ancora di proprietà della Fiat così come gli operai sono a oggi dipendenti della Fiat. Il progetto Fabbrica Italia si è dimostrato un fallimento, serve un ragionamento complessivo per il rilancio del settore automobilistico nel Paese, e mi pare del tutto evidente che la fabbrica e gli operai di Termini Imerese devono essere inseriti in questo percorso".
In piazza, numerose anche le donne: lavoratrici e impiegate della Fiat, ma anche mogli e figlie degli operai. "Noi siamo considerati lavoratori di serie B - ha detto Rosanna Gulino impiegata da 16 anni in Fiat - Siamo stati presi in giro da tutti dal governo e dai politici locali e nazionali. Questa vertenza si trascina due anni e mezzo, si è fatto di tutto tranne che porre le basi per rilancio del polo industriale. Ci ignorano tutti media inclusi".
Il prossimo incontro a Roma sulla vertenza è in programma per 5 ottobre prossimo con i sindacati. "Ci sono incontri continui a Roma - ha aggiunto Mastrosimone -, ci aspettiamo dal governo risposte concrete e soluzioni per Termini Imerese, anche perché il 31 dicembre scade la cassa integrazione e la prospettiva sono i licenziamenti collettivi".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

- Quant'è lontano il futuro del polo industriale di Termini Imerese? (Guidasicilia.it)

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24 settembre 2012
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