La polemica tra governo e petrolieri sul ''caro carburante'' continua. Intanto l'Eni ha deciso di tagliare
''L'innalzamento dei prezzi'' dei carburanti ''in parte deriva dall'andamento dei mercato internazionale'' ma il ''permanere di prezzi alti, come ormai noto può essere attribuito, nella sostanza, principalmente all'esistenza in Italia, di un forte oligopolio petrolifero''.
A rilevarlo è il sottosegretario all'Economia e alle Finanze, Alfiero Grandi, sottolineando che sul fronte fiscale, invece, ''l'Italia non è certo il paese europeo dove'' la tassazione è ''più alta''.
Insomma, i i toni del confronto con le compagnie petrolifere in vista dell'incontro di venerdì al ministero dello Sviluppo economico per fare il punto sul caro-carburante, si alzano.
Nel dibattito è entrato anche il Ministero del Tesoro, per dire, senza giri di parole, che il fisco non c'entra con i rincari. L'Unione petrolifera, dal canto suo, contesta i dati sul divario Italia-Ue resi noti l'altro ieri. Infatti l'associazione italiana dei petrolieri sostiene che, depurato dal carico fiscale, l'effettivo differenziale di prezzo tra Italia ed Europa è di ''0,053 euro per la benzina e 0,039-0,040 euro per il gasolio''. In una nota l'Up fa notare che ''i dati ministeriali diffusi comprendono anche la componente fiscale, che differisce da un paese all'altro e che nel nostro caso risulta amplificata dall'effetto Iva, pari al 20%, che grava sia sul prezzo industriale, sia sulle accise, determinando un maggiore gettito per litro anche per lo Stato''.
Di tutt'altro avviso l'analisi del sottosegretario all'Economia e alle Finanze. Una cosa, dice Grandi, sono i rincari dei carburanti, che derivano ''in parte dall'andamento dei mercati internazionali''; un'altra è il ''permanere di prezzi alti'', che ''può essere attribuito principalmente all'esistenza, in Italia, di un forte oligopolio petrolifero''. Il fisco, dunque, non c'entra e ''l'Italia non è certo il paese europeo dove'' la tassazione è ''più alta'', visto che la Penisola si ''colloca al decimo posto in Europa sulla benzina e all'ottavo per il gasolio''. Anzi, chi attribuisce gli aumenti alle tasse, fa ''disinformazione''.
Qualcosa, comunque, si muove. L'Eni, infatti, ha annunciato un nuovo taglio dei listini pari a due centesimi al litro per la verde sulla rete Agip. Per l'Azienda Generale Italiana Petroli è il secondo intervento al ribasso in tre giorni. Il primo, comunicato domenica sera, è scattato lunedì con una riduzione del prezzo della benzina di 2 centesimi al litro. Ieri è stato deciso un taglio analogo che scatterà da oggi, mentre il gasolio scenderà di 1,5 centesimi.
La compagnia petrolifera ha precisato che la riduzione avviene ''per effetto del proseguimento al ribasso dei prezzi internazionali della benzina e del gasolio'' e non, quindi, per le pressioni del governo e il vertice con i petrolieri richiesto dal ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani. ''A seguito della diminuzione - hanno spiegato all'Eni - il prezzo consigliato per la benzina senza piombo sarà 1,313 euro al litro al servito e 1,292 euro al fai da te, mentre per il gasolio sarà 1,188 euro al servito e 1,167 euro al fai da te''.
Intanto, per il centro ricerche di Nomisma, ci sarebbero 5 centesimi di euro di troppo nei prezzi della benzina verde alla pompa. I 5 cent di ''sovrapprezzo'' sono stimati rispetto al livello ''ottimale'' (quello cioè ottenuto sommando ai costi per l'acquisto la materia prima un margine ''normale'' a copertura dei vari costi di trasporto e distribuzione, compresi gestori e promozioni).
Per tutto il resto il tavolo convocato venerdì tenterà di fare chiarezza. L'Adiconsum chiederà di partecipare all'incontro per presentare ''proposte precise e concrete, che se attuate consentirebbero risparmi sino a 10 centesimi per ogni litro di carburante''. La prima proposta riguarda ''l'apertura di impianti di erogazione nella grande distribuzione, già pronta ad aprire circa 400 nuovi impianti dove il risparmio per il consumatore sarebbe di 8-10 centesimi al litro''. In secondo luogo, Adiconsum chiede un intervento sulla ''variazione dei prezzi: l'introduzione di una periodicità trimestrale della variazione del prezzo medio dei carburanti in modo da evitare le variazioni eseguite ogni mattina dalle compagnie petrolifere, svelte ad aumentarli e tarde nell'abbassarli''. Sarebbe poi necessario, continua l'associazione dei consumatori, abolire ''tasse e accise relative a voci ormai anacronistiche che gravano sui carburanti (guerra di Abissinia, terremoto del Belice ecc.)'' e, infine ''riequilibrare l'aliquota Iva in modo da mantenere costante l'introito per l'erario, in occasione di eventuali aumenti (trimestrali) del prezzo dei carburanti''.
- Sul pieno si paga la ''guerra d'Abissinia'' di Nestore Morosini