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La povertà degli italiani toglie fiducia alle istituzioni

Dai rapporti Istat ed Eurispes, la peggiorata situazione vissuta dal popolo italiano

24 gennaio 2013

Nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l’11,1%: si tratta di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6% della popolazione residente. Lo rileva l'Istat nel Rapporto 'Noi Italia' sottolineando che la povertà assoluta coinvolge il 5,2% delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui.

Dati negativi anche per quel che riguarda l'occupazione. Nel 2011 in Italia è occupato il 61,2% della popolazione tra i 20 e i 64 anni, solo un decimo di punto in più rispetto al 2010. Ancora penalizzate, secondo il rilevamento, le donne. Ad avere un lavoro è solo il 49,9%, contro il 72,6% degli uomini. Il 13,4% dei dipendenti ha un contratto a termine, valore di poco inferiore alla media europea. La quota di occupati a tempo parziale è pari al 15,5%. Entrambe le tipologie contrattuali sono più diffuse tra le donne. Il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e 64 anni non subisce variazioni rispetto al 2010, attestandosi al 37,8%, valore tra i più elevati d’Europa.
Raggiunge il livello più alto dell’ultimo decennio la disoccupazione di lunga durata (che perdura cioè da oltre 12 mesi) che nel 2011, ha riguardato il 51,3% dei disoccupati nazionali.

Cresce per il quarto anno consecutivo il tasso di disoccupazione giovanile italiano (15-24 anni) arrivando al 29,1% e superiore a quello medio dell’Unione europea (21,4%). La quota di unità di lavoro irregolari è pari al 12,2% (2011). Il Mezzogiorno registra l’incidenza del lavoro non regolare più elevata del Paese, oltre il doppio rispetto a quella del Nord; a livello settoriale, nell’agricoltura quasi un quarto dell’occupazione è non regolare.

Condizioni difficili che portano gli italiani ad avere sempre meno fiducia nei confronti delle istituzioni. Infatti, secondo alcuni dati del 'Rapporto Italia' curato dall'Eurispes - che sarà presentato il 31 gennaio -, gli italiani sono sempre più sfiduciati e delusi dalle istituzioni e da chi le rappresenta. Rispetto alle percentuali dello scorso anno, si registra un calo brusco di fiducia verso il Quirinale e il Vaticano, si conferma l'ultimo posto per i partiti, mentre vanno in controtendenza la magistratura e le Forze armate.

In particolare, la fiducia degli italiani per il Presidente della Repubblica scende dal 62,1% al 44,7%. "Ancora non è chiaro se il Capo dello Stato sia entrato nella spirale della sfiducia, ormai strutturale, che gli italiani nutrono nei confronti dell'intero sistema politico - spiega Eurispes - ma la sensazione è che tale risultato possa essere in buona parte attribuito al sostegno dato al governo Monti". In declino anche il governo che passa dal 21,1% al 15,9% e il Parlamento che scende dal 9,5% al 9%. All'ultimo posto della fiducia vengono confinati i partiti con appena il 7,3% mentre va meglio ai sindacati a quota 19,5%. Quanto alla Chiesa, subisce un brusco calo di fiducia, crollando dal 47,3% dello scorso al 36,6% attuale.
In controtendenza la magistratura, verso la quale i consensi degli italiani salgono dal 36,8% al 42%. In rialzo anche le Forze armate dal 67,8% al 71,3%. Si conferma alto anche il gradimento verso le forze dell'ordine e di sicurezza: i Carabinieri sono al 76,3% la Polizia al 75% la Guardia di finanza al 71% ma la vetta appartiene alla Forestale con il 77,1%. Molto più in basso i Servizi segreti ma comunque in aumento dal 40,6% al 45,3%.

Il 'Rapporto Italia' di Eurispes prende in considerazione, in questa sezione dedicata alla fiducia degli italiani verso le istituzioni, anche altre realtà. Ad esempio, il mondo del volontariato che viene gratificato con un buon 75,4% confermando "il riconoscimento per l'impegno, il lavoro e i risultati ottenuti sul territorio a sostegno delle fragilità sociali e del disagio". Buona anche la performance delle associazioni in difesa dei consumatori, che si attestano al 63,8% mentre la Pubblica Amministrazione convince solo il 17,6%.
In generale, osserva il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara, "siamo di fronte a una insoddisfazione che non ha precedenti nella storia recente italiana. L'aver voluto delegare a un governo tecnico la guida del Paese, sembrerebbe aver messo in discussione la fiducia nella Presidenza della Repubblica che ha ispirato e gestito l'operazione e nella politica in generale, alla quale probabilmente viene imputata una fuga dalle responsabilità di fronte alla crisi". Se "da una parte, registriamo una distanza quasi incolmabile dei cittadini dalle istituzioni dello Stato, ma anche dai partiti, dai sindacati, dal mondo imprenditoriale - sottolinea Fara - dall'altra, si conferma il riconoscimento pressoché unanime nei confronti delle Forze dell'ordine e del volontariato: sono le realtà con le quali i cittadini quotidianamente si confrontano e dalle quali ottengono in cambio sicurezza, aiuto e solidarietà nei momenti difficili: insomma, ci assicurano il presente". [Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign]

 

 

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24 gennaio 2013
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