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La priorità di Berlusconi: il processo breve

Famiglia Cristiana attacca ancora il governo: "Il processo breve è una falsa priorità. Il governo aiuti le famiglie"

01 settembre 2010

Ieri a palazzo Grazioli si è tenuto un vertice tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Presenti anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e l'avvocato del premier Niccolò Ghedini. Al centro dell'incontro, hanno riferito fonti parlamentari della maggioranza, la giustizia, a cominciare dal "processo breve", in vista della ripresa dei lavori parlamentari.
Il presidente del Consiglio, riferiscono sempre fonti parlamentari del Pdl, sarebbe determinato ad andare avanti evitando strappi, ma senza nemmeno fare troppe concessioni che possano snaturare l'impianto sostanziale del ddl approvato al Senato. Un provvedimento che suscita ancora perplessità tra i parlamentari di Fli che aspettano, anche in questo caso, le mosse del capo del governo.

Il tema continua dunque ad infiammare il dibattito politico. "Se siamo arrivati fino qua credo che la questione sia la norma transitoria" ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a margine della festa democratica in corso a Torino, riferendosi alla riforma del processo breve. "Tutto il resto - ha aggiunto - può essere discusso sulla base di riflessioni di carattere organizzativo sul sistema giudiziario, ma credo che rimuovere la norma transitoria per Berlusconi sarà sempre più difficile".
Ieri all'attacco del Cavaliere è andato nuovamente il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, secondo il quale "il tentativo reiterato di Berlusconi di portare avanti il processo breve dimostra la vera ragione per cui lui fa politica: assicurarsi l'impunità".
Di tutt'altro avviso il Popolo della Libertà. Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, vede "due problemi: assicurare una giustizia più veloce, perché i tempi processuali italiani sono tempi scandalosi, ed hanno enormi ricadute; basti pensare alla situazione delle carceri, dove gran parte degli ospiti è in attesa di giudizio". E, "altro problema è quello di garantire uno scudo alle alte cariche dello Stato, e in particolare al premier. Perché? Perché viviamo in Italia, e c'è un signore che fino al 1994 non aveva nessun problema con la giustizia e poi, da quando è entrato in politica, è oggetto di una vera e propria caccia all'uomo".
Secondo Anna Maria Bernini, portavoce nazionale vicario del Pdl, "il cosiddetto 'processo breve', che breve non è, è una delle priorità più evidenti e avvertite dalla gente per tagliare l'ingessatura di processi infiniti, che danneggiano la vita di persone e imprese".
E ai "critici insistenti" si è rivolto il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, invitandoli ad andare "a vedere davvero i numeri" perché "dati alla mano, francamente questo mi sembra tutto tranne che un processo breve. Il merito del governo Berlusconi è anche quello di voler ridimensionare cifre incivili, che tengono vite e imprese appese decenni in attesa della sentenza e che per questo ci hanno fatto condannare dall'Europa".

La reazione del Pd non si è fatta attendere. "Ciò che dura da troppo tempo è l'impunità di Berlusconi che da anni, attraverso cavilli e leggi ad personam, sfugge alla giustizia italiana" ha replicato il senatore democratico Giuseppe Lumia, che parla di "ennesimo colpo alla giustizia italiana. Con questo provvedimento, infatti, rischierebbero di saltare migliaia di processi. A farne le spese sarebbero le vittime dei reati che vedrebbero sfumare qualsiasi speranza di giustizia. Ridurre i tempi dei processi è il vero obiettivo del governo? - si chiede Lumia - Si diano più risorse e strumenti ai vari organi della giustizia e si riorganizzi il sistema in modo più semplice ed efficace".
E sul processo breve chiude la porta ad ogni possibile convergenza con la maggioranza Francesco Rutelli, anche in caso di modifica al provvedimento. "Siamo stati contrari al Senato, dove abbiamo votato no, saremo contrari anche alla Camera" ha detto a chiare lettere il leader di Alleanza per l'Italia. "Ci aspettiamo che arrivi il momento in cui si discute della riforma della giustizia, ma questo momento da 17 anni non arriva mai e si parla solo di leggi e leggine ad personam", ha lamentato Rutelli, spiegando di non avere intenzione di dare credito alle eventuali modifiche annunciate per il testo. "Si tratta di una impostazione non compatibile con la ricerca della legalità, che - ha sottolineato - è la priorità".

Ritorna ad attaccare il governo, proprio sul "processo breve", Famiglia Cristiana. "L'Italia è la cenerentola d'Europa per la famiglia e nonostante ciò è "alle prese con false priorità, come il processo breve". "Il governo - si legge su un nuovo editoriale del settimanale cattolico - s'appresta a portare in Parlamento un'agenda di cinque punti su cui chiedere la fiducia. Il piatto forte è la giustizia. O meglio, il processo breve. Con la ripresa scolastica, le famiglie avranno però altre priorità: lavoro e lotta alla povertà, innanzitutto". "Adesso che le elezioni anticipate appaiono scongiurate - si legge ancora nell'articolo -, il Governo s'appresta a portare in Parlamento il processo breve e, per renderlo meno indigesto all'opinione pubblica, si chiamerà processo in tempi ragionevoli ed avrà una corsia preferenziale, grazie a risorse e investimenti straordinari. Da reperire, a ogni costo, sia pure in tempi di ristrettezze".
Famiglia Cristiana continua ad ammonire la condotta del governo. "Adesso che inizia la scuola - scrive - le famiglie avranno altre priorità: lavoro e lotta alla povertà, innanzitutto. Le fabbriche riaprono i cancelli, ma circa cinquecentomila posti sono a rischio". Secondo la rivista dei paolini, che cita anche i recenti dati del ministero dell'Economia, "l'Italia è il fanalino di coda dell'Europa nel sostegno alle famiglie". "Per i politici - attacca - il benessere della famiglia non è bene prioritario, ma merce di scambio, in una logica mercantile che mira a interessi di parte e non al bene comune". Intanto, "nel welfare familiare ci superano Paesi come Cipro, Estonia e Slovenia. Peggio di noi fanno solo Malta e Polonia". Inoltre, aggiunge il settimanale, "il mancato investimento sulla famiglia blocca anche la ripresa e la crescita economica". E ricorda la recente proposta di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior per "un patto a livello europeo", che "vincoli i Paesi dell'Unione a destinare il 3 per cento del Pil alle famiglie", che "obblighi i Governi a investire nelle politiche di accesso dei giovani al lavoro (rapido, stabile e ben remunerato)" e che "permetta alle famiglie di dedurre le spese per la formazione dei figli".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, TGCOM]

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01 settembre 2010
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