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La procura di Marsala vicinissima alla soluzione del caso della scomparsa della piccola Denise Pipitone

12 dicembre 2007

Ieri l'avvocato Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, la mamma della piccola Denise Pipitone, scomparsa da Mazara del Vallo nel 2004, si è detto convinto che ormai si è vicini alla soluzione finale: “La mia impressione è che si vada verso una soluzione del caso: i magistrati della procura hanno in mano tutti gli elementi per risolverlo, al di là delle dichiarazioni, vere o presunte di Giuseppe D'Assaro”.
Il confronto fra Giuseppe D'Assaro, in carcere per avere commesso due omicidi, e la sua ex moglie, Rosalba Pulizzi, sorella del padre naturale di Denise, quindi zia della piccola, si è concluso ieri alle 4 del mattino, negli uffici della Procura di Marsala. Il primo è l'uomo che si è auto accusato di aver buttato in mare il corpo della piccola Denise, Rosalba Pulizzi è chi, secondo il racconto di D'Assaro, avrebbe custodito la piccola durante il sequestro, prima della sua morte avvenuta in seguito alla somministrazione di alcuni tranquillanti.

Durante il confronto, che si è svolto davanti ai magistrati che conducono l'inchiesta, il procuratore Antonio Silvio Sciuto e i pm Marco Imperato e Angela Avila, i due indagati sono rimasti sulle rispettive posizioni: la Pulizzi ha negato di avere tenuto sotto sequestro Denise, mentre D'Assaro sostiene di aver visto la bimba nell'abitazione dell'ex moglie, con i capelli tinti.
“La mia assistita ha un alibi di ferro: al momento del rapimento della piccola Denise era al lavoro”, ha affermato l'avvocato Mariella Martinciglio, legale della Pulizzi. La penalista ha sottolineato che al termine del confronto tra i due coniugi “Rosalba Pulizzi è stata rilasciata senza difficoltà”. “La mia assistita - ha spiegato il legale - ha respinto tutte le accuse mosse dall'ex marito, ed è stata in grado di dimostrare che il primo settembre del 2004, quando scomparve la piccola Denise, lei stava svolgendo il suo lavoro di domestica a ore”. L'avvocato Martinciglio ha aggiunto che “nessun riscontro è stato trovato alle dichiarazioni di D'Assaro” e che “al momento non ci sono altri indagati”.

D'Assaro, invece, interrogato per ben sette volte, a ogni appuntamento ha fornito una versione diversa. Ha consegnato all'inchiesta dettagli che si sono rivelati palesemente falsi, salvo poi “aggiustare” il racconto. Insomma, è una storia piena di contraddizioni quella rivelata da D'Assaro. Ma, è questa la convinzione degli investigatori, è costruita utilizzando anche circostanze vere. Perché è nel suo ambito familiare che si è mossa sinora l'indagine per scoprire che fine abbia fatto Denise. Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise che dal 2005 è stata accusata del rapimento, è infatti la nipote di Rosaria Pulizzi che di D'Assaro è la ex moglie.
La registrazione del primo verbale risale al 7 agosto scorso, ma la presunta “confessione” si perfeziona soltanto il 20 novembre. In questi tre mesi l'uomo è stato smentito in più occasioni anche grazie al lavoro di analisi dei suoi tabulati telefonici - effettuato dagli esperti della polizia e dal consulente del pubblico ministero Gioacchino Genchi - che lo collocano in posti diversi da quelli che lui ha indicato.
Secondo D'Assaro, Denise sarebbe morta nel marzo scorso per una dose eccessiva di tranquillanti. “Sino ad allora - ha detto - è stata tenuta in alcune case di Palermo e gestita dalla mia ex moglie Rosaria Pulizzi. Io l'ho vista il 17 marzo a casa di mia figlia Giovanna, in zona di Bocca di Falco. A Denise sono stati tinti i capelli. Quando l'ho incontrata giocava con mio nipote che ha sei anni”. D'Assaro  ricorderebbe bene quella data perché “quel giorno l'altro nipotino compiva un anno”.

La polizia non sembra credergli perché i controlli effettuati negli appartamenti che ha indicato hanno dato esito negativo. Eppure l'uomo insiste e, forse per dar forza al proprio racconto, arriva ad autoaccusarsi di aver fatto sparire il corpo. Ma anche nella ricostruzione dei suoi spostamenti cade in numerose contraddizioni. “Fu la mia ex moglie a chiedermi di aiutarla. La bambina era morta da poco e io la misi in una borsa come quella che usano i calciatori. Con una motoape l'ho portata nella zona di Mazara”. Il luogo indicato è lo stesso dove il 16 aprile scorso è stato ritrovato in fondo a un pozzo il cadavere di Sabine Maccarrone, una donna svizzera di 38 anni che sarebbe stata uccisa proprio da D'Assaro. Ma poi l'uomo sostiene che non è quello il posto dov’è sepolta Denise. “Sono tornato a Palermo - ha corretto poi - e per qualche giorno la borsa con il cadavere è stata nascosta nella cella frigorifero di una macelleria”. Il proprietario della macelleria naturalmente smentisce, non vengono trovate tracce utili. D'Assaro però non si arrende: “Soltanto in seguito l'ho caricata su una barca e l'ho buttata in alto mare”.
La “presunta” confessione al momento sembra dare ragione soltanto alle convinzioni del procuratore Sciuto che per anni ha sempre dichiarato di sapere che “Denise è viva ed è tenuta prigioniera non lontano da qui”.

- ''Non ho preso Denise, il pentito è un mitomane'' di Maria Corbi

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12 dicembre 2007
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