La Procura di Palermo contro la scarcerazione della dottoranda libica
Continua lo scontro con i vertici dell'ufficio Gip di Palermo che ha scarcerato la donna accusata di istigazione al terrorismo
Continua lo scontro a distanza tra la Procura di Palermo e i vertici dell'ufficio Gip del capoluogo siciliano sulla dottoranda libica di 45 anni arrestata dai pm per istigazione al terrorismo e scarcerata pochi giorni dopo dal gip Ferdinando Sestito, che ha deciso solo l'obbligo di dimora per la donna.
Ieri la Procura di Palermo ha depositato il ricorso contro la scarcerazione di Khadiga Shabbi, la studiosa che vive da due anni a Palermo. Nel ricorso, firmato dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Geri Ferrara e Emanuele Ravaglioli, che coordinano le indagini, secondo quanto appreso dall'Adnkronos, i pm parlano di numerose "contraddizioni" nel provvedimento di scarcerazione del gip Sestito, secondo cui ci sarebbero sì "gravi indizi", ma non esisterebbe il rischio di fuga o di inquinamento probatorio. Ecco perché il gip ha ritenuto sufficiente disporre solo l'obbligo di dimora, con il divieto di uscire da casa dalle 20 alle 7, respingendo la custodia cautelare in carcere.
La ricercatrice di Scienze economiche aziendali e statistiche, aveva iniziato il suo dottorato nel gennaio 2014. La donna "ha realizzato le sue condotte attraverso strumenti informatici o telematici e segnatamente attraverso Facebook, condividendo sul suo profilo e sulle pagine del social network relative ad altri gruppi, sia aperti che chiusi, nonché creando delle pagine Facebook ad hoc, materiale propagandistico delle attività svolte da gruppi islamici di natura terroristica, sia di tipo documentale che video-fotografico", come ha scritto lo stesso gip nel provvedimento.
L'ipotesi di reato avanzata dal pm Geri Ferrara, titolare dell'inchiesta coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Leonardo Agueci, è però quella di istigazione a delinquere a commettere reati in materia di terrorismo, aggravata dalla transnazionalità. Ecco perché dopo la scarcerazione il Procuratore capo Francesco Lo Voi aveva parlato di una misura "inadeguata".
- Solo un reato di opinione (Guidasicilia.it, 28/12/15)