La protesta continua...
Gli operai dell'ex Fiat di Termini Imerese hanno prima bloccato la stazione ferroviaria poi hanno organizzato un sit-in
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Gli ex operai della Fiat di Termini Imerese stamane hanno bloccato la stazione ferroviaria della cittadina a 35 chilometri da Palermo. Dovevano partire alle 7,30 per il capoluogo dove intendevano sfilare in corteo lungo via Roma, fino alla sede della Banca d'Italia. Invece le Fs non hanno fatto partire il convoglio in quanto i lavoratori erano sprovvisti di biglietti. I sindacati si sono detti disponibili a fare un ticket comulativo, ma le Fs ne pretendevano uno per ogni passeggero. A questo punto è esplosa la protesta degli operai dai mesi in cassa integrazione e per i quali anche un biglietto per una piccola corsa è diventato un lusso.
"Ringraziamo per la solidarietà le Ferrovie dello Stato", è stato il commento amaro e ironico di Vincenzo Comella della Uilm. "Gli operai sono disperati e gesti come quello di oggi arrivano dopo numerose cocenti delusioni. La situazione è grave", ha aggiunto.
"Quanto accaduto è incredibile - ha detto Roberto Mastrosimone della Fiom Cgil - questa mattina eravamo pronti a partire per Palermo e Trenitalia e le forze dell'ordine hanno impedito che il treno partisse. Il personale delle Fs non ha nei fatti neppure verificato se avessimo i biglietti. Ci hanno bloccato e basta". Il sindacalista ha inoltre spiegato che era in programma "una manifestazione pacifica, perché non abbiamo mai voluto arrecare alcun disagio". Nella stazione è così scattata la protesta dei circa duecento operai presenti: "La stazione è ferma e i treni non partono, ma per colpa di Trenitalia che ha bloccato il convoglio", ha concluso Mastrosimone.
A Palermo, comunque, i lavoratori di Termini sono arrivati alla spicciolata e con mezzi propri. Davanti all'ingresso della Banca di Italia in via Cavour a Palermo, hanno trovato schierati agenti di polizia in assetto antisommossa.
Gli operai continuano a chiedere risposte immediate sull'attuazione dell'accordo di programma quadro per il rilancio del polo industriale termitano, dove il passaggio di consegna della fabbrica del Lingotto alla Dr Motor dell'imprenditore molisano Massimo Di Risio non si è ancora concretizzato. C'è rabbia e delusione tra gli operai, in cassa integrazione dal primo gennaio di quest'anno, di questi circa 640 esodati.
"Il governo Berlusconi ha sulla coscienza la chiusura dello stabilimento - dice Giovanni Leonetti, da 18 anni in Fiat - perchè non ha fatto nulla per raggiungere un accordo in tempi rapidi. Adesso c'è il rischio che quello siglato a dicembre salti completamente. Ci sentiamo traditi dalle istituzioni e dai deputati regionali e nazionali".
Massimiliano Caruso, dipendente della Magneti Marelli da 12 anni in catena di montaggio aggiunge: "Il problema sono le banche che non agevolano l'accesso al credito agli imprenditori. Non entro nel merito del progetto della Dr, ma se è tutto in standby di sicuro c'è un problema di liquidità, altrimenti non avremmo scelto le banche come simbolo della protesta".
Sulla vicenda dello stabilimento siciliano, il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, dice che "c'è il rischio molto concreto che gli impegni che erano stati presi per lo stabilimento non esistano più. Di Risio non sta rispettando gli impegni, gli investimenti non ci sono, e quindi c'è il rischio semplicemente che rimanga la volontà della Fiat di chiudere lo stabilimento. Noi non siamo assolutamente d'accordo e per questo i lavoratori in questi giorni si stanno mobilitando".
Per il leader della Fiom l'incontro di oggi tra il ministro Passera e il presidente della Regione Sicilia Lombardo non basta: "noi chiediamo che il governo convochi immediatamente un tavolo, anche con la presenza della Fiat perchè la Fiat non può permettersi di chiudere e di andarsene", spiega Landini.
[Informazioni tratte da Ansa, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ign, Repubblica/Palermo.it]