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La protesta di Amnesty Iternational

contro il ponte aereo da Lampedusa per Tripoli, che ieri ha respinto 180 immigrati clandestini

18 marzo 2005

Alla fine il ponte aereo da Lampedusa per Tripoli, in Libia è partito. Un aereo civile della compagnia Air Adriatic, che può portare 180 persone, nella mattinata di ieri ha caricato a bordo 90 immigrati che erano nel centro di accoglienza dell'isola stracolmo di persone.
Assieme agli immigrati sono saliti a bordo anche agenti di polizia in servizio di scorta. Il piano di volo era stato mantenuto riservato fino al decollo. I poliziotti di scorta sono stati fatti arrivare ieri mattina a Lampedusa con un altro aereo charter, proveniente da Roma.
Un secondo volo è partito nel pomeriggio da Lampedusa sempre con 90 immigrati a bordo, diretti in Libia. Con questo viaggio il ponte aereo si è chiuso, per ora infatti non sono previsti altri decolli con extracomunitari.
Nonostante tutto il centro di prima accoglienza rimane ancora sovraffollato.

La notizia della partenza del ponte aereo di ieri  ha destato le preoccupazioni di Amnesty International. ''Il Governo italiano non può continuare a gestire come ha fatto fino adesso il tema dell'immigrazione e del diritto d'asilo come un affare privato da trattare nel deserto della Libia o in una stanza chiusa del Viminale'', ha dichiarato ieri la responsabile delle relazioni esterne di Amnesty International, Daniela Carboni, commentando la ''linea del respingimento'' dei clandestini che approdano sulle coste italiane confermata l'altro ieri dal titolare del Viminale, Giuseppe Pisanu. ''Principi come il respingimento nel paese di provenienza di cui ha parlato il ministro dell'Interno alla Camera non possono essere applicati nel caso di Lampedusa'', ha aggiunto la responsabile di Amnesty.
Riferendosi al caso di Lampedusa - dove ricordia che negli ultimi giorni sono sbarcati 1200 immigrati per i quali il Governo ha adottato la scelta di un controesodo di massa verso Tripoli - Carboni ha ricordato che ''il respingimento nei paesi di provenienza avviene solo in presenza di un accordo di riammissione che non c'è con la Libia''. ''Quello che è avvenuto ad ottobre e dicembre 2004, che sta avvenendo adesso a Lampedusa, si chiama respingimento collettivo di stranieri o deportazione ed è vietato dal Diritto internazionale'', ha aggiunto la responsabile della sezione italiana di Amnesty International.

''Ancora una volta l'Italia ignora le Convenzioni internazionali in tema di diritti dei rifugiati e delle persone migranti, ancora una volta c'è il rischio che molte di queste persone subiscano gravissime violazioni dei diritti umani al loro arrivo in Libia, ancora una volta si viola l'art. 10 comma 3 della Costituzione e il principio di non-respingimento di persone che hanno bisogno di protezione internazionale (art. 33 Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati; Convenzione delle nazioni unite contro la tortura)'', ha dichiarato Francesco Messineo, responsabile del coordinamento rifugiati e migranti di Amnesty International Italia. ''Le persone deportate oggi (ieri, 17 marzo, ndr) non sono state propriamente identificate. Non sono state informate del loro diritto di chiedere asilo in Italia, e non hanno potuto farlo qualora avessero voluto. L'Unhcr, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, non ha avuto accesso a queste persone malgrado lo abbia richiesto sin dal 15 marzo e malgrado ciò sia previsto dalle norme internazionali e nazionali in materia''.
''Desta forte preoccupazione - ha aggiunto Messineo - la presenza nei giorni scorsi a Lampedusa di funzionari del governo libico: anzitutto, fra i migranti avrebbero potuto esserci cittadini libici in cerca di asilo e averli messi in contatto con questi funzionari costituisce una gravissima violazione dell'intero sistema di protezione internazionale, violazione che mette potenzialmente a rischio la vita di queste persone. Altrettanto può dirsi in ogni caso anche per i cittadini non libici, che se richiedenti asilo non dovrebbero mai essere messi in contatto con autorità straniere, per tutelare la loro sicurezza e incolumità''.

Amnesty International ha inoltre rivolto un appello alla Air Adriatic: ''In assenza di garanzie da parte del governo italiano sulla conformità del servizio fornito rispetto alle norme internazionali sul non refoulement, Air Adriatic dovrebbe sospendere la collaborazione con il governo nell'esecuzione di espulsioni collettive di cittadini stranieri, vietate dal protocollo n. 4 della Convenzione Europea sui Diritti Umani''.

Intanto dal console egiziano a Tripoli, Adham Hilal, è arrivata la notizia che le autorità libiche hanno arrestato 76 egiziani che tentavano di recarsi da emigranti clandestini in Italia partendo dalle coste libiche. Secondo le informazioni del console Hilal, in totale il gruppo di clandestini era di 150 persone, delle quali solo 76 sono state catturate.
Non è stata però precisata la località dell'operazione. Aggiungendo che la maggior parte degli arrestati proviene dal Basso Egitto, cioè da province del Delta del Nilo e del Cairo, il console ha annunciato il loro rimpatrio entro le prossime 48 ore. Alcuni di essi hanno dichiarato di aver pagato 1.550 dollari ai trafficanti che avevano promesso loro di portarli a lavorare in Italia.

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18 marzo 2005
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