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La prova c'è!

Il premier Silvio Berlusconi può essere subito processato per il 'caso Ruby' e ci penseranno tre donne

16 febbraio 2011

Il giudice per le indagini del Tribunale di Milano, Cristina Di Censo, ha letto le carte del "caso Ruby". La lettura di queste non le hanno lasciato dubbi: Silvio Berlusconi può e deve essere processato con rito immediato per i reati di concussione e prostituzione minorile.
Il processso inizierà il 6 aprile prossimo alle 9.30 davanti ai giudici della quarta sezione penale di Milano, dove Berlusconi sarà giudicato da un collegio composto da tre donne, stando a quanto comunica la cancelleria: i magistrati Carmen D'Elia, Orsola De Cristofaro e Giulia Turri.
Ad aver determinato il gip di Milano a rinviare a giudizio immediato il presidente del Consiglio, l'evidenza della prova e la connessione tra i reati contestati a Berlusconi. Dopo aver esaminato le ragioni della procura e quelle presentate dai difensori del premier, il giudice, all'evidenza, ha ritenuto che gli inquirenti avessero raccolto la prova evidente per poter saltare l'udienza preliminare e procedere con un rito immediato.
Nel provvedimento, il gip Di Censo afferma la competenza territoriale del tribunale di Milano per entrambi i reati contestati al Cavaliere e ritiene che la competenza funzionale sia propria della magistratura ordinaria e non del tribunale dei ministri, come sostenuto invece dai legali del premier e da una recente mozione del Parlamento.
Dalla notifica del decreto, Berlusconi ha quindici giorni di tempo per decidere se ricorrere a riti alternativi, che in caso di condanna concedono lo sconto di un terzo della pena.
Il gip individua le parti lese nella stessa Ruby, al secolo Karima El Mahroug, marocchina, e nel ministero dell'Interno. Ruby è persona offesa nel procedimento in relazione al reato di prostituzione minorile contestato a Berlusconi: il premier avrebbe commesso atti sessuali con la giovane in cambio di denaro o altre utilità dal febbraio al maggio dello scorso anno, quando la ragazza non aveva ancora 18 anni. Il ministero dell'Interno, invece, è parte offesa in relazione al reato di concussione ipotizzato in relazione alla telefonata che Berlusconi fece nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorso in Questura a Milano per ottenere il "rilascio" di Ruby, portata negli uffici della polizia in seguito alla denuncia di un furto.
Oltre alla Questura, risultano indicate come persone offese anche i tre funzionari coinvolti nel fermo e nell'affidamento di Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti. Si tratta di Pietro Ostuni, capo di Gabinetto di via Fatebenefratelli, del commissario capo Giorgia Iafrate e di Ivo Morelli, dirigente dell'Ufficio Prevenzione Generale della Questura. I tre funzionari, se lo ritengono, potranno costituirsi parte civile. Anche la Presidenza del Consiglio, in ipotesi, potrebbe costituirsi come parte civile in rappresentanza del ministero dell'Interno.

Questa la prima reazione della difesa di Berlusconi: "Non ci aspettavamo nulla di diverso" ha dichiarato Piero Longo, legale di Berlusconi con Niccolò Ghedini. Lo stesso Longo ha ironizzato sul collegio femminile che giudicherà Berlusconi: "Abbiamo già tre donne nel processo Mills. Benissimo, le signore sono sempre gradite, qualche volta gradevoli".
In Procura a Milano, poche parole e molti sorrisi. "Ora andremo in udienza", si è limitato a dichiarare il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. Come in corso d'indagine, anche in udienza l'accusa contro il premier sarà sostenuta dai Pm Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno.

Dopo la decisione del gip di Milano l'opposizione chiede le dimissioni del premier, il Pdl punta il dito contro i giudici di Milano mentre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna a esprimere preoccupazione. Quelli di oggi sono "tempi comunque difficili, nel tanto frastuono e fra i tanti motivi di ansietà che viviamo" ha sottolineato il capo dello Stato con un chiaro anche se implicito riferimento ai temi di stretta attualità politica.
A difendere il premier interviene con forza il ministro della Giustizia Angelino Alfano che accusa il giudice di Milano di non aver tenuto conto del voto della Camera. E questo, ha sottolineato "è un tema che attiene l'autonomia, la sovranità e l'indipendenza del Parlamento". "Ampiamente acclarata - ha proseguito - è l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, non è certo il governo ad intervenire per tutelare l'autonomia e l'indipendenza del Parlamento". "Io sono ministro della Giustizia, non devo né posso intervenire su questi temi che sono prerogativa propria di ciascun organismo costituzionale". Il Guardasigilli ha respinto le ipotesi di dimissioni di Berlusconi. "E la presunzione di innocenza? Allora tutti gli indagati sono colpevoli? Tutti devono fare un passo indietro?". "Il premier ha un forte mandato conferitogli dagli italiani ed è un mandato non nato occasionalmente ma reiterato in almeno tre circostanze", ovvero alle elezioni "politiche, europee e regionali" ha affermato Alfano.
Il Pdl è pronto a mobilitarsi, ma almeno per ora ha escluso l'ipotesi di scendere in piazza per difendere il premier dall'offensiva giudiziaria lanciata dai pm di Milano per il caso Ruby. Il partito si divide sull'opportunità politica di 'scendere in campo' o meno. In molti temono l'effetto boomerang. Spetterà al Cavaliere fare la scelta e tutti attendono un suo segnale.
Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha spiegato: "Manifestazioni di piazza? Questa è un'altra materia sulla quale rifletteremo successivamente, perché non vogliamo dare nessuna immagine di essere asserragliati nel palazzo e di non mantenere un grande rapporto con le masse popolari che hanno votato per Berlusconi". "E' una decisione, quella del gip di Milano, che ci aspettavamo nel quadro di una strumentale accelerazione del processo", ha assicurato Cicchitto. "Il governo va avanti, resistendo a questi tentativi di manomettere l'equilibrio politico del Paese - ha aggiunto Cicchitto -. Il governo, dal punto di vista politico, porterà avanti la sua azione non facendosi distogliere da questo tentativo di modificare il quadro politico attuale".
Maurizio Paniz, deputato Pdl e componente della Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, non vede di buon occhio l'idea di scendere in piazza: "Noi ci misuriamo sui fatti concreti, non vedo ora l'opportunità di fare una manifestazione".
Il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi chiede l'intervento di Napolitano. "Mai nella storia d'Italia vi è stato un uso della giustizia così finalizzato alla lotta politica. E' inevitabile. Non tiro per la giacca il Capo dello Stato, ma solo lui che ha combattuto il fascismo può fiutare l'aria che tira".
L'attacco alla procura di Milano unisce tutti gli esponenti della maggioranza. Per il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, "il giudizio immediato disposto dal Gip nel processo farsa contro Silvio Berlusconi conferma che la via giudiziaria in Italia è la 'continuazione della politica con altri mezzi'". Sulla stessa linea il vicepresidente Pdl della Camera, Maurizio Lupi secondo cui "c'è una procura italiana che, attraverso una indagine risibile, sta cercando di ribaltare l'ordine democratico. L'offensiva lanciata dai magistrati nei confronti del premier non ha precedenti in Italia e nel mondo''. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano chiede al presidente dell'Anm Luca Palamara, di "illustrare i tempi medi di indagine e di citazione a giudizio, dentro e fuori il circondario di Milano, per reati come rapine ed estorsioni: siamo tutti pronti ad applaudire se sono in linea con lo sprint seguito per l'indagine su Ruby. O la legge non è uguale per tutti anche quanto alla lunghezza dei processi?".

Dall'opposizione è unanime la richiesta di dimissioni del premier. Il primo a intervenire è stato il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini che ha esortato Berlusconi "a difendersi davanti ai giudici come tutte le persone che non hanno nulla da nascondere risparmiando al Paese la figura davanti al mondo di un presidente del Consiglio processato per prostituzione minorile".
"Ora che Berlusconi è ufficialmente imputato, tolga l'incomodo e si rimetta al giudizio del Tribunale. E' un suo dovere nei confronti delle istituzioni e del paese - è intervenuto Felice Belisario, capogruppo dell'Italia dei Valori in Senato -. E' fuori dal mondo che un presidente del Consiglio imputato per prostituzione e concussione non decida di dimettersi. Se è scontato che i peones berlusconiani si straccino le vesti, la Lega non si renda corresponsabile del tentativo di agire fuori da ogni attribuzione legittima e tolga l'appoggio al Cavaliere". Per Belisario, "mentre le parti lese sono una ragazza minorenne all'epoca dei fatti e il ministero dell'Interno, egli pensa di far causa allo Stato dopo averlo fatto oggetto dei suoi abusi e soprusi. Berlusconi dovrebbe smetterla di danneggiare l'Italia: lasci Palazzo Chigi e sieda sul banco degli imputati".
Non si schiera invece il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa: "Rispettiamo i magistrati milanesi che hanno scelto il rito abbreviato per Berlusconi, e nei confronti del premier siamo garantisti come per ogni imputato. Ci auguriamo che questa vicenda sia chiarita al più presto, nell'interesse delle istituzioni italiane".

"Gli dissi che ero minorenne e senza documenti" - "Berlusconi mi consegnò una busta con 50mila euro". È la notte del 14 febbraio del 2010, la ragazza marocchina è "nell'ufficio" di Silvio Berlusconi ad Arcore. A raccontare la storia ai pm di Milano è Ruby, al secolo Karima El Mahroug, la marocchina che tra il 14 febbraio e il 2 maggio dell'anno scorso, quando era ancora minorenne, avrebbe avuto rapporti sessuali con il premier dietro una ricompensa in denaro o sotto forma di altre utilità. Proprio lei, tra una esagerazione e un'omissione, scrive Repubblica, spiffera ai pm in cosa consiste il suo rapporto con Berlusconi. E le sue parole diventano nero su bianco sulle carte decisive dell'inchiesta. In queste ci sono anche i cinque verbali di interrogatorio di Ruby, tra cui i due datati 3 agosto scorso, decisivi per il rinvio a giudizio del premier. "Fino a quel momento, Berlusconi sa che ho 24 anni. La volta successiva, mi ricordo era in marzo, l'autista di Emilio Fede viene a prendermi in via Settala, dove abitavo allora. Torno ad Arcore e là, parlando con le altre ragazze invitate, vengo a sapere che chi stava con lui, con Silvio, poteva avere la casa gratis. Alcune ragazze mi dissero di avere avuto a Milano 2 un appartamento con cinque anni di affitto pagati".
Così al momento di ottenere anche lei l'appartamento Ruby dice al Cavaliere la verità: "A Berlusconi avevo detto falsamente di avere ventiquattro anni e di essere egiziana. Quando mi propone di intestarmi quella casa, dovevo dirgli come stavano le cose. Non potevo più mentire. Gli dissi la verità: ero minorenne ed ero senza documenti". A quel punto Berlusconi secondo le indiscrezioni di Repubblica lancerebbe l'idea: "Dirai a tutti che sei la nipote di Mubarak così potrai giustificare le risorse che ti metterò a disposizione". Sarebbero questi i passaggi che "inguaiano" Berlusconi. Le "prove evidenti" che dimostrerebbero che la telefonata in Questura fatta dal Capo del governo, nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi, sarebbe stata una pressione per far liberare la giovane trattenuta negli uffici per via di un furto e impedirle così di svelare le notti di Arcore.
In generale la ragazza, pur sostenendo di non aver mai avuto rapporti con il premier, avrebbe raccontato di quanto accadeva nei dopo cena a villa San Martino a base di "bunga bunga" e di performance hard. E poi ancora ci sono una serie di testimonianze inedite, tra le quali quelle dei genitori di Ruby sentiti dalla pg a Letojanni, il piccolo centro in provincia di Messina da dove "Rubacuori" è fuggita in cerca di una nuova vita "scintillante" a Milano. A tutto ciò si aggiungono l'interrogatorio di Nicole Minetti e alcune intercettazioni mai rese note, nelle quali Emilio Fede e Lele Mora farebbero riferimento all'organizzazione delle feste oppure commenterebbero le serate ad Arcore.
A questo punto per i pm le accuse sono fondate, i fatti sono dimostrati e la prova è evidente. Così Silvio Berlusconi, imputato a Milano per concussione e prostituzione minorile, finisce a processo direttamente davanti al Tribunale senza passare attraverso l'udienza preliminare.

Cos'è il rito immediato - Il rito immediato, disposto dal Gip a carico di Silvio Berlusconi, prevede immediatamente il dibattimento saltando l'udienza preliminare e dunque accorciando i tempi tecnici delle procedure. Un iter percorribile dai pm "quando la prova appare evidente, salvo che ciò pregiudichi gravemente le indagini", come recita la prima parte dell'articolo 453 del Codice di Procedura Penale. Lo stesso articolo 453 pone delle condizioni inderogabili. Il pm procede con la richiesta di rito immediato "se la persona sottoposta alle indagini è stata interrogata sui fatti dai quali emerge l'evidenza della prova ovvero, a seguito di invito a presentarsi emesso con l'osservanza delle forme indicate nell'articolo 375 comma 3 secondo periodo, la stessa abbia omesso di comparire, sempre che non sia stato addotto un legittimo impedimento e che non si tratti di persona irreperibile". Proprio il caso del premier che, invitato a comparire a gennaio, ha deciso di non farsi interrogare.
Una combinazione tra gli articoli 453 e 454 del Codice di Procedura Penale impone che il rito immediato debba essere chiesto entro 90 giorni dall'iscrizione nel registro per una persona indagata a piede libero ed entro 180 dall'esecuzione della misura per un indagato sottoposto a custodia cautelare.
Al secondo comma, poi, l'articolo 453 stabilisce che "quando il reato per cui è richiesto il giudizio immediato risulta connesso con altri reati che giustificano la scelta di tale rito, si procede separatamente per gli altri reati e nei confronti degli altri imputati, salvo che ciò pregiudichi gravemente le indagini. Se la riunione risulta indispensabile, prevale in ogni caso il rito ordinario".
Sul punto, controverso nel caso dell'inchiesta a carico del premier, si è espressa la Cassazione. Secondo quanto trapela in merito a quanto contestato a Berlusconi, il reato di prostituzione minorile, che prevederebbe la citazione diretta davanti a un giudice monocratico, viene "trascinato" nel rito immediato dal più grave reato di concussione. Perché i due reati sono connessi dall'aggravante dell'aver commesso il secondo per occultare il primo. E perché la disposizione di un dibattimento davanti a un tribunale collegiale anziché monocratico è più garantista per l'imputato. Il comma 3 dell'articolo 453 dispone che lo stesso imputato possa chiedere, se lo ritiene opportuno, il giudizio immediato.

Con quest'ultimo rinvio a giudizio, Berlusconi porta a ben sette i processi a suo carico tutt'ora aperti. Processi i cui tempi e le cui sorti potrebbero essere scanditi dai "legittimi impedimenti" invocati dal premier. Questo il calendario di Berlusconi in tribunale:
- Il prossimo 28 febbraio riprenderà il processo sui presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset, uno di quelli sospesi in attesa della sentenza della Consulta sul legittimo impedimentio continuativo. Il premier risponde di frode fiscale: sul falso in bilancio e appropriazione indebita è già arrivata da tempo la prescrizione, che tra due anni seppellirà tutto.
- Il 5 marzo riprenderà l'udienza riguardante Mediatrade, controllata mediaset al 100 per cento, sempre diritti tv. Berlusconi risponde di appropriazione indebita fino al 2006 e frode fiscale fino al 2009. Tra gli imputati anche il figlio Piersilvio.
- L'11 marzo è previsto il processo per la corruzione di David Mills. Nello stesso giorno a Bruxelles ci sarà un Consiglio d'europa straordinario sull'economia. La richiesta di rinvio per legittimo impedimento appare come un atto dovuto.
- In primavera Berlusconi dovrà comparire anche nell'udienza Unipol. I pm hanno chiesto l'archiviazione delle accuse di ricettazione e concorso in rivelazione di segreto d'ufficio, in riferimento alla pubblicazione su Il Giornale della telefonata in cui Fassino diceva a Consorte: "allora abbiamo una banca?".
- Per il premier si potrebbe profilare un'udienza camerale in relazione alla richiesta di archiviazione del presunto aggiotaggio in merito all'invito rivolto da Berlusconi agli imprenditori a non dare pubblicità ai giornali "che remano contro".
- A Roma, a breve i pm chiuderano le indagini su Rti, altro capitolo del procedimento sui diritti tv nato dalla trasmissione di atti da Milano. Anche qui l'accusa per il premier è frode fiscale.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it, Corriere.it]

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16 febbraio 2011
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