La querelle Caselli-Grasso
Indagine del Csm sul concedere o meno la tutela richiesta dal procuratore capo di Torino
Sulla querelle tra il procuratore di Torino Giancarlo Caselli, e il presidente del Senato Pietro Grasso parte un'indagine del Consiglio superiore della magistratura. E il suo primo atto sarà l'acquisizione dell'intervento dell'ex capo della Direzione nazionale antimafia alla puntata di dieci giorni fa di "Piazza Pulita".
Organizzata per consentire a Grasso di replicare alle "accuse infamanti" che Marco Travaglio gli aveva rivolto in tv qualche giorno prima, come quella di aver ottenuto dal governo di centro destra "tre leggi per far fuori Caselli" e farsi nominare al vertice della procura nazionale antimafia, quella trasmissione, dunque, o meglio le parole pronunciate dal nuovo presidente del Senato, finiscono ora sotto la lente di ingrandimento di Palazzo dei marescialli.
Un caso senza precedenti, visto che non è mai accaduto che il Csm si occupasse delle dichiarazioni della seconda carica dello Stato, e sul quale i consiglieri sembrano orientati perciò a procedere con i piedi di piombo. A proporre l'acquisizione è stato il presidente della Commissione, il laico del Pd Glauco Giostra, e la decisione ha visto d'accordo gli altri cinque componenti. Un atto necessario, spiegano al Csm, per consentire anche ai consiglieri che non hanno seguito il programma di La7, di valutare se effettivamente ci sia uno spazio per un intervento a tutela di Caselli chiesto dal diretto interessato, che si è sentito delegittimato da Grasso e soprattutto dal suo riferimento alle inchieste condotte come una "gogna pubblica".
"Ci sono stati dei processi che hanno certamente portato all'arresto di imputati che poi sono finiti con assoluzioni", aveva detto Grasso davanti alle telecamere, spiegando di essere contrario a certe inchieste "spettacolari" che "distruggono carriere politiche" ma finiscono in un nulla di fatto. Parole mal digerite da Caselli, che si è sentito chiamato in causa con "allusioni suggestive": l'intervento del presidente del Senato - ha scritto qualche giorno dopo al vice presidente del Csm Michele Vietti - oltre a non essere "rispettoso" del principio della separazione dei poteri e dell'indipendenza della magistratura, "insinua che il mio operato sarebbe stato caratterizzato dalla tendenza a promuovere e gestire processi che diventano gogne pubbliche ma restano senza esiti, mentre tutta la mia esperienza professionale si è sempre e soltanto ispirata all'osservanza della legge".
Se l'acquisizione dell'intervento del presidente del Senato potrebbe apparire un primo punto a favore di Caselli, in realtà la partita è ancora tutta da giocare. E l'esito non è affatto scontato: perchè sia data la tutela occorre che la lesione del prestigio non riguardi semplicemente il singolo magistrato ma l'istituzione che rappresenta e che sia tale da determinare "un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria"; e serve il voto favorevole della maggioranza dei componenti della Commissione.
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]
- Botta e risposta a distanza... (Guidasicilia.it, 26/03/13)
- "Accuse e allusioni suggestive" (Guidasicilia.it, 26/03/13)
- "Grasso è un pubblico mentitore" (Guidasicilia.it, 27/03/13)