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La radioattività di Fukushima arriverà anche da noi

Anche in Italia aumenterà la radioattività, ma in dosi minime. E aumentano i contrari al nucleare

22 marzo 2011

La Tepco (Tokyo electric power company), la società di gestione dell'impianto nucleare giapponese di Fukushima Daiichi, ha rilevato "materiale radioattivo nell'acqua di mare" nei pressi della centrale. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. In particolare sarebbe stato rilevato iodio radioattivo ad un livello 29,8 volte superiore al limite consentito. Ma non è solo il mare: il livello di radioattività è aumentato notevolmente in tutta l'area vicina alla centrale nucleare, secondo quanto affermato dal ministero della scienza e della tecnologia di Tokyo, precisando tuttavia che i livelli non sono tali da rappresentare una minaccia per la salute umana.
L'aumento della radioattività è dovuto alla pioggia dei due giorni scorsi, ha spiegato un funzionario. I nuovi, alti livelli di iodio e di cesio radioattivi sono stati rilevati in 47 prefetture tra cui quella di Tokyo, 240 km a sud della centrale.

E può sembrare incredibile ma gli effetti della nube radioattiva che si è sprigionata dalla centrale di Fukushima sono attesi anche sull'Italia. "Prevediamo tra mercoledì e giovedì, ma al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni". Lo ha detto il responsabile del Servizio misure radiometriche del Dipartimento nucleare dell'Ispra, Giancarlo Torri. In Italia ad intercettare la nube "sono i sistemi della Rete nazionale di sorveglianza della radioattività, una rete che è sempre e comunque attiva su tutte le regioni italiane" ha spiegato Torri, aggiungendo che "a stamattina non si rileva nessun segnale di incremento di radioattività né sull'Italia né sull'Europa". "Il valore della nube - ha spigato ancora Torri - dipende da quanto materiale radioattivo è uscito, da quanto sta in alto e da quali fenomeni di diluizione è influenzato". La dose attesa in Italia, ha proseguito Torri, "dovrebbe essere tra 1.000 e 10 mila volte meno di quella che arrivò dopo Chernobyl. Ci aspettiamo valori da 100 a 1.000 milionesimi di baquerel per metro cubo di aria".

E in Italia si contano sempre meno favorevoli al nucleare - Dopo il terremoto in Giappone e il conseguente disastro a Fukushima, cala sensibilmente in Italia la percentuale di favorevoli al nucleare: i consensi, infatti, scendono dal 40,5% del 2010 al 22% degli ultimi giorni. La quota di favorevoli, poi, scende al 16% di fronte alla prospettiva che una centrale nucleare possa sorgere nelle vicinanze della propria abitazione. Il referendum indetto per giugno potrebbe fermare il percorso verso l'utilizzo dell'energia nucleare anche nel nostro Paese intrapreso dal Governo: ad oggi, il 58% degli intervistati, sostanzialmente tutti contrari al nucleare, dichiara che andrà a votare. Sono questi gli elementi principali emersi da un'indagine di Panel Data di Padova su un campione di 800 cittadini italiani.
La situazione fortemente a rischio in Giappone in seguito al disastroso terremoto che lo ha colpito nei giorni scorsi e che tiene tutt'ora il mondo con il fiato sospeso ha inciso pesantemente sulla "voglia" del nucleare da parte degli italiani: dal 40,5% dei favorevoli rilevati a marzo 2010 la percentuale di consensi in questi giorni si attesta intorno al 22%, con qualche dissenso in più soprattutto tra i giovani e nelle regioni del Sud (oltre l'80% risulta contraria).
Il crollo dei consensi si registra indipendentemente anche dall'appartenenza politica (tra gli elettori del centrodestra la percentuale di consensi si attesta al di sotto del 40%, mentre tra quelli del centrosinistra è inferiore addirittura al 10%), a testimonianza di come la situazione in Giappone ha creato in tutti i cittadini più di una qualche perplessità e dubbio sull'opportunità dell'Italia di tornare al nucleare. Se già l'allarme attuale è più che sentito, appare evidente che se dal Giappone non arriveranno notizie di sviluppi positivi le percentuali di dissenso saranno inevitabilmente destinate a crescere.
L'elevata pericolosità delle centrali combinata al rischio di inquinamento ambientale rappresenta il motivo principale per cui la maggior parte degli intervistati dichiara di non volere il ripristino delle centrali nucleari. L'effetto 'NIMBY' (Not In My Back Yard) riduce ulteriormente i pro-nucleare: l'eventualità che una centrale possa essere costruita nelle vicinanze della propria abitazione o del proprio luogo di lavoro fa abbassare la quota di consensi fino al 16%, con il Sud ad esprimere il maggior dissenso (solo il 12% è favorevole), probabile conseguenza anche delle voci che da qualche tempo circolano sui possibili siti di costruzione degli impianti.
"Esiste quindi una concreta possibilità che i progetti nucleari italiani non vedano la luce - evidenzia Michele Pasqualotto, coordinatore della ricerca - Circa due intervistati su tre, infatti, sono a conoscenza del referendum abrogativo indetto per giugno, ed il 58% dichiara che andrà a votare. Se si raggiungerà il quorum dei votanti, dato che la stragrande maggioranza degli intervistati si è dichiarata contraria al nucleare, il percorso intrapreso dal Governo potrebbe subire una brusca frenata".

La "pausa di riflessione" del governo - Più riflessione, più verifiche e più informazioni. E' questa la ricetta del governo italiano per tranquillizzare l'opinione pubblica e cercare di tenere aperta la strada del ritorno al nucleare. A enunciarla è stato ieri mattina il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani in una conferenza stampa al termine del Consiglio straordinario dei ministri dell'Energia Ue. Poco più di una settimana dopo l'inizio dell'allarme che sta sconvolgendo il Giappone, Romani ha annunciato "una responsabile pausa di riflessione, come fatta da altri Paesi europei" sul programma nucleare italiano. Ora la priorità, ha aggiunto, è verificare la sicurezza a livello europeo delle centrali in funzione.
Mutuando quindi il linguaggio usato per fare fronte all'emergenza finanziaria, Romani ha spiegato che gli impianti d'energia atomica attivi in Europa saranno sottoposti "entro il 2011" a degli "stress test". I primi a essere interessati dalla verifica dovrebbero essere quelli più vecchi, di prima generazione. Si tratta di una decina di centrali sulle 143 presenti nell'Unione. L'Italia tra l'altro, ha precisato il ministro, "ha chiesto di accelerare al massimo". Inoltre, ha assicurato Romani, sulle condizioni di sicurezza del nucleare in Europa sarà garantita la massima informazione ai cittadini italiani. "Non so se prima del referendum faremo in tempo a dare le informazioni che ci aspettiamo - ha detto ancora - Ma cercheremo di fare in modo che i cittadini italiani siano informati al massimo livello possibile delle risultanze di questa ricerca che sarà fatta a livello europeo e condivisa da tutti i Paesi europei".
Gli stress test immaginati dal governo italiano dovranno prevedere "standard di sicurezza molto elevati ed essere economicamente sostenibili". Inoltre dovranno tenere conto di "eventi eccezionali" di cui potrebbe essere vittima l'Europa "inclusi attacchi informatici e attentati terroristici", ha spiegato Romani. Oggi, ha aggiunto il ministro, "è irreversibile la scelta di capire dal punto di vista della sicurezza se siamo nella condizione di massima sicurezza in base ai requisiti e standard che abbiamo immaginato e che vengono resi operativi da un organismo europeo. Vogliamo risposte chiare e procedure chiare anche per l'opinione pubblica che deve sapere tutto il necessario sulla questione sicurezza". "Una volta che saremo sicuri che tutto questo è stato risolto nella direzione auspicata, a quel punto la scelta nucleare del governo potrà proseguire", ha ribadito Romani.
L'obiettivo finale del governo sembra essere quindi quello di ottenere per il ritorno al nucleare un via libera a livello di Unione Europea. "Oggi - ha chiarito Romani - siamo a chiedere agli organismi e alle autorità internazionali che facciano il lavoro da fare e stabiliscano con rigore" i criteri e gli standard per realizzare stress test credibili sui reattori "soprattutto quelli degli anni Settanta", in modo che almeno "nell'Ue il problema abbia una soluzione riconosciuta da tutti gli Stati membri, che abbiano o no centrali nucleari".

Le parole del ministro sono state accolte con sospetto e scetticisimo dall'opposizione. "La pausa di riflessione sul nucleare del governo Berlusconi, ribadita anche dal ministro dello Sviluppo Romani è solo un inganno", ha dichiarato il presidente dei Verdi Angelo Bonelli. "Se il governo avesse voluto una pausa di riflessione, perché lo scorso 16 marzo ha dato il via libera al decreto sulla localizzazione delle centrali che prevede il parere obbligatorio ma non vincolante delle Regioni sulla scelta dei siti atomici?". "La finta frenata sull'atomo - ha concluso Bonelli - nasconde da un lato il tentativo di sabotare il referendum e dall'altro uno scontro interno all'esecutivo per scaricare i reattori francesi Epr per favorire quelli americani della Westinghouse, società con cui ha stretti rapporti Ansaldo Nucleare".
Giudizi simili arrivano anche dall'Italia dei valori. "Gli altri Paesi si possono permettere una pausa di riflessione, visto che il nucleare lo hanno scelto e stanno ora valutando di abbandonarlo. L'Italia no - ha detto Massimo Donadi, presidente dei deputati dell'Idv - perché il nostro Paese sta scegliendo ora, controcorrente e fuori tempo massimo, se adottare o meno il nucleare. Per questo, la pausa di riflessione annunciata dal ministro Romani è solo un meschino stratagemma per scavallare il referendum".

[Informazioni tratte da Corriere.it, Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

 

 

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22 marzo 2011
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