La Raffineria Eni di Gela rigetta le accuse di inquinamento ambientale lanciate dalle istutizioni
La Raffineria di Gela ha replicato con le proprie cifre alle accuse lanciate in questi giorni da istituzioni (sindaco, giunta, consiglio comunale) e forze politiche della città, riguardanti 50 anni di inquinamento e di devastazione del territorio. Questi, in sintesi, i dati forniti dall'azienda in una conferenza stampa che si è tenuta nei giorni scorsi.
Il piano di miglioramento ambientale dell'Eni, a Gela, ha comportato, negli ultimi 4 anni, investimenti di poco superiori a 250 milioni di euro e altri ne sono in programma; il piano di miglioramento tecnologico, iniziato nel 2007, prevede una spesa di 500 milioni di euro; la bonifica della falda inquinata è a regime da due anni e grazie all'impianto Taf (unico del suo genere nel mondo), l'acqua viene prelevata dal sottosuolo, depurata e riutilizzata come acqua distillata per produrre vapore; secondo la Corte di Giustizia Europea, il pet-coke prodotto a Gela non è un rifiuto ma un combustibile del tutto lecito, che viene usato per produrre energia elettrica per il fabbisogno interno; dal 1999 ad oggi, le emissioni dei camini nell'atmosfera si sono ridotte di ben cinque volte grazie anche al depuratore dei fumi "Snox" (anche questo impianto di brevetto Eni).
Una seduta consiliare sarà convocata nei prossimi giorni sullo specifico tema della tutela ambientale, e la direzione del petrolchimico sarà invitata a parteciparvi.
"La Raffineria di Gela - in un comunicato stampa - ribadisce la propria completa disponibilità al confronto continuo, in un'ottica di proficua collaborazione, improntata alla massima trasparenza, con le istituzioni, gli enti del territorio (compreso il consiglio comunale, più volte invitato a visitare gli impianti) e le associazioni ambientaliste". L'azienda si dice disposta "a far analizzare i propri fumi da parte di società scelte da Legambiente, purchè qualificate e certificate". [La Siciliaweb.it]