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La Rai ripara allo ''sgarro''

Dopo le polemiche sulla puntata di Report dedicata alla mafia, Cattaneo ripara con un programma sulla ''bella Sicilia''

18 gennaio 2005

Sta succedendo qualcosa di veramente pericoloso in Italia. Si vuole, e lo si fa sistematicamente, occultare la verità. Si vogliono foderare gli occhi degli italiani, si vuole far credere a tutti noi - evidentemente ritenuti, per l'ennesima volta, un branco di pecoroni senza cervello - che le cose vanno bene e che la realtà vera è quella che ci viene rifilata giorno dopo giorno tramite la televisione, edulcorata, chiassosa e succhiacervella. La negatività, le immagini spiacevoli e crude sono solo frutto della cattiveria di tanti giornalisti, teatranti, autori televisivi che a turno ce l'hanno con la maggioranza di governo, con i forzisti, con i leghisti, con i berlusconiani o con quelli della vecchia democrazia cristiana che sono saliti sul carro del vincitore.
La mafia non esiste, e se qualcuno ammette la sua esistenza, trattasi d'esistenza di poco conto. Il pizzo? Non lo paga nessuno, e se c'è qualcuno che lo paga, lo fa perché appartiene ad uno stato sociale di infima cultura, ma sono pochissimi in questa bell'Italia che scoppia di salute. La corruzione? E cos'è mai codesta parola? Corrotti e corruttori sembra siano scomparsi dallo Stivale...

Sta succedendo qualcosa di veramente pericoloso in Italia, se all'indignazione di un indagato per mafia provocata da un'inchiesta giornalistica sulla mafia, la Televisione di Stato, quella che ha l'obbligo di offrire un servizio pubblico, risponde offrendo un programma per riparare allo ''sgarro'' commesso. 
Sta succedendo qualcosa di veramente pericoloso in Italia, se gli allarmi lanciati dai magistrati sulla pericolosa e rinforzata mescolanza tra mafia e politica, viene costantemente ignorata e se diventa chiara l'intenzione di smantellare tutto il lavoro che è costato la vita a personaggi come Falcone e Borsellino...     

''Se qualcuno crede che basti non parlare di mafia per sconfiggerla, si sbaglia. Io sono siciliano e amo la Sicilia, proprio per questo credo che quel tipo di inchiesta abbia fatto bene alla Sicilia e a riaccendere i riflettori su un problema rispetto al quale non bisogna abbassare la guardia".
Il direttore di Raitre, Paolo Ruffini, difende con queste parole l'inchiesta di "Report" sulla mafia andata in onda sabato sera e che ha scatenato l'indignazione di Totò Cuffaro, presidente della Regione Sicilia, e criticata da alcuni esponenti del centrodestra.
''Il male bisogna conoscerlo per combatterlo, e la mafia è un male per la Sicilia. ''Non ho capito bene le critiche - ha spiegato Ruffini-, era una bella inchiesta sulla mafia, non un modo di dire che tutta la Sicilia è mafia. Anzi, raccontava come i siciliani combattono e abbiano combattuto la loro battaglia contro la mafia''. Il direttore di Raitre ha inoltre aggiunto che la puntata di 'Report', seguita da oltre due milioni di telespettatori, ha avuto un grande ascolto soprattutto in Sicilia: ''In Italia ha raggiunto il 9,50%, in Sicilia il 15%: vuol dire che c'è un paese che vuole essere raccontato''. ''Nessuno ha detto che la Sicilia è mafia - ha concluso - Ma c'è una minoranza di mafiosi che tiene in scacco lo Stato, come avviene da 40 anni con Provenzano''.

Ma le parole di Paolo Ruffini, non valgono a niente. L'indignato presidente della Regione Siciliana, Totò Cuffaro, con l'appoggio dell'altrettanto indignato ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia e del solidale sindaco di Catania, il medico del premier Umberto Scapagnini, avrà la sua bella trasmissione "riparatrice" sulla Sicilia. Sarà la puntata di "Punto e a capo" della prossima settimana su Rai 2, condotta da Giovanni Masotti e Daniela Vergara, promessa direttamente dal direttore generale della Rai Flavio Cattaneo.
Una bella puntata sulle belle cose di Sicilia così da poter tentare di riparare l'oltraggiosa diffamazione presentata da quei comunisti di "Report", perché soltanto dei comunisti, fautori di miseria, terrore e morte (come ha ricordato il presidente del Consiglio) potevano gettare tanto fango su di un isola che dopo tanti anni bui ora risplende di luce propria, senza macchia.
"Certo, non potrò mai dire ai siciliani di non pagare il canone, ma mi rendo conto che dopo la trasmissione faranno un grosso sforzo nel continuare a pagare il servizio pubblico" ha detto Cuffaro ai giornalisti. "Dire che la Sicilia di oggi è quella in cui l'80 per cento degli imprenditori pagano il pizzo o se ne vanno, e quelli che restano sono costretti a vivere sotto scorta è un falso - ha continuato il governatore - . Che ci provoca un grosso danno di immagine proprio in un momento in cui decine di grossi imprenditori del nord vengono ad investire nell'Isola e non certo perché sono collusi con la mafia. Quelli che pagano il pizzo saranno il 5-10 per cento. I magistrati dicono cose diverse? E io non ci credo. I dati veri dicono che il prodotto interno lordo in Sicilia nel 2003 è cresciuto dell'1,8 per cento, ben di più della media nazionale dello 0,4 per cento, e questa è la riscossa di un territorio, della sua voglia di impresa, della cultura della legalità".

La puntata ''riparatrice' piace non solo a Cuffaro ma anche all'opposizione che però la preferirebbe realizzata dalla stessa redazione di Report. ''In questa possibile trasmissione - dice un esponente della Margherita - si dovrebbe far sentire la voce degli operai delle aree industriali petrolchimiche in crisi di Gela, Milazzo, Priolo, di Termini Imerese, della Imesi di Palermo, del polo tessile di Valguarnera, degli agricoltori di Vittoria; che voglia affrontare la nuova emigrazione, l'incertezza delle famiglie, la povertà che è aumentata. Perché anche questa è la Sicilia vera di cui Cuffaro non parla mai''.
E a fianco della redazione di Report scende anche il segretario della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Paolo Serventi Longhi: "Un reportage giustamente e fortemente impegnato ad analizzare la recente evoluzione del fenomeno mafioso in Sicilia. Solo fatti e realtà, per qualcuno forse scomodi".
Da sinistra il commento sconsolato dell'eurodeputato ds Claudio Fava: "Da presidente della Regione siciliana è accusato di aver favorito Cosa nostra, da spettatore televisivo si indigna per un documentario di denuncia sulla mafia. La psicologia del signor Totò Cuffaro è davvero bizzarra...".
Per Giuseppe Lumia (capogruppo ds in commisione Antimafia) ''in queste ore si sta scatenando una vera e propria aggressione all'informazione libera e critica. Magari ci fosse la stessa veemenza linguistica ed operativa contro Cosa Nostra e il suo sistema di collusione con la politica e l'economia''

''I colleghi di Report non hanno fatto altro che il loro mestiere di fotografare la realtà''. È questo un brano del documento firmato da una cinquantina di giornalisti palermitani del Giornale di Sicilia, di Repubblica e della Rai. 
''Un imprenditore lascia la Sicilia perché oppresso dal racket - proseguono i cinquanta firmatari -, e secondo il sindaco di Gela il 70% degli appalti è in mano alle cosche. Sono notizie che stanno ormai da anni sulle pagine dei giornali. Questa, purtroppo, è una delle facce della Sicilia e certo la colpa non è dei cronisti. Potrà non piacere, ma il giornalismo d'inchiesta mette in risalto anche verità scomode - continua il documento -. Vorremmo sentire parlare di una Sicilia finalmente libera dalla mafia. Ma così ancora non è: lo dimostrano le dichiarazioni rese dai magistrati siciliani pochi giorni fa all'apertura dell'anno giudiziario: Cosa nostra è ancora forte e il pizzo è un terribile fardello che commercianti e imprenditori sono costretti a portare addosso''.
''Proprio alla luce di tutto ciò gli attacchi scatenati contro i colleghi della trasmissione di Raitre - si legge nella nota - ai quali va la nostra solidarietà, ci sembrano pretestuosi e volti a scaricare responsabilità che bisogna cercare altrove. I politici devono agire in maniera trasparente per migliorare la Sicilia e agire concretamente per eliminare gli ostacoli allo sviluppo e alla legalità''.

''Intanto, l'Ordine dei giornalisti di Sicilia lascia ad altri le valutazioni politiche sulla trasmissione di Report, ma non può esimersi - dice una nota - dall'esprimere apprezzamento non solo per la scelta del tema, ma anche per il suo contenuto giornalistico, finalmente portato in prima serata dal servizio pubblico televisivo''.
''Il programma
- si legge ancora - proprio per il suo taglio informativo, era già stato premiato dall'Ordine siciliano nel 2002. Tutte le critiche sono legittime ma la libertà di informazione è un principio irrinunciabile. Lo terrà sempre presente un Ordine professionale che ha visto cadere tanti giornalisti per mano mafiosa: da Mauro De Mauro a Mario Francese, da Giuseppe Fava a Beppe Alfano''.

- ''Scoppia lo scandalo: la tv parla di mafia'' di Curzio Maltese per la Repubblica

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18 gennaio 2005
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