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La religione del mio tempo

Gli italiani e la chiesa: tra fedeltà e disobbedienza. Il ''sentire religioso'' nel Rapporto Italia 2006 dell'Eurispes

18 gennaio 2006

Alla vigilia della prima eciclica di Benedetto XVI, che sarà dedicata al concetto cristiano e dell'"amore-caritas", e in un ''presente storico'' come il nostro, che rimarrà fortemente impresso per quella che sarà la memoria futura, dove l'Etica e il suo rapporto con la Scienza, la Morale e il suo rapporto con la Politica, dove il Relativismo e il suo rapporto con la Fede, stanno avendo posti di assoluto rilievo per la vita pubblica del Paese, il Rapporto Italia 2006 dell'Eurispes cerca di darci un quadro del sentire religioso, e in particolar modo del ''sentire cattolico'', degli Italiani di oggi.

Dal report dell'Eurispes emerge un'Italia con una sostanziale crescita dei cattolici ma che, in larga maggioranza, non praticano attivamente. Più cattolici non praticanti, dunque, favorevoli alla comunione per i divorziati, ai Pacs e alla fecondazione assistita, come in una riscoperta della propria radice culturale, più che religiosa, più aperta e vicina ai concetti laici della società.

Passando, quindi, a qualche anticipazione del Rapporto (che è stato condotto su un campione di 1.070 persone fra il 22 dicembre 2005 e il 5 gennaio 2006, e che sarà presentato il prossimo 27 gennaio), vediamo che l'87,8%  degli intervistati si sono dichiarati cattolici, facendo registrare così una crescita di 8 punti percentuali rispetto a 15 anni fa; solo un terzo, però, si è dichiarato praticante.
Il 77,8% di coloro che si sono dichiarati cattolici (il 79,3% del campione, cattolici e non) non è d'accordo con il divieto per i divorziati risposati civilmente di ricevere l'eucaristia, e il 66% (65% del campione) ritiene sbagliato negarla ai politici favorevoli a leggi non conformi ai dettami della Chiesa.
Il 68,7% dei cattolici (71,1% del campione) dice sì all'introduzione dei Patti civili di solidarietà a sostegno delle unioni civili, il 65,6% (69,1%) è favorevole alla legge sul divorzio e il 58,7% (62,5%) alla fecondazione assistita.
Fra i cattolici, inoltre, l'83,2% è favorevole all'aborto se la vita della madre è in pericolo, il 72,9% di fronte a gravi anomalie del feto e il 61,9% in caso di violenza sessuale.
Più controverso il tema dell'eutanasia, con il 38,1% dei cattolici favorevole e il 48,1% contrario.

Se la religiosità aumenta proporzionalmente all'età ed è leggermente più alta tra le donne, non si rilevano differenze di rilievo a seconda dell'area geografica.
Va sottolineato comunque che tra i giovani è emerso un forte desiderio di religiosità: la percentuale dei ragazzi di 18-24 anni che hanno dichiarato di partecipare alla messa della domenica è superiore a quella dei soggetti più grandi: 30,8% contro i rispettivi 22,4% e 28,5% delle fasce 25-34 e 35-44.
Tre intervistati su 4 si recano in Chiesa per pregare, il 16,4% solo per rispettare la tradizione familiare e il 14% per trovare forza nei momenti difficili.
Solo il 59,5% dei cattolici, poi, credono ai miracoli. Ma è interessante anche il dato inverso, e cioè il 16,3% che ci crede pur non dichiarandosi cattolico.

I dati emersi dalla ricerca sono stati riassunti dall'Eurispes dando al Rapporto un titolo emblematico: ''Gli italiani e la chiesa: tra fedeltà e disobbedienza''. Infatti, osserva Gian Maria Fara, Presidente dell'Eurispes: ''I dati emersi dall'indagine delineano una crisi non della religione, ma della religiosità. Per quanto riguarda i cattolici, si profila l'immagine di una religione 'vacillante', lontana dall'idea di un rilancio religioso autentico, in grado di fare del cattolico una forza individuale e collettiva capace di immettere nella società nuovi valori e di farli diventare veramente egemoni''.
''La realtà - secondo il Presidente dell'Eurispes - è che in Italia, tra la Chiesa cattolica ed i propri fedeli c'è la stessa discontinuità che esiste, politicamente parlando, tra paese ufficiale e paese reale: le gerarchie ecclesiastiche non sembrano corrispondere, nell'elaborazione dell'indirizzo religioso, alle difficoltà e alle istanze dei fedeli cattolici. D'altro canto, la politica attuale (sempre in ritardo rispetto al comune sentire, ma fin troppo attenta all'orientamento delle gerarchie ecclesiastiche) finge di non vedere la tranquilla indifferenza in cui spesso cade il dettato cattolico presso gli stessi credenti, che si dichiarano favorevoli ai Pacs, all'aborto in caso di pericolo di vita per la madre, alla fecondazione assistita e all'eucaristia per i divorziati risposati. E tuttavia sarebbe impossibile - a parere di Fara - parlare di un'Italia laicista o zapaterista e lucidamente consapevole della necessità di separare la sfera pubblica da quella confessionale. Questo perché, alla luce del percorso storico del popolo italiano, il cattolicesimo sembra rappresentare uno dei pochi collettori identitari possibili, a maggior ragione dopo la crisi delle ideologie: in questo senso, le radici cattoliche costituiscono per gli italiani una bandiera più sentita di quella patria e funzionano come collante culturale, anche se non necessariamente religione''.

- L'identikit del credente e del cattolico Italiano (Asca.it)

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18 gennaio 2006
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