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La Repubblica islamica dell'Iran è pronta anche alla guerra per difendere le sue attività atomiche

26 febbraio 2007

Una escalation di dichiarazioni intransigenti è venuta ieri da Teheran sul suo programma nucleare. Il presidente Mahmud Ahmadinejad ha affermato che l'Iran procederà ''come un treno senza freni'' nel confronto con l'Occidente, mentre il vice ministro degli Esteri Manuchehr Mohammadi ha avvertito che la Repubblica islamica è pronta ''anche alla guerra'' per difendere le sue attività atomiche.

E' stata questa la risposta di Teheran alle velate minacce contenute nelle parole di qualche giorno fa del vicepresidente Usa, Dick Cheney secondo il quale gli Stati Uniti perseguono le vie diplomatiche ma ''non escludono nessuna opzione''. Dichiarazioni cui si aggiungono le indiscrezioni del New Yorker: secondo il settimanale americano, il Pentagono avrebbe predisposto piani d'attacco attuabili entro 24 ore da un via libera presidenziale.
A tutto ciò si affiancano anche le voci sul fatto che Israele preparerebbe un attacco a sorpresa contro gli impianti nucleari iraniani. Il quotidiano britannico Sunday Times ieri riferiva che Gerusalemme avrebbe chiesto a Washington un ''corridoio aereo'' sopra l'Iraq in caso di attacco ''chirurgico'' contro l'Iran, anche se da Israele sono arrivate subito smentite ufficiali.
Intanto Teheran ha anche annunciato di avere lanciato per la prima volta nello spazio un missile, che trasportava ''materiale per la ricerca'' prodotto dalle industrie militari. Il programma missilistico iraniano è proceduto di pari passo con quello nucleare negli ultimi anni, contribuendo alle inquietudini nel mondo occidentale, in particolare proprio degli Usa, e di Israele.

Comunque, il ministro degli Esteri iraniano ha chiarito che l'Iran è sempre disponibile a trattare e ha rivelato che vi sono stati contatti con le autorità statunitensi. ''L'Iran è pronto a negoziare con gli Stati Uniti senza precondizioni, ma gli americani non hanno ancora accettato'', ha detto, ''vi sono stati incontri non ufficiali con gli americani sull'Afghanistan e l'Iraq, ma loro dicono che prima l'Iran deve accettare le condizioni degli Usa e poi vi saranno colloqui''.
Nel giro di qualche ora è arrivata la risposta di Washington. L'Iran non ha bisogno di inserire la retromarcia sul proprio programma nucleare, ma deve invece ricorrere a ''un bottone dello stop'', ha detto il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice. Parlando a Fox News, la Rice ha detto che se Teheran tirerà il freno, interrompendo l'arricchimento di uranio, gli Stati Uniti sono pronti ''a sedersi a un tavolo e discutere di qualunque cosa l'Iran abbia in mente''.
Di sicuro l'ipotesi di un raid americano contro l'Iran ha riacceso lo scontro tra vertici militari del Pentagono ed amministrazione Bush. Ed alcuni alti comandanti militari hanno minacciato di dimettersi nel caso di un ordine di attacco da parte della Casa Bianca, considerato un atto irresponsabile. I vertici militari americani, infatti, non nascondono alla Casa Bianca la situazione di grande difficoltà e debolezza in cui trovano le forze armate dopo sei anni di impegno bellico, in Afghanistan e soprattutto in Iraq.

E sabato scorso a Baquba a nord di Bagdad, le truppe americane hanno dato notizia di aver trovano rinvenuto centinaia di micidiali ordigni preparati in Iran e pronti per essere assemblati e utilizzati in Iraq. Secondo il maggiore Jeremy Siegrist, che ha dato notizia del ritrovamento, ''non è possibile accusare il governo'' di Teheran, anche se i componenti sono stati trovati insieme e proiettili di mortaio di fabbricazione iraniana. Il materiale scoperto avrebbe permesso di preparare 150 micidiali ordigni in grado di perforare la corazza dei blindati americani. Washington, che accusa anche l'Iran di sobillare la violenza in Iraq, mostra preoccupazione per questi ordigni cui si attribuisce la morte di 170 soldati americani in Iraq dal 2004 a oggi, benché l'Iran abbia sempre negato ogni coinvolgimento.

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26 febbraio 2007
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