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La ricerca della felicità

Il ''duro e cinico'' sogno americano raccontato da un regista italiano dei giorni nostri

24 gennaio 2007


 





Noi vi consigliamo di vedere...
LA RICERCA DELLA FELICITA'
di Gabriele Muccino

Chris Gardner è un brillante venditore in serie difficoltà economiche. Indietro con l'affitto per mancanza di lavoro, Gardner, e il figlio di appena cinque anni, vengono sfrattati dall'appartamento di San Francisco dove vivono e si ritrovano in mezzo alla strada senza un posto dove andare. Poi, quasi per caso, l'uomo viene assunto come praticante presso una prestigiosa società di consulenza finanziaria, un incarico che comporterà tante privazioni, prima fra tutte quella di essere costretto a vivere, insieme al figlio, in un ricovero per senza tetto, ma che lo porterà a realizzare il sogno di una vita migliore per entrambi.

Tit. Orig. The pursuit of happyness
Anno 2006
Distribuzione Medusa
Durata 117'
Regia Gabriele Muccino
Sceneggiatura Steve Conrad
Con Will Smith, Cecil Williams, Kurt Fuller, Thandie Newton, Jaden Christopher Syre Smith
Genere Drammatico


La critica
''Per una volta, due star di Hollywood come Will Smith e la meno conosciuta ma bravissima Thandie Newton recitano senza cerone, senza il filtro di un'immagine pre-confezionata. Sono veri, raccontano una storia vera. Merito di Muccino, e gliene va dato atto. Per concludere, con un tocco di presunzione ci permettiamo di rivolgere un invito al pubblico di sinistra, a tutti coloro che hanno manifestazioni allergiche di fronte all'etica del "sogno americano" e a quelli che non pensano affatto che i soldi facciano la felicità. A tutti coloro, insomma, che la pensano come noi. Entrate in sala a vedere La ricerca della felicità senza sapere già cosa dovrebbe raccontarci il film, per piacerci. Andare al cinema per vedere confermate le proprie idee non è un buon modo per goderne. In questo caso il consiglio vale di più, perché potreste perdervi un film frutto di un bell'incontro. E il risultato vale davvero la pena dello sforzo''.
Roberta Ronconi, 'Liberazione'
 
''(...) Muccino non sbaglia un colpo. La regia è brillante, efficace; le scene hanno tensione (...). Se non vi dicessero che il film è diretto da un italiano, non ve ne accorgereste mai: Muccino ha fatto un lavoro alla Zelig, si è messo al servizio del copione e ha sfornato il film che Hollywood si aspettava da lui.(...) Una volta avremmo scritto che La ricerca della felicità è un film di "destra"; oggi, collocandolo in un presente dove le nostre piccole ideologie italiane sono sfumate (...), dovremo definirlo un film "reaganiano", in cui l'America di Bush applaude il proprio arrivismo e il proprio maschilismo, e i poveri si fottano!''
Alberto Crespi, 'l'Unità'

''Favola travestita da storia vera, La ricerca della felicità è il tipo di film che scende giù tranquillamente e finisce per piazzarsi sullo stomaco. (...) Aiuta Will Smith, con la sua innata simpatia''.
Manohla Dargis, 'New York Times'

''Se La ricerca della felicità è meno bello dell'Ultimo bacio, è più bello della media produzione hollywoodiana. E poi un fondo di realismo europeo percorre in questa storia di declino di un commesso viaggiatore (Will Smith). (...) Si direbbe che Muccino abbia visto Il giovedì di Risi e se ne sia ricordato: anche questo va a suo onore. In Italia troverà stroncature, perché nella Ricerca il lieto fine è dilazionato, non evitato; perché il mito americano viene strapazzato, ma salvato. Ma chi altro in Italia è così stimato da meritarsi un viaggio in California e un contratto per un film di queste dimensioni? (...) Certo, il patetico c'è anche nella Ricerca della felicità, ma è un patetico sociale, non è la stessa cosa: quel che Muccino mostra è la ricerca, non la felicità''.
Maurizio Cabona, 'il Giornale'

''Sul mito della 'seconda volta' e del 'diritto alla felicità' il cinema americano ha costruito buona parte della sua fortuna. E dei suoi soggetti. Per questo l'esordio statunitense di Gabriele Muccino poteva rivelarsi da una parte piuttosto agevole (sarebbe bastato copiare certe atmosfere e certe situazioni) e dall'altra decisamente complicato (va bene copiare, ma poi il confronto avrebbe potuto essere devastante). Senza tener conto del fatto che guidare una troupe hollywoodiana, con una star come Will Smith a capo, è un (bel) po' più complicato che dirigere un film con la Bellucci e Bentivoglio. Per questo 'La ricerca della felicità' mi sembra un film decisamente riuscito. Non un capolavoro, certo, ma un bel film medio (che non è una diminuzione, anzi) capace di rivelare nel regista romano una serie di potenzialità che nei suoi film italiani finivano per essere poco sviluppate. Che Muccino sappia imprimere alle sue opere una notevole fluidità narrativa e alle riprese una scorrevole naturalezza non è certo una novità. Ma sia nell''Ultimo bacio' che in 'Ricordati di me' mi era sembrato di cogliere un po' di furbizia di troppo, di chi non vuole dispiacere a nessuno e quindi finisce per 'assolvere' i peccati di tutti, rivelandosi consolatorio più che partecipe. Nella 'Ricerca della felicità' questo atteggiamento di fondo sparisce e quella che poteva essere la più scontata e zuccherosa delle storie diventa il ritratto coinvolgente e credibile di un americano alle prese con le tante contraddizioni della vita e della società. (...) La recitazione di Will Smith è sempre intelligentemente controllata, quasi trattenuta, così da dar vita a un personaggio credibile, non 'hollywoodiano', che facilita il coinvolgimento emotivo dello spettatore e che aiuta a raccontare il mito dell'edonismo reaganiano da un'angolazione meno scontata e superficiale. Permettendo a Muccino di evitare le trappole in cui era caduto in passato. In questo modo l'eterna favola del successo a portata di mano diventa qualche cosa di più complesso e credibile. E una commedia a lieto fine la conferma di una professionalità davvero matura. Che ha dimostrato di saper fare a meno di certi facili stereotipi giovanilisti per mettersi al servizio di un'idea di regia che forse non è immediatamente gratificante (non si può dire che questo sia un film 'd'autore') ma che può davvero aprire la porta di una lunga e bella carriera''.
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'

''Gabriele Muccino, il regista quarantenne de 'L'ultimo bacio' e di 'Ricordati di me', ha fatto a San Francisco un film riuscito e doppio: per metà il suo primo film americano (con amore tra padre e figlio piccolo, ambizioni del giovane uomo nero, caduta sfortunata, resurrezione, tenerezze) e per metà un film realistico italiano sulla difficoltà di vivere in America. Significativamente, il film comincia e finisce con la folla di impiegati in marcia verso il lavoro al mattino, neppure notando l'ubriaco buttato sull'asfalto. (...) "La ricerca della felicità" è uno dei diritti concessi ai cittadini dalla Dichiarazione di Indipendenza americana: gli Stati Uniti sono l'unico Paese in cui tale diritto sia affermato e la parola «felicità» sia presente in un documento costituzionale.(...) Al regista italiano potrebbe essere riservata una carriera americana con maggiore esito di quanto non sia accaduto in passato ad altri registi (Carlo Carlei, o in diversa situazione, Faenza di 'Copkiller') che sono andati a lavorare negli Stati Uniti, ma che non hanno realizzato più di un unico film''.
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'
 
''Cinico come sono, devo ammettere che sono stato completamente vinto dal lavoro sincero e profondamente efficace di Will Smith''.
Richard Roeper, 'Chicago Sun-Times'
 
Will Smith con La ricerca della felicità è stato candidato all'Oscar 2007 come miglior attore protagonista

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24 gennaio 2007
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