La riconquista della dignità. ''Un intero popolo che NON paga il pizzo è un popolo Libero''
I primi frutti della campagna ''Contro il pizzo cambia i consumi''
Da anni i ragazzi del Comitato Addiopizzo lo hanno ricordato a tutte quelle persone che appartengono alla Sicilia sana e vivono nella e per la legalità: ''Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità''.
Per ''festeggiare'' il primo traguardo tagliato dal coraggioso comitato palermitano lo slogan diventato oramai celebre è cambiato in un inno di speranza rinnovata ''Un intero popolo che non paga il pizzo è un popolo Libero'', e ad un anno dal lancio della campagna ''Contro il pizzo cambia i consumi'', il Comitato Addiopizzo può presentare i frutti del proprio impegno.
Il 2 maggio, infatti, il Comitato Addiopizzo presenterà, in conferenza stampa nazionale, una lista di 100 commercianti, di Palermo e provincia, che non pagano il pizzo e lo dichiarano pubblicamente.
Inoltre, sono più di 7000 i consumatori palermitani che si sono impegnati a fare consumo critico, preferendo pagare chi non paga.
Tutto questo è opera del lavoro volontario di tanti giovani e di tanti imprenditori coraggiosi.
L'appuntamento è alla Sala Magna di Palazzo Steri, sede del rettorato dell'Università degli Studi di Palermo, il 2 maggio, alle ore 10, poche ore prima dell'udienza di uno dei tanti processi che vedono imputato Bernardo Provenzano.
Cos'è la campagna ''Contro il pizzo cambia i consumi'....
L'associazione Addiopizzo esce dall'anonimato e lancia una campagna di consumo critico
CONTRO IL PIZZO CAMBIA I CONSUMI
di Francesco Galante (L'Isola Possibile, 3 aprile 2006)
Perché è difficile parlare di pizzo a Palermo? È eversivo fornire cifre sull'argomento, come dimostrato un anno fa dal caso Report. L'inchiesta, andata in onda su Rai3, dipingeva un'economia siciliana paralizzata dal racket. La reazione indignata del governatore Cuffaro ha fatto però più gioco nel riportare l'attenzione sull'estorsione di ogni campagna informativa. E sono state tante negli ultimi mesi, in seguito ai successi della magistratura nel portare alla luce le verità di una mafia che non spara ma stringe in pugno le attività commerciali dell'Isola.
È piuttosto facile contrastare il racket delle estorsioni: basta che il commerciante denunci i signori che gli impongono il pizzo. Il problema è la disponibilità del taglieggiato a pagare quella somma, spesso modesta, che assicura la tranquillità e mette al riparo da lungaggini. I contribuenti in alcuni casi possono persino decidere come pagare, se con assegno o cambiale, in rate lungo un anno o in sei mesi. Soluzioni ancora più elastiche sono l'imposizione di manodopera, l'installazione forzata di videopoker nei locali o i pranzi gratis ai signorotti della cosca. Prima preoccupazione dell'estorsore è coltivare un buon rapporto con i commercianti, essere un collaboratore comprensivo che offre protezione e sostegno in cambio di un piccolo obolo. Il pizzo è soprattutto marca di controllo sul territorio, con cui il fenomeno si riproduca senza traumi.
Strategia vincente: il numero delle denunce è irrisorio. Nel capoluogo le cifre si fanno più aspre: otto commercianti su dieci pagano, e Sos Impresa, l'unica associazione antiracket, conta trenta iscritti.
Il Comitato Addiopizzo si istituisce a Palermo nella primavera del 2005. Prima c'erano stati solo gli adesivi. Frasi come ''Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità'' tappezzano per mesi il centro storico del capoluogo siciliano. Una non-associazione, piuttosto un gruppo di resistenza civile, un movimento privo di copyright che portava avanti una ''guerriglia comunicativa''. Non ha legami con sigle o parti politiche. Chiunque può aderire individualmente, scaricare il logo dal sito www.addiopizzo.org e ''attaccare'' nella propria città. È successo ad Alcamo, a Termini Imerese, a Vibo Valentia. L'abbandono dell’anonimato, nel maggio scorso, coincide con una proposta operativa, la campagna ''Contro il pizzo cambia i consumi''.
Si tratta di riunire ogni tipo di attività commerciale della provincia di Palermo in una lista, il cui unico requisito è non essere soggetti a estorsioni. Pubblicare la lista del consumo critico significa mettere in contatto i consumatori con centinaia di esercenti che si rifiutano di pagare. Addiopizzo offre ai cittadini, che sono anche consumatori, questo genere di informazione. E i cittadini, presa coscienza che una percentuale dei propri consumi finisce in mano alla mafia, rispondono: sono seimila i firmatari del manifesto, coloro che vogliono sapere quali negozi effettivamente non pagano il pizzo, e orientare i propri consumi in modo da sostenere chi ha fatto una scelta onerosa ma esemplare. Ma è soprattutto una parte della città, quella che non paga, a esporsi dicendo agli altri che è possibile condurre la propria attività senza rendere conto alla mafia. Oltretutto, con il sostegno dei cittadini-consumatori, la denuncia diventa anche conveniente. Una commissione di garanti, diretta da Pina Maisano Grassi e formata da avvocati, giuristi e giornalisti, ha la responsabilità di vagliare le adesioni dei commercianti alla lista. Lista che sarà resa pubblica appena raggiunto un numero minimo di partenza, verosimilmente nei prossimi mesi. Si contano a decine le imprese finora firmatarie, quasi tutte raggiunte e invitate dai componenti del comitato.
Il presidente della FAI (Federazione Nazionale delle Associazioni Antiracket e Antiusura) Tano Grasso ha biasimato gli imprenditori per la scarsa risposta spontanea alla campagna, e ha ideato un'iniziativa di promozione tramite dei depliant. Una mattina di febbraio i depliant sono stati distribuiti tra i negozi del centro di Palermo, recavano informazioni sulla campagna e il link al sito del Comitato Addiopizzo. Intanto il consumo critico è già cominciato: più volte si sono organizzati feste ed eventi a sostegno di alcuni tra i firmatari più attivi, riunendo i simpatizzanti per dare un chiaro messaggio a chi sta intorno: chi non paga non è più solo.
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