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La riforma delle Province cambia ancora...

Nel tentativo di raccogliere maggiori consensi, il testo sulla riforma è stato rimodulato. E intanto il M5S sembra voterà sì

14 febbraio 2014

La riforma delle Province cambia ancora una volta. Gli scontri, gli scontenti e i maldipancia, che di nuovo ieri hanno tenuto bloccato il testo all’esame dell’Ars, sembrano non finire mai e quindi i partiti della maggioranza hanno dovuto riscrivere una delle parti fondamentali della legge che dovrebbe far nascere i Consorzi Liberi dei Comuni per sostituire le soppresse Province.
Questa volta è il metodo di elezione dei vertici dei consorzi a cambiare. L’intesa raggiunta a Roma lunedì notte prevedeva già che l’assemblea del consorzio (paragonabile al vecchio consiglio provinciale) venisse eletta da tutti i consiglieri comunali del territorio. Ma della giunta del consorzio potevano fare parte solo i sindaci. Ora invece si dà più peso ai consiglieri comunali che potranno non solo far parte delle assemblee ma anche della giunta. Inoltre il presidente del consorzio verrà eletto non solo dai membri dell’assemblea - come prevedeva l’ "accordo al Nazareno" - ma direttamente da tutti i consiglieri comunali dei Comuni consorziati.

"Adesso possiamo cominciare a votare, procedendo a un rapido esame della legge - ha detto il governatore Rosario Crocetta intervenendo in aula - Questa è una legge-cornice di mediazione che rinvia a un ulteriore approfondimento, per quanto attiene le funzioni".
Ma, la riscrittura della riforma sembra non convincere ugualmente l’opposizione ma dalla parte del governo si schiera il Movimento 5 Stelle che potrebbe così assicurare i suoi 14 voti, decisivi per superare anche l’ostruzionismo interno e sotterraneo ai partiti della maggioranza.
Infatti, dalla base del M5S, dopo una consultazione on line degli attivisti riconosciuti dai meetup siciliani, è arrivato lo "stabene".
Certo, non è stata marcata la differenza tra favorevoli e contrari: i "sì", infatti, si sono attestati su una soglia vicina al 60% (59,81), a conferma dello scarso gradimento del testo arrivato in aula, cosa che rispecchia anche l'atteggiamento dei parlamentari del gruppo, che a più riprese ne hanno criticato parecchi aspetti.

Non è, comunque, un "sì" scontato quello dei 14 deputati Cinquestelle. L'orientamento di voto potrebbe infatti cambiare se la legge dovesse avere stravolgimenti rispetto al programma del Movimento e al ddl presentato dal gruppo. "Non è la legge per cui ci eravamo battuti", affermano i deputati grillini. "Le continue marce indietro del governo, che ha ritirato quasi tutti i suoi emendamenti, le hanno tolto gran parte della sostanza. Cercheremo di migliorarla in aula. Al momento le poche cose da salvare sono la scomparsa degli organi politici e la gratuità dei liberi consorzi . E queste sono due tra le cose che, se dovessero saltare, ci spingerebbero a votare contro".

In linea di massima, comunque, i 14 voti del Movimento 5 Stelle, per quanto annunciati come "non scontati", sono manna dal cielo per Crocetta. Il presidente e i capigruppo da giorni stilavano tabelle in cui i franchi tiratori aumentavano ogni volta, ora tutti sono sterilizzati dalla mossa dei grillini. E l’opposizione, che sui franchi tiratori contava per azionare il voto segreto, ha armi meno appuntite. Ecco perché da martedì si vota davvero: basta melina.
Sulla carta Crocetta potrebbe contare su una maggioranza di 49 voti: 19 del Pd, 10 dell’Udc, 8 di Articolo 4, 5 del Megafono e altri 5 dei Drs più gli autonomi Antonio Venturino, Pippo Gianni e Michele Cimino. Ma nel Pd è più o meno ufficiale che Barbagallo, Rinaldi e Alloro non voteranno la riforma e in tanti fra i democratici dubitano perfino del renziano Vullo. Ma si temono due o tre franchi tiratori anche nell’Udc e altrettanti negli altri partiti della maggioranza. Inoltre Venturino, Gianni e Cimino che finora hanno quasi sempre sostenuto Crocetta ieri hanno ufficializzato il loro voto contrario. Dunque i franchi tiratori "accertati" sarebbero più di 10 e meno di 15. E i grillini sono, appunto, 14. "I grillini sono ormai ridotti a ciambella di salvataggio" ha ironizzato il segretario di Sel Massimo Fundarò.

Con questi nuovi equilibri da martedì prossimo si vota, con l’obiettivo di arrivare all’approvazione finale entro giovedì. Visto che, come ha rassicurato l’assessore Patrizia Valenti, il termine del 15 febbraio potrà essere scavalcato di qualche giorno senza che questo obblighi a far rivivere le vecchie Province. "Il termine del 15 febbraio non è perentorio - ha detto Valenti -, lunedì scadono i mandati dei commissari delle Province, poi c'è ancora qualche giorno di tempo per decidere, per cui se la legge dovesse essere approvata prossima settimana saremmo ancora in tempo".

Intanto, notizia dell'ultimora, va registrato il colpo del Psi, guidato in Sicilia da Carlo Vizzini. Venturino, vice presidente dell’Ars eletto con i voti dei grillini è stato sedotto dai socialisti di cui è adesso la punta di diamante istituzionale. E così il Psi che ha appena due deputati conta anche due poltrone di peso, visto che l’altro socialista Nino Oddo è membro del consiglio di presidenza dell’Ars. Un organo da cui invece, proprio per l’addio di Venturino, sono rimasti esclusi i grillini pur contando su 14 parlamentari.

- E la riforma delle Province slitta ancora (Guidasicilia.it, 13/02/14)

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14 febbraio 2014
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