La rinascita di Gela
Culla culturale e commerciale del Mediterraneo antico, oggi dona la sua importanza all'intera Europa
Foto di M.K. dionisio
E' indiscutibilmente importante l'opera realizzata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Caltanissetta, diretta da Rosalba Panvini, per valorizzare il patrimonio storico e culturale, custodito per anni nel territorio gelese. Un patrimonio che è stato riportato alla luce e oggi condiviso con il mondo.
La restituzione alla pubblica fruizione dei siti dell'Emporio greco di Bosco Littorio e di Capo Soprano oggi riconferma Gela, culla culturale del Mediterraneo: a testimonianza del percorso d'innovazione, studiosi ed esperti di fama mondiale si incontreranno fino al 29 maggio in occasione del convegno "Traffici, commerci e vie di distribuzione nel Mediterraneo tra protostoria e V secolo a.C".
Le importanti giornate di studio, che si svolgeranno presso l'Aula magna dell'Istituto magistrale "Dante Alighieri", sono patrocinate dalla Regione Sicilia, dalla Provincia Regionale di Caltanissetta, in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Catania e con il Consorzio Asi di Gela.
Insomma, l'antico tesoro di Gela può finalmente ritornare al centro dell'attenzione degli studiosi internazionali di archeologia.
Una scommessa nata dal territorio e per il territorio, che riunisce esperti, istituzioni e fruitori: "Il sottosuolo di Gela custodisce un patrimonio dal valore inestimabile - afferma Pietro Milano, assessore alle Attività Culturali della Provincia di Caltanissetta - e in quanto tale è nostro compito riportarlo alla luce. Da qui nasce la nostra volontà di contribuire all'operato della Soprintendenza, anche nell'ottica del più ampio percorso di rivalutazione di tutti i tesori culturali della provincia".
Nel corso delle tre giornate di studio, verranno inaugurate le opere di valorizzazione dei due siti, (l'Emporio greco, dov'è stata realizzata un'imponente opera di copertura, e il sito di Capo Soprano per il quale è stato realizzato una copertura hi tech di nuova concezione: una tensostruttura aperta e ultraleggera, dello stesso colore del terreno sabbioso, che protegge il muro di fortificazione in mattoni crudi dagli agenti atmosferici e riduce al minimo l'impatto ambientale).
Nell'Emporio greco sono presenti strutture arcaiche in mattoni crudi risalenti alla fine del VI sec. a.C., in eccezionale stato di conservazione e riferibili ad un impianto di tipo commerciale, con funzione di raccolta e vendita delle merci. "Si tratta di ambienti a pianta rettangolare ad alzato di mattoni crudi probabilmente organizzati in isolati, che abbiamo valorizzato grazie a un'imponente opera di copertura - spiega la soprintendente Rosalba Panvini - i reperti più antichi lasciano pensare che l'impianto rimase attivo fino agli inizi del secolo successivo: all'interno degli ambienti è evidente una fase di distruzione, a testimonianza di un evento violento. La presenza di contenitori da trasporto di tipo chiota, samio e greco-occidentale confermano la destinazione commerciale del complesso da cui provengono anche le tre are fittili con la raffigurazione di scene mitologiche a rilievo, databili agli inizi del VI sec. a. C., oggi esposte nel Museo Archeologico Regionale di Gela".
Le mura greche, rinvenute in contrada Scavone nella zona di Capo Soprano, invece, possono essere considerate uno dei reperti più straordinari e meglio conservati dell'architettura militare antica: dune di sabbia mobili, create dal vento, hanno infatti custodito in maniera eccellente un tratto delle fortificazioni timoleontee, databili intorno al IV sec. a.C., di circa 300 metri di lunghezza, 3 di spessore e fino ad 8 di altezza. La loro importanza storica è dovuta al notevole sviluppo pianimetrico, alla raffinata tecnica costruttiva e alla presenza di un sopralzo di mattoni crudi. Le fortificazioni rappresentano l'estremità occidentale di una linea difensiva che, in origine, girava intorno a tutta la collina di Gela, e all’interno della quale vi erano quartieri civili. "Dopo sei mesi di lavoro - precisa Rosalba Panvini - la Soprintendenza ha eliminato la copertura provvisoria, incompatibile con la fruizione del sito da parte di studiosi e visitatori, realizzandone una definitiva, consistente in una tensostruttura aperta su tutti i lati il cui manto è formato da una membrana ultraleggera ma resistente e dello stesso colore del terreno sabbioso. Tale copertura soddisfa le esigenze di massima protezione dagli agenti atmosferici e riduce al minimo l'impatto ambientale impiegando nuove tecnologie e materiali, svelando all'attento osservatore il suo sostanziale carattere di architettura del paesaggio, anche per la sua espressività luminosa, variabile a tutte le ore del giorno e della notte".
A conferma della "nuova stagione gelese" le zone limitrofe ai due siti ospiteranno diversi eventi culturali estivi, un’ulteriore prova che "Gela è pronta per diventare il cuore del turismo archeologico internazionale - conclude Panvini - per scommettere sul futuro ripartendo dal nostro passato".