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La risposta del regime di Teheran alla condanna degli Otto Grandi

Duri scontri in piazza e all'Università di Teheran. Una trentina di arresti e forse due morti

10 luglio 2009

Gli Otto Grandi della Terra hanno alzato i toni contro l'Iran che con le violenze di piazza a Teheran e ha reso indandescenti le ultime settimane. Nella dichiarazione sui temi politici internazionali approvata durante la cena del G8 all'Aquila, è stata espressa per la prima volta "condanna" verso il regime iraniano. I leader degli Otto hanno "deplorato" le violenze alle manifestazioni di protesta e "condannato" le dichiarazioni del presidente Mahmoud Ahmadinejad negazioniste dell'Olocausto.
A metà settembre, nel G20 di Pittisburgh, i Paesi occidentali discuteranno della ipotesi di rafforzare le sanzioni all'Iran se, nel frattempo, Teheran non avrà dato risposte positive sulla questione del nucleare. Lo ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy, in un incontro stampa a L'Aquila. "Bisogna dare tutte le opportunità alla diplomazia e al dialogo, ma se queste non hanno successo bisognerà trarne le conseguenze e dovremo assumere delle decisioni", ha detto Sarkozy. "Ora spetta all'Iran decidere e rispondere: non può continuare a fare aspettare il mondo intero", ha aggiunto sottolineando che "non possiamo fare dialogo e diplomazia da soli".

Il G8 "continua a essere seriamente preoccupato per gli ultimi eventi in Iran". Dopo gli arresti nello staff dell'ambasciata britannica a Teheran, gli Otto hanno concordato che alle missioni diplomatiche "deve essere permesso di esercitare le loro funzioni efficacemente" e che "qualsiasi restrizione o intimidazione arbitraria a questo riguardo è totalmente inaccettabile, anche in base alla Convenzione di Vienna". Per uscire dall'impasse politica seguita alle contestate elezioni del 12 giugno, i Grandi chiedono all'Iran di "risolvere la situazione attraverso il dialogo democratico sulla base dello stato di diritto" con un richiamo agli obblighi posti dal patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966. Sul fronte del programma nucleare si riafferma l'impegno a trovare "una soluzione diplomatica" e si riconosce il diritto di Teheran all'uso pacifico del nucleare. A condizione, però, che il regime "ripristini la fiducia nella natura esclusivamente pacifica delle attività atomiche".

Ma anche questi ultimi "rimproveri" intimazioni che arrivano dal summit hanno sortito poco effetto su Teheran, dove ieri sarebbero state arrestate una trentina di persone nei pressi dell'università, dove sono divampati gli sconti tra i manifestanti riformisti e i basij, forze paramilitari filo-governative. Secondo alcune notizie, riferite dai blogger iraniani ma non confermate, gli uomini della sicurezza avrebbero anche sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti. Spari sarebbero stati uditi, inoltre, in diverse zone della città, in particolare nella zona di piazza Azadi. Alcuni blogger hanno parlato di tre persone colpite da colpi d'arma da fuoco.
Circa tremila persone hanno manifestato ieri a Teheran, nei pressi dell'università e nella zona di piazza Enqelab, per ricordare le proteste studentesche del 9 luglio del 1999 e contestare la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, avvenuta il 12 giugno. La polizia iraniana, come confermano alcuni media occidentali, ha sparato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti anche a piazza Vanak, dove sarebbero stati eseguiti altri arresti. Voci sempre più insistenti, ma anche in questo caso non confermate, riferiscono di scontri davanti al famigerato carcere di Evin, dove vengono rinchiusi i prigionieri politici. Secondo alcuni blogger iraniani la polizia avrebbe sparato sui manifestanti che affollavano piazza Enqelab con pallottole di gomma e alcuni di essi sarebbero feriti. Per questo motivo numerosi utenti del social network 'Twitter' hanno pubblicato post in cui si chiedeva a medici e personale specializzato di recarsi nelle zone degli scontri per prestare soccorso ai feriti. Incendi sono divampati in molte aree della città, in particolare nella stazione di Mirdamad. Molte persone sono salite sui tetti delle case, come si faceva ai tempi della rivoluzione islamica del 1979, per intonare il grido di sfida al governo "Allahu Akbar". Sempre su Twitter è poi rimbalzata la notizia di due persone uccise con armi da fuoco e dodici ferite negli scontri. Secondo i blogger i dimostranti avrebbero preso in ostaggio un miliziano basiji sulla piazza Enghelab, vicino all'università. Un testimone ha raccontato che alcune ragazze si sono tolte il velo per tamponare le ferite dei dimostranti, molti colpiti da pallottole di gomma. Ci sarebbero anche nuovi arresti di oppositori al regime. [Informazioni tratte da La Stampa.it, Corriere.it, Adnkronos/Aki]

 

 

 

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10 luglio 2009
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