La rivolta del mondo musulmano contro le vignette: la cronologia
Le caricature del profeta Maometto, apparse quattro mesi fa su un quotidiano danese, hanno suscitato proteste, in alcuni casi violente, in molti Paesi musulmani.
Ecco una breve cronologia di quanto è accaduto dal momento della pubblicazione ad oggi.
30 settembre 2005: l'Jyllands Posten, il più diffuso quotidiano danese, pubblica 12 caricature sotto il titolo 'I volti di Maometto'. I rappresentanti musulmani in Danimarca chiedono il ritiro delle vignette e le scuse ufficiali.
12 ottobre 2005: il caporedattore dell'Jyllands Posten riceve minacce di morte.
14 ottobre: più di 1.000 musulmani manifestano a Copenaghen.
20 ottobre: 11 ambasciatori dei Paesi musulmani, in visita a Copenaghen, protestano davanti all'ufficio del primo ministro liberale Anders Fogh Rasmussen, che si rifiuta di riceverli.
29 dicembre: la Lega Araba condanna le vignette definendole un'attentato contro la santità delle religioni, del profeta e dei valori dell'Islam.
5 gennaio 2006: Accordo tra la Danimarca ed il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, per la distribuzione, nei Paesi arabi, di una lettera di Rasmussen che, pur difendendo la libertà d'espressione, condanna 'tutte le azioni volte a demonizzare alcuni gruppi in virtù del credo e dell'appartenenza etnica'.
10 gennaio: Magazinet, un giornale cristiano norvegese, pubblica le caricature in nome della 'libertà d'espressione'. Due giorni più tardi il redattore capo del giornale dichiara d'aver ricevuto minacce di morte.
21 gennaio: l'Unione internazionale dei saggi musulmani, dal Cairo, di invitare tutti i musulmani del mondo a boicottare prodotti e attività danesi e norvegesi.
26 gennaio: l'Arabia Saudita richiama il proprio ambasciatore a Copenaghen. Il gruppo danese-svedese Arla Foods segnala i primi danni economici seguiti al boicottaggio dell' Arabia Saudita che si sta estendendo a Kuwait, Emirati Arabi, Giordania e Maghreb.
29 gennaio: Rasmussen dichiara che il governo in nessun caso ha influenza sui mezzi di comunicazione e che né l'esecutivo né lo Stato possono essere ritenuti responsabili
30 gennaio: i paesi scandinavi annunciano misure per proteggere i propri cittadini in Medio Oriente. Il giornale Jyllands Posten presenta le proprie scuse ai musulmani
31 gennaio: anche il giornale norvegese Magazinet esprime il proprio rammarico per aver l'offesa recata. I ministri degli Interni dei Paesi arabi, riuniti a Tunisi, chiedono al governo danese di 'sanzionare con decisione' gli autori delle vignette.
1 febbraio: molti giornali europei, tra cui il francese France Soir, pubblicano, in nome della libertà di stampa, le caricature. Marocco e Tunisia vietano la vendita del quotidiano francese, mentre Raymond Lakah, il proprietario franco-egiziano di France Soir, ne licenzia il direttore, per "rispetto per le convinzioni di ogni individuo".
3 febbraio: alcuni giornali belgi, fiamminghi e valloni pubblicano tutte o alcune delle vignette 'blasfeme'. A Giakarta circa 300 militanti islamici fanno irruzione nell'ambasciata di Danimarca. Mentre Hamas condanna le vignette, nei Territori le proteste sfociano in violenze aperte.
4 febbraio: l'Unione europea invita i palestinesi a proteggere le sedi europee. Diverse centinaia di militanti islamici incendiano le ambasciate di Danimarca e Norvegia a Damasco. Alcune dozzine di giovani palestinesi cercano di irrompere nella sede Ue di Gaza City. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad annuncia ritorsioni contro i paesi occidentali in cui sono state pubblicate le caricature. La polizia siriana blocca alcuni manifestanti in procinto di attaccare l'ambasciata francese a Damasco.
5 febbraio: la presidenza austriaca dell'Ue dichiara "inaccettabili" gli attacchi e le minacce contro le ambasciate di paesi scandinavi a Damasco e nei Territori palestinesi. Manifestanti danno alle fiamme l'edificio del consolato danese a Beirut. La Danimarca chiede a tutti i suoi cittadini di lasciare il Libano. Più di 1.000 afghani protestano pacificamente contro i giornali che hanno pubblicato le vignette. Gruppi militanti iracheni minacciano di morte i cittadini occidentali presenti nel Paese.