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La rivolta di Rosarno

Gli ''schiavi'' del comune reggino contro l'inumana esistenza patita. I cittadini di Rosarno: ''Che vadano via perché non più tollerati''

09 gennaio 2010

Dopo un venerdì di violenze e scontri, è tornata la calma a Rosarno, comune di 15.885 abitanti in provincia di Reggio Calabria, e dove vivono inoltre, più di 5000 immigrati di 23 diverse nazionalità, tra extra-comunitari e comunitari (cifra da una rapporto Medici Senza Frontiere).
Sono all'incirca 250 gli immigrati trasferiti a Crotone da Rosarno. Per tutta la notte sono stati fatti salire sugli autobus che li ha portati al centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Al loro passaggio i cittadini italiani, che a loro volta stanno manifestando per chiedere l'allontanamento degli extracomunitari, applaudivano. Per il resto, la notte è trascorsa senza altri incidenti.

Ma cosa è successo a Rosarno? E' successo quanto accaduto in due comuni in provincia di Caserta, a Castel Volturno nel settembre 2008 e Villa Literno nell'89: immigrati in rivolta contro i soprusi della comunità locale che rispondono con la violenza alla violenza.
Il piccolo centro della Piana di Gioia Tauro ieri è stato al centro della battaglia ingaggiata dagli extracomunitari, che scesi in strada al grido 'Razzisti, razzisti' e hanno sfasciato tutto quello che si sono trovati di fronte, per protesta contro il clima di odio che avvertono e per le condizioni inumane esistenziali.
Non è la prima volta che gli extracomunitari vengono presi di mira dai cittadini della zona, ma un episodio in particolare ieri ha scatenato la rivolta: il ferimento di uno degli immigrati con un pallino esploso da un fucile ad aria compressa. Sebbene le conseguenze non siano state gravi, gli immigrati hanno iniziato a riversarsi sulle strade colpendo le auto bloccate sulla statale 18 con sassi. Alcuni occupanti dei mezzi sono rimasti feriti.
Ieri il bialncio era di 36 feriti. Secondo la Polizia di Stato, sono ricorsi alle cure dei medici degli ospedali della zona quattro extracomunitari, 14 italiani, dieci poliziotti e otto carabinieri. Gli uomini del Commissariato di Gioia Tauro hanno poi arrestato 7 extracomunitari per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, devastazione e danneggiamento.

Le violenze sono cominciate giovedì sera e riprese ieri mattina. Oltre duemila le persone nelle strade di Rosarno: un uomo ha sparato due colpi di fucile in aria per disperdere il gruppo di immigrati; è salito sul tetto e ha esploso le due cartucce attirando le ire dei manifestanti. Secondo quanto appreso, la moglie e la figlia che guardavano la protesta dal balcone sarebbero state prese di mira dagli immigrati che hanno lanciato alcuni sassi verso di loro. Dopo l'esplosione dei colpi di fucile alcuni immigrati sono entrati nell'abitazione ma solo per protestare ad alta voce, senza ulteriori conseguenze.
Una delegazione di immigrati si è poi recato al Municipio, per spiegare le loro ragioni al commissario prefettizio Domenico Bagnato. Secondo quanto appreso, il funzionario (che regge il Comune sciolto per infiltrazioni mafiose) ha invitato a sospendere la protesta, preoccupato per il clima di forte tensione. Il gruppo di manifestanti si è così riversato per le strade cittadine e durante la manifestazione una troupe del Tg2 è stata aggredita con il lancio di sassi.

Quasi tutti gli immigrati del luogo si occupano per lo più della raccolta di agrumi. Spesso sono sfruttati e sottopagati, e il business è gestito dalla 'ndrangheta. Nell'ultima stagione le problematiche climatiche e la crisi economica ha portato le aziende agricole ad abbassare le retribuzioni, il che rende più difficile la sopravvivenza dei lavoratori stranieri. Agli immigrati in protesta si sono uniti altri gruppi provenienti dai centri dell'hinterland.
"Chiedono diritti. Il diritto di lavorare senza essere uccisi per le strade". Piervincenzo Canale, direttore responsabile di 'Africa News' ha raccontato così all'Adnkronos la manifestazione di ieri prima che degenerasse in scontro violento.
Per don Pino Varrà, parroco della Chiesa di San Giovanni Battista di Rosarno, la rivolta degli immigrati nella cittadina calabrese "è stata innescata da un'aggressione ma di fondo c'è una situazione di disagio che vivono gli immigrati e che va risolta. Per questo serve l'intervento delle istituzioni sia a livello locale che nazionale". Rosarno "non è una città xenofoba - ha detto all'Adnkronos don Varrà - e non può passare questo messaggio''. E ha aggiunto: "Non ci si può solo indignare per i danni che hanno fatto queste persone ma bisogna guardare oltre e vedere in che condizioni vivono.

Ma la gente di Rosarno è infuriata: Non li vogliamo più qui". "Non è possibile che abbiano creato questa confusione - dicono i residenti - hanno mandato anche bambini in ospedale e una donna incinta ha abortito, un'altra ha avuto un infarto perché si è trovata davanti un gruppo di stranieri che l'hanno aggredita mentre era in macchina, costretta a scendere e poi le hanno rovinato la macchina''. "Non siamo razzisti - precisano i residenti - ma non è possibile vivere in questa situazione". Molti cittadini, per la maggior parte giovani, dopo aver seguito le manifestazioni degli extracomnunitari si sono radunati al Municipio, dove hanno chiesto in un'occupazione pacifica al commissario prefettizio di fare in modo che lascino Rosarno perché non più tollerati.

La non esistenza degli immigrati di Rosarno - Vivono in ex capannoni industriali, in casolari abbandonati ed in capanne di cartone gli oltre 2.500 immigrati che si trovano nella zona della Piana di Gioia Tauro dove lavorano come braccianti agricoli. Gli stranieri arrivano nella zona di Rosarno a fine novembre dove si occupano della raccolta degli agrumi.
Circa il 10 % sono magrebini mentre il resto appartiene all'Africa subsahariana. Metà degli stranieri hanno il permesso di soggiorno. Nella piana di Gioia Tauro si suddividono in tre grossi nuclei: il primo raggruppamento si trova nell'ex Opera Sila a Gioia Tauro dove, in capannoni di una fabbrica abbandonata, vivono oltre 1.000 persone; il secondo nucleo è a Rosarno in località 'La Rognetta' dove, in capanne di cartone e all'interno di capannoni abbandonati, si trovano oltre 400 immigrati. Ed infine a Rizziconi, in località 'La Collina' dove gli immigrati sono oltre 700 e si trovano in ex capannoni industriali e capanne di cartone. Molti altri stranieri occupano casolari abbandonati sempre nella Piana di Gioia Tauro.
La presenza di immigrati nella zona della piana di Gioia Tauro ha avuto inizio quattro anni e interessava solamente i capannoni dell'ex Opera Sila di Gioia Tauro. Poi, con il passare degli anni, il numero è cresciuto sempre di più ed alle zone interessate si sono aggiunte anche quelle di Rosarno e Rizziconi.
Tra i 2.500 immigrati, secondo una stima fatta dalle associazioni di volontariato, oltre il cinquanta per cento è in possesso del permesso di soggiorno. Ci sono anche molti stranieri ai quali è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico. Ogni singolo bracciante straniero lavora mediamente dalle 10 alle 14 ore giornaliere ed il denaro guadagnato viene utilizzato per il sostentamento delle loro famiglie che vivono ancora in Africa.
L'attività di raccolta degli agrumi svolta in Calabria si conclude a marzo quando i 'braccianti itineranti' si spostano in Sicilia per la raccolta delle patante. Poi a luglio è la volta della Puglia, in modo particolare in provincia di Foggia, dove si dedicano alla raccolta dei pomodori. In queste zone il lavoro è assicurato per tutto il periodo estivo e poi il viaggio riprende alla volta del Trentino Alto Adige per la raccolta delle mele. C'è anche chi si dirige verso le zone del Piemonte e della Toscana per la raccoltà dell'uva. Ma poi a novembre rientrano in Calabria per riprendere la raccolta degli agrumi.

Le reazioni politiche - "A Rosarno c'è una situazione difficile come in altre realtà, perchè in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un'immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall'altra ha generato situazione di forte degrado". Il ministro dell'Interno Roberto Maroni non ha dubbi: dietro la guerriglia urbana degli immigrati per protestare per il ferimento dei loro connazionali c'è il "lassisimo" delle politiche immigratorie. Ed è chiaro il tentativo di legare le violenze a Rosarno a un più generale giro di vite sulle politiche legate all'immigrazione.
"A Rosarno la situazione difficile, come in altre realtà", ha aggiunto Maroni, determinata dal fatto che "in tutti questi anni è stata tollerata senza fare nulla di efficace una immigrazione clandestina che da una parte ha alimentato la criminalità e dall'altra ha generato una situazione di forte degrado come quella di Rosarno". Il responsabile del Viminale ha poi aggiunto: "Stiamo intervenendo con i mezzi e i tempi necessari. Abbiamo per ora posto fine all'immigrazione clandestina, agli sbarchi che hanno alimentato queste situazioni di degrado e a poco a poco riporteremo alla normalità le situazioni che lo richiedono".
Le parole del ministro hanno trovato sponda non solo tra i colleghi leghisti, ma anche in Ignazio La Russa, ministro della Difesa. Allo stesso tempo, però, hanno provocato la dura reazione dell'opposizione. A partire dal segretario del Pd Pierluigi Bersani che ha rimandato al mittente le accuse: "Maroni non ha perso l'occasione di fare lo scaricabarile. Voglio ricordargli che da anni viviamo con una legge che si chiama Bossi-Fini''. Ed è per questo che il Pd del Senato chiede che il ministro riferisca in Aula. Per l'Udc, inoltre, la posizione di Maroni "che scarica come sempre la colpa di tutto sugli immigrati, è troppo superficiale e semplicistica". Polemica anche l'Italia dei valori che, per bocca dell'ex pm (ora europarlamentare) Luigi De Magistris accusa Maroni di "aver smarrito ogni minimo senso della realtà e della decenza politica. Quanto sta accadendo a Rosarno è la prova dell'inutilità delle misure razziste e crudeli volute da un esecutivo da tempo 'leghistizzato'".
Maroni, però, ha trovato sostengno tra le file della maggioranza. Se il leghista Mario Borghezio lo ha definito "il nostro Sarkozy", uno dei coordinatori del Pdl, Fabrizio Cicchitto lo ha incitato ad andare avanti "sviluppando il contrastato all'immigrazione clandestina, con la piena applicazione delle leggi vigenti, e favorendo l'integrazione degli immigrati regolari".

Ma la vicenda di Rosarno ha offerto l'occasione per un nuovo capitolo dello scontro interno al Pdl tra finiani e critici del presidente della Camera. Non a caso Giancarlo Lehner, deputato Pdl, si è scagliato contro Gianfranco Fini e la sua proposta di cittadinanza breve: "I fautori di quell'idea dovrebbero chiedere scusa e darsi pubblicamente, usando il lessico di Fini dicitore, degli emeriti stronzi". All'opposto, invece, il ragionamento pubblicato da Ffwebmagazine, il periodico online della fondazione Farefuturo presieduta da Fini: "Bando ai buonismi e alle cose non dette: in italia esiste la schiavitù. In uno stato civile, moderno e democratico, non si può tollerare che migliaia di persone vivano nell'indigenza più totale, senza il minimo di dignità che dovrebbe essere garantita non tanto da leggi, fondi pubblici o piani di integrazione, quanto dalla civiltà di ognuno di noi".
Infine il monito di Don Pino de Masi, Vicario Generale della Diocesi di Oppido-Palmi e referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro: "Non si possono far vivere le persone come animali e pensare che non si ribellino. Qui è in corso una vera emergenza sociale. Quello che è accaduto a Rosarno è frutto della mancanza di una pianificazione adeguata per i lavoratori stagionali e della totale assenza di una politica dell'integrazione".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it, La Siciliaweb.it, Repubblica.it, Corriere.it]

- GLI SPARTACUS NERI DI ROSARNO di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it)

 

 

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09 gennaio 2010
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