La saga dei Fiorentino
Una delle più note famiglie di orafi di Palermo, tra rapine e discrezione, sciagure ed understatement
Lo seguiranno i suoi due figli, Alfredo e Giuseppe, che si espandono affiancando alla gioielleria l'argenteria.
Con l'arrivo dei loro figli, Alfredo e Giuseppe di comune accordo si separano stabilendo le nuove competenze.
I quattro figli di Giuseppe, ovvero Emanuele, Guglielmo, Claudio e Cristina decidono di dedicarsi all'ingrosso mentre i tre figli di Alfredo, 93enne, Elio, Marcello, oggi il punto di riferimento dell'azienda, e Maria Cristina si occupano della vendita al pubblico.
Nella sede centrale, la palazzina di cinque piani in via Roma, dove campeggia il nome di famiglia, oggi il regno familiare è diviso dunque in due tronconi: i Fiorentino grossisti e i Fiorentino gioiellieri proprietari dei negozi di via Libertà e di via Roma, della boutique Cartier e del punto vendita Fiorentino all'aeroporto.
Si tratta di un'azienda floridissima, un grande impero del lusso, con 70 dipendenti, un fatturato da 15 milioni di euro, gioielli preziosi che portano i nomi di Damiani, Pomellato, Fabergè, e orologi delle più grandi firme.
Sia la "Emanuele Fiorentino spa" dei gioiellieri che la "Fiorentino commendatore Giuseppe" sono due aziende rette da un management articolato, irrobustito dalla presenza di dirigenti estranei alle famiglie.
In via Libertà con Alfredo, esperto di orologi, oggi lavorano anche i cugini Ernesto Paci, esperto di cristalli e Irma, gemmologa.
Una famiglia laboriosa, quella dei Fiorentino, che ha sempre amato circondarsi di discrezione, riservata e lontana dal glamour, travolta in passato da eventi tragici come il rapimento di uno dei componenti, da decine di rapine, fino al recente suicidio di uno dei figli.