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La sanità del Sud... sta male

Cresce il divario tra Nord e Sud: dal Censis ''maglia nera'' alla Campania, alla Calabria e alla Sicilia

17 agosto 2009

Aumenta il divario tra Nord e Sud in ambito sanitario. Prima per qualità dei servizi è l'Emilia Romagna mentre la maglia nera va invece alla Calabria che si piazza all'ultimo posto nella classifica stilata del Censis attraverso il cosiddetto 'indicatore sintetico dell'offerta sanitaria'. Uno strumento statistico che tiene conto di diversi aspetti: il giudizio dato dai cittadini-utenti al servizio sanitario del proprio territorio, l'offerta ospedaliera, ma anche il numero dei medici di famiglia per 1.000 abitanti, il personale infermieristico e medico del Ssn, posti letto per acuti, nonché la modernizzazione delle apparecchiature, la mobilità ospedaliera e l'assistenza territoriale ovvero la presenza sul territorio di consultori materno-infantili, strutture di assistenza agli anziani, di assistenza psichiatrica, di assistenza a disabili.

In base a questi dati emerge dunque che a meritare il punteggio più alto è l'Emilia Romagna (con 67,6), seguita dalla Toscana (62,9) e dal Veneto (55). Quarto posto per la Lombardia (54,6), quinto per la Valle d'Aosta (54), seguita da Friuli-Venezia Giulia (53,4), Liguria (53,3), Trentino-Alto Adige (52,9), Umbria (52,6), Piemonte (50,1), Molise (37,9), Marche (36,8), Abruzzo (34,5), Lazio (33,5), Sardegna (26,6), Basilicata (26,3), Puglia (15,4). In coda alla classifica: Sicilia (14,7), Campania (13,8) e Calabria (9,8).
Non solo l'offerta sanitaria ma anche la salute è peggiore nel Mezzogiorno. L'indicatore sintetico delle condizioni di salute nelle regioni italiane elaborato dal Censis a partire da un'ampia batteria di dati (dalla speranza di vita alla mortalità e morbosità, fino agli stili di vita, la prevenzione e l'autopercezione del proprio stato di salute) evidenzia che gli abitanti del Mezzogiorno presentano condizioni tendenzialmente più precarie di quelle rilevate nelle altre aree del Paese, nonostante la diversa composizione anagrafica della popolazione, che vede nelle regioni del Nord i tassi di invecchiamento più elevati.
I dati che sottolineano le disparità sotto il profilo sanitario sono numerosi. Tra questi spiccano quelli relativi alla prevenzione: secondo il ministero della Salute è pari al 39,4% la quota di donne over 40 residenti al Sud e nelle isole che hanno svolto almeno una volta uno screening oncologico al seno, contro il 56,3% della media nazionale (e il 68,5% registrato al Nord-Est). Nei prossimi anni la situazione è destinata a cambiare radicalmente: la quota di over 65 nel Sud, pari oggi al 17,8%, raggiungerà nel 2030 la media nazionale (circa il 27%), per superarla dal 2040 (quando sarà pari al 32,7%), per raggiungere nel 2050 il 35,8%. Si tratta di trasformazioni destinate a modificare in modo drastico i bisogni di salute della popolazione e a imporre una sostanziale modificazione dell'assetto dell'offerta sanitaria, rendendo necessaria una inversione di tendenza negli standard qualitativi.
Quanto ai servizi, per il 50,8% dei residenti del Mezzogiorno la qualità è inadeguata, contro il 26,9% della media nazionale. Nelle regioni meridionali - si legge nella nota del Censis - tutte le articolazioni del servizio sanitario ricevono giudizi peggiori rispetto alle altre ripartizioni geografiche: i servizi domiciliari (al Sud li considera adeguati solo il 16,8% della popolazione contro il 30,7% a livello nazionale), i servizi territoriali (adeguati per il 25,6% contro il 44,9% a livello nazionale) e il pronto soccorso (adeguato per il 51,5% contro il 69,9% a livello nazionale).

"La ricerca del Censis sulla diversa efficienza oggettiva e percepita dei servizi sanitari nelle regioni italiane evidenzia quella radicale separazione - al di là delle opinabili graduatorie tra il Nord e il Sud del Paese, Lazio incluso - che il Governo ha sin dall'inizio voluto affrontare. Si tratta non solo di riunire gli italiani sui diritti fondamentali connessi allo stato di salute, ma di sollecitare anche nel Mezzogiorno quella capacità
di gestione dell'ordinaria amministrazione senza la quale difficilmente si esprime capacità di gestione della straordinaria amministrazione".
Con queste parole il ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi ha commentato, in una nota, i dati in materia diffusi dal Censis. "Se la soluzione nel merito consiste nella razionalizzazione degli ospedali generalisti e nello sviluppo dei servizi territoriali - ha affermato il ministro - nel metodo si tratta di assumere fino in fondo il percorso della responsabilità che è sostenuto oggi dalla deterrenza dei commissariamenti e domani dal 'fallimento politico' disegnato nella riforma del federalismo fiscale". [Adnkronos]

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17 agosto 2009
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