La "Scelta Civica" di Mario Monti
Nella lista del Professore anche l'imprenditore antiracket Andrea Vecchio
Mario Monti ha presentato sabato scorso la sua lista alla Camera, la "Scelta Civica" che si federa con Udc e Fli, ma prende ancora tempo per la lista unica "Con Monti per l'Italia" al Senato, nonostante da giorni sia stata annunciata come "pronta".
La formazione della squadra del professore a Palazzo Madama è stata accompagnata da travagli e tensioni, anche nelle ultime ore. Lo staff del professore fa sapere che "il Senato lo cura l'Udc", ma il partito di Casini ha spiegato che le cose non stanno così, e che allo scudo crociato è stato chiesto una sorta di "soccorso rosso" per riempire sulle liste i dati dei candidati che i montiani non riescono a fornire.
Dal cilindro di Monti esce un ragguardevole mix di associazionismo, mondo accademico, imprenditoriale, intellettuale, esponenti del mondo cattolico e della società civile. Tutti nomi passati al vaglio di Enrico Bondi e rispondenti ai criteri indicati dal professore: vincolo dei 3 mandati (salvo le eccezioni ammesse), fedina penale immacolata, nessun conflitto di interessi, pieno rispetto del codice antimafia. Criteri ai quali si aggiunge per "Scelta Civica" l'impegno a non cambiare gruppo per la prossima legislatura e a far parte del gruppo unico costituito alla Camera e al Senato.
Malumori e tensioni tra gli esclusi e tra le stesse componenti montiane non sono mancati, e la raccolta delle firme, partita sabato, è a rischio in alcune regioni per la minaccia di dimissioni dei direttivi tanto dei partiti che della montezemoliana Italia Futura.
Intanto Monti scopre le carte a Montecitorio, dove corre nella sua lista esclusivamente la società civile. In Lombardia1 alla Camera la presidente Fai Ilaria Borlotti Buitoni ed il magistrato Stefano D'Ambruoso, seguiti dal montezemoliano Simone Perillo, al numero 7; in Lombardia2 l'imprenditore Alberto Bombassei e Gregorio Gitti. In Emilia Romagna capolista Irene Tinagli, al quarto posto Lelio Alfonso, portavoce di Italia Futura.
In Veneto c'è ancora Bombassei, prima di Enrico Zanett, esperto fisico. Per il Piemonte corrono il ministro Balduzzi e Mariano Rabino, mentre in Piemonte1 Vitelli ed il presidente dei direttori Asl Giovanni Monchiero. In Puglia capolista alla Camera è Salvatopre Matarrese, in Trentino Lorenzo Dellai, fondatore di Verso la Terza repubblica ed ex presidente della provincia di Trento. In Toscana1 si schierano il direttore di Italia Futura Andrea Romano e lo scrittore Edoardo Nesi, in Sardegna Pierpaolo Vargiu e Giorgio La Spisa, mentre in Calabria Quintieri, Girasole e Lentino. Valentina Vezzali nelle Marche, mentre nel Lazio1 vanno il portavoce di Sant'Egidio Marazziti, il generale Domenico Rossi e Carlo Calenda di Italia Futura, nel Lazio2 Federico Fantilli e in Molise Michele Scassera.
Capolista in Campania Antimo Cesaro, in Sicilia1 Gea Schirò (quarantanovenne editrice palermitana è moglie di Alessio Planeta, titolare dell'omonima casa produttrice di vini) ed in Sicilia2 Andrea Vecchio (imprenditore antiracket ex assessore alle Infrastrutture del governo Lombardo). Ma la partita chiave si gioca tuttavia al Senato e nelle regioni strategiche le scelte di Monti rispondono a criteri ben precisi: in Lombardia a testa di lista il tridente Albertini-Ichino-Mauro (seguiti dal finiano Della Vedova, molto amato dal professore): un buon piazzamento garantisce un ruolo decisivo a Palazzo Madama e negli equilibri della prossima legislatura, come si è reso evidente dai malumori e dai sospetti nel Pd all'annuncio dei possibili candidati montiani. Dopo l'endorsement della Chiesa - che ha accompagnato la salita in politica di Monti con espliciti pronunciamenti dei Cardinali Bagnasco e Bertone ed editoriali di encomio dell'Osservatore Romano e di Avvenire - il professore schiera una robusta squadra cattolica, aiutato nella scelta dal ministro Andrea Riccardi. In Piemonte corre Andrea Olivero, ex presidente Acli. In Veneto capolista è il demografo Dalla Zuanna, uomo di Sant'Egidio. Si schiera anche il professor Lucio Romano, presidente di Scienza e Vita; il professor Gianluigi Gigli, coordinatore del gruppo sugli Stati vegetativi e in prima linea nella battaglia pro-vita nel caso Englaro; Mario Sberna, presidente delle Associazioni Famiglie numerose.
Non trovano posto nelle liste montiane coloro che hanno abbandonato per tempo il Pdl e Silvio Berlusconi: Franco Frattini smentisce in modo assoluto di aver rifiutato un seggio in Umbria per il Senato, ma non sono in lista Bertolini, Pisanu, Stacquadanio, Antonione, mentre Cazzola deve accontentarsi di un terzo posto al Senato il Emilia Romagna (dopo il presidente di Confcooperative Luigi Marino, l'Udc Mauro Libè) ed il montezemoliano Fabio Gava di un terzo posto in Veneto. Spazio invece agli ex Pd: in Friuli capolista al Senato è Alessandro Maran (che nel suo partito aveva superato il limite delle tre legislature e avrebbe dovuto chiedere deroga) e Pietro Ichino (che ottiene un posto da capolista in Toscana per il Senato). Capolista nelle Marche l'imprenditrice ex Pd Maria Paola Merloni. Ben rappresentati i renziani, con il presidente di Gay.it De Giorgi e Giuliano Gasparotti, di Officine democratiche. In Puglia per il Senato dovrebbe correre l'imprenditore di Montezemolo Todaro, mentre in Lazio Pier Ferdinando Casini, la finiana Bongiorno, il ministro Moavero ed il braccio destro del leader Udc Roberto Rao.
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]