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La scelta di Angelina

La scelta estrema della diva hollywoodiana, essersi sottoposta ad una doppia mastectomia preventiva, divide il mondo dei medici

15 maggio 2013

La diva premio Oscar, Angelina Jolie, ha rivelato di essersi sottoposta a una doppia mastectomia preventiva contro il tumore al seno. L'annuncio della superstar è avvenuto attraverso il New York Times, in un articolo nel quale l'attrice spiega di aver deciso di sottoporsi all'operazione chirurgica dopo avere appreso di avere un gene "difettoso", il Brca1, che "aumenta in maniera consistente il rischio di sviluppare il cancro al seno e alle ovaie".
"Il rischio di contrarre un tumore al seno è sceso dall'87% a meno del 5%", scrive la Jolie, aggiungendo che ora "posso dire ai miei figli di non avere paura di perdermi a causa di un tumore al seno".
La Jolie, che spiega come la madre abbia lottato per un decennio contro il cancro prima di morire all'età di 56 anni, dice di avere completato la procedura, durata tre mesi, alla fine di aprile e di avere deciso di rendere pubblica la sua decisione, "perché spero che altre donne possano beneficiare delle mia esperienza". Si tratta di una decisione "non facile", ma è stata una scelta "che non riduce in alcun modo la mia femminilità", afferma.

Brad Pitt, il compagno dell'attrice, ha detto che "Angelina è stata assolutamente eroica" nella decisione di farsi asportare entrambi i seni per minimizzare il suo alto rischio di avere un tumore.
"Avendola seguita di prima mano, ho trovato la scelta di Angie, al pari di quella di tante altre donne come lei, assolutamente eroica", ha detto Pitt al London Evening Standard in un commento rimbalzato sui media americani. "Tutto quel che voglio è che Angelina abbia una vita lunga e sana, con me e con i nostri figli. Questo è un giorno felice per la nostra famiglia", ha detto l'attore.

I medici, però, si dividono sulla decisione estrema dell'attrice. Il timore per gli esperti è che la possibilità scelta dalla diva, possa diventare 'un modello da seguire' per migliaia di donne che si trovano nella stessa situazione.
Ad esempio, Adriana Bonifacino, responsabile unità di senologia del Policlinico universitario S. Andrea di Roma, si dice "favorevole a questo tipo di informazione e d'intervento. Ma il messaggio va veicolato nella maniera giusta, come ha fatto appunto la Jolie. Altrimenti se male interpretato può essere una bomba ad orologeria per le pazienti colpite da cancro alla mammella". "Scoprire - avverte Bonifacino - di avere una mutazione genetica, che porterà con un 70-80% di sicurezza a sviluppare un tumore al seno, non è una sfiga. La Jolie è una donna intelligente e ha dato un messaggio importante alle coetanee, ovvero che cercare la mutazione genetica può far giocare d'anticipo la cura. E poi sarà la paziente a decidere se seguire uno stretto programma d'intervento che può arrivare alla mastectomia, ma c'è un periodo anche di 1-2 anni. Fondamentale però è iniziare da subito i controlli e affidarsi alle mani degli esperti".

Per Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia, si tratta di "una situazione complessa, e il discorso è diverso per ogni singola donna". "Se la condizione di rischio per il tumore non genera un'ansia eccessiva, e non trasforma quindi la vita di tutti i giorni in una non-vita, allora obiettivamente ci sono più vantaggi a fare controlli ogni sei mesi, e scoprire l'eventuale tumore in epoca precocissima, quando le possibilità di guarigione sono del 98%", dice Veronesi. Quello sulla mastectomia radicale preventiva "non è un dibattito nuovo - spiega l'oncologo - anzi, esiste fin da quando la medicina ci ha messo a disposizione i test genetici. La ricerca genetica è stata molto brava a darci la possibilità di trovare queste patologie, ma non è ancora stata altrettanto brava nel darci delle possibili soluzioni a queste malattie". Veronesi ricorda fra l'altro che "la mastectomia radicale non annulla completamente il rischio di tumore, che rimane intorno al 5% anche dopo l'intervento di rimozione". E poi non va sottovalutata la questione delle protesi. Per il nostro organismo "rimangono sempre e comunque un corpo estraneo, e è naturale una reazione che, anche se non è grave, può comunque esserci - aggiunge Veronesi - . Inoltre anche quelle migliori hanno bisogno di essere sostituite circa ogni 10 anni; quindi, significa doversi sottoporre ad almeno 3-4 interventi chirurgici nel corso della vita".

Anche per Stefano Cascinu, presidente dell'associazione di oncologi Aiom "la mastectomia preventiva non è l'unica scelta in casi come quello della Jolie" e "l'alternativa è sottoporsi a controlli periodici, con risonanza magnetica ogni sei mesi-un anno". Una posizione "rispettabilissima come scelta individuale, ma è profondamente sbagliato farne un modello per tutte le pazienti, come l'attrice stessa lascia intendere nel suo lungo articolo", spiega Cascinu. L'esperto ricorda che l'intervento  ha "conseguenze pesanti sul piano psicologico, estetico e anche di salute" perché "togliere le ovaie in età relativamente giovane porta a menopausa precoce, e conseguente rischio di osteoporosi grave". Si dice infine perplesso sul fatto che "se una donna così famosa e potente rende pubblica in questi termini la sua decisione rischia di creare un'emulazione, un modello valido per tutti, mentre è fondamentale che la scelta sia individuale, caso per caso, di concerto con i propri medici", conclude Cascinu.
Il caso, comunque, ha il merito di aver sollevato un problema molto sentito in Italia. Anche perché non tutte le donne, che sanno di avere una familiarità con questo tipo di neoplasia si sottopongono a un test genetico. "Nel nostro paese abbiamo, su questo tipo di percorso, ovvero il test del Dna per scoprire il gene Brca1 che può portare successivamente alla mastectomia, delle resistenze culturali sia da parte delle pazienti che dei medici - spiega ancora Adriana Bonifacino - Ma la mastectomia si può fare anche dopo 1-2 anni dai risultati del test, l'importante è prendere conoscenza del problema. Ci sono pazienti che portano avanti gravidanze anche sapendo di poter trasmettere il gene alla prole. La donna deve essere consapevole e informata, così da decidere se seguire uno stretto programma di controli. Certe scelte come la mastectomia non vanno prese con con la bacchetta magica, ma con con l'aiuto di un team formato da oncologi, il consulente genetico e lo psicologo".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it, Adnkronos Salute]

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15 maggio 2013
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