La scrittrice egiziana Saadawi non sarà costretta a divorziare
Una vittoria per la legge, la libertà e il diritto di esprimere le proprie opinioni
In una intervista ad un settimanale del marzo scorso la scrittrice Nawal Saadawi aveva detto che il rituale del pellegrinaggio alla Mecca, con i giri che devono essere percorsi intorno alla "Kabah" (la pietra nera), è una eredità dei riti pagani.
Nella stessa intervista sosteneva anche che una donna che usa il velo sul volto, prescritto dalla legge islamica, non ha necessariamente costumi più morigerati di una donna che non lo usa.
Infine, ha detto che la legge coranica, quando stabilisce che se l'erede è femmina ha diritto solo alla metà dell'eredità mentre se è maschio la riceve tutta, commette una evidente ingiustizia.
Queste dichiarazioni erano state ritenute offensive dagli islamici più ortodossi e uno dei loro avvocati ha chiesto al Tribunale di condannare la scrittrice a divorziare dal marito denunciandola come apostata.
Qualche settimana fa però il Tribunale per gli Affari Familiari del Cairo ha respinto la richiesta.
Felici per una sentenza che "rappresenta una vittoria per la legge, la libertà e il diritto di esprimere le proprie opinioni" le organizzazioni dei diritti umani che hanno assistito la scrittrice e partecipato alle sedute del tribunale.
Nel 1996 una causa per apostasia con la richiesta dell'obbligo di divorziare dalla moglie fu intentata contro il premio Nobel Naghib Mahfouz. E un docente universitario aveva dovuto lasciare il paese con la moglie per una analoga vicenda. Poi, la legge è stata modificata, limitando la possibilità per gli avvocati e le organizzazioni più tradizionaliste di attaccare la libertà di pensiero degli egiziani.
Ci uniamo a tutti gli uomini e le donne libere nelle congratulazioni a Nawal Saadawi.