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La sfida del Cavaliere "attaccato" da più fronti

Finita la tregua fissata in campagna elettorale, i problemi giudiziari dell'ex premier sono ricomparsi tutti insieme

12 marzo 2013

Per i giudici di Milano quello di Silvio Berlusconi è un legittimo impedimento assoluto e dunque l'udienza per il processo sul caso Ruby è stata rinviata a domani, mercoledì 13 marzo, alle ore 14. Il collegio presieduto da Giulia Turri sostiene che all'esito della visita fiscale, effettuata ieri, c'è uno 'scompenso pressorio' quindi si tratta di un "assoluto impedimento a comparire in udienza".
Nella prossima udienza si fisserà anche il calendario alla luce delle condizioni fisiche dell'ex premier che, secondo quanto trapela, oggi potrebbe essere sottoposto ad ulteriori accertamenti tra cui una Tac coronarica.

La visita fiscale all'ospedale San Raffaele è terminata poco prima delle 15. Si è trattato del secondo accertamento medico disposto da giudici del capoluogo lombardo. Il collegio presieduto da Giulia Turri ha dato incarico ieri mattina ad un medico legale, allo specialista di cardiologia Cesare Fiorentini e ad un altro esperto in oculistica Stefano Gambaro di eseguire un accertamento medico delle condizioni dell'ex premier. I medici hanno dovuto stabilire se l'uveite e i disturbi cardiologici del Cavaliere costituiva un legittimo impedimento assoluto. I tre esperti incaricati dalle toghe hanno eseguito l'esame e poi inviato la loro relazione via fax. Relazione in base alla quale i giudici hanno deciso di rinviare l'udienza di ieri.
I difensori di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, hanno lasciato l'aula in mattinata (hanno presentato anche loro un legittimo impedimento perché impegnati in una riunione del Pdl a Milano), sostituiti da Giorgio Perroni. Prima Ghedini aveva reso noto che "Berlusconi vuole ascoltare la requisitoria del pm e fare dichiarazioni spontanee e poter partecipare alle arringhe dei suoi avvocati alle fasi finali del processo". "Noi - ha sottolineato - chiediamo soprattutto di finire questo processo in tempi normali, rispettando i diritti del cittadino e della persona malata, che vuole presenziare alle sue udienze. Non chiediamo altro e la domanda che bisognerebbe fare al Tribunale e alla Corte è 'perché tanta fretta?'". Secondo Ghedini la presenza di Berlusconi in aula "è indispensabile e lo ritiene anche lui, come suo diritto costituzionale. Il certificato del medico legale della Corte d'Appello dice che non c'è un impedimento assoluto ma - ha spiegato il legale - i medici dicono che la situazione psicofisica non è idonea alla partecipazione del processo ed è per questo che sostanzialmente ce ne siamo andati sabato". "Oggi - ha aggiunto - c'è un altro certificato medico che dà conto di un'altra problematica di patologia e noi riteniamo ci debba essere il rinvio. Con la sospensione della prescrizione e il rinvio di una settimana - ha detto Ghedini - non riusciamo a capire dove sia il problema".

Alla richiesta della difesa dell'ex premier di legittimo impedimento per motivi di salute si è opposto il pm Antonio Sangermano sottolineando che l'impegno politico è stato fissato "successivamente alla calendarizzazione delle udienze" mentre sullo stato di salute dell'ex premier occorre effettuare una visita fiscale "per valutare l'assolutezza dell'impedimento".

E il Pdl invade il Tribunale... - "Valutiamo di non partecipare alle prime sedute del Parlamento perché quello che sta accadendo è contro i principi della democrazia e delle istituzioni repubblicane che il Pdl ha sempre rispettato". Lo ha detto il segretario del Pdl, Angelino Alfano, durante la riunione dei parlamentari del partito svoltasi ieri mattina a Milano. Alfano ha detto che il partito sta anche riflettendo sull'opportunità che questa eventuale scelta venga riferita oggi anche al presidente della Repubblica.
I parlamentari Pdl, circa 150 secondo fonti del partito, hanno poi raggiunto in corteo il Palazzo di giustizia, sono entrati e si sono fermati simbolicamente davanti all'aula dove si svolge il processo Ruby. Parlando ai giornalisti, Alfano ha affermato: "Noi abbiamo un interlocutore di cui ci fidiamo, è il Presidente della Repubblica e del Csm. A Napolitano affidiamo la nostra preoccupazione per questa emergenza democratica".

"Abbiamo grande rispetto per il presidente della Repubblica - ha aggiunto il segretario del Pdl - e siamo dispiaciuti perché non volevamo esser qui, poi la situazione si è aggravata viste le notizie di stamani". Secondo Alfano, si sono verificati tre fatti "scandalosi": il mancato riconoscimento del legittimo impedimento per Ghedini e Longo impegnati nella riunione dei gruppi parlamentari, la visita fiscale per Berlusconi e la richiesta di giudizio immediato da parte della procura di Napoli per l'ex premier, nonostante questi avesse dato la "propria disponibilità a presentarsi dal 15 marzo in poi in qualsiasi momento".

Dopo aver parlato con i giornalisti, Alfano ha lasciato il Palazzo di Giustizia per recarsi all'ospedale San Raffaele a visitare Berlusconi. Il segretario è arrivato quando si era ormai conclusa la visita fiscale ordinata dal tribunale nell'ambito del processo Ruby. La corte ha poi accolto la richiesta della difesa di rinvio dell'udienza per legittimo impedimento dell'imputato.
In precedenza, lo stesso segretario del Pdl aveva detto: "Stanno tentando di eliminare Silvio Berlusconi per via giudiziaria. E' uno scandalo. Non ce l'hanno fatta con le elezioni e ora vogliono eliminare il nostro leader per via giudiziaria. Vogliono riscrivere per via giudiziaria 20 anni di storia. Si illude chi pensa di salvarsi da solo da questa ignominia", ha detto ancora il segretario Pdl.

Finita la tregua fissata in campagna elettorale, i problemi giudiziari dell'ex premier sono dunque ricomparsi tutti insieme, finendo per creare un vero e proprio ingorgo che obbliga il Cavaliere a difendersi su più fronti. Dopo la condanna subita a conclusione del processo sulle intercettazioni relative al caso Unipol, a mettere sotto pressione Berlusconi sono il procedimento d'appello per i diritti tv Mediaset e quello di primo grado sul caso Ruby. A esacerbare i toni, anche l'esito della visita fiscale del processo Mediaset, che ha escluso l'impossibilità del leader del Pdl a presenziare le udienze in tribunale per ragioni di salute. E la seconda visita di controllo, conclusasi questa volta in suo favore, disposta dai giudici del processo Ruby. Ai processi milanesi si è aggiunta l'inchiesta napoletana sulla compravendita dei voti, culminata ieri con la richiesta di processo immediato per l'ex premier avanzata dai pm.

"Ho preso due milioni in nero. Ho commesso un reato"- "Me lo sono chiesto anch'io perché mi abbiano dato due milioni in nero. L'ho confessato: ho commesso un reato". Sono le parole del senatore Sergio De Gregorio al termine della sua audizione con i pm romani con riferimento all'inchiesta di Napoli. "Se me li avessero dati in maniera trasparente li avrei dichiarati come avvenuto per il milione di euro alla Camera e sarei stato nella legge. Ho accettato un pagamento in nero, ho sbagliato e l'ho confessato al magistrato".
Rispondendo a una domanda e cioè che cosa abbia dato in cambio dei due milioni in nero De Gregorio ha detto "nulla". Poi, riferendosi alla vicenda Prodi, De Gregorio ha detto: "Il governo Prodi sarebbe caduto comunque. Magari lo abbiamo aiutato ad andare a casa. Non è stato un atto di arroganza politica, è stata la considerazione che il Paese era impantanato in una sopravvivenza legata all'esistenza in vita di una coalizione che non andava d'accordo su nulla. Io mi occupavo di sicurezza e difesa e su questi temi non andavamo d'accordo".

Il senatore Sergio De Gregorio è rimasto per due ore davanti al procuratore aggiunto Francesco Caporale e del sostituto Alberto Pioletti. Il suo interrogatorio ha sfiorato soltanto la vicenda che coinvolge Antonio Razzi e Domenico Scilipoti. Ai pubblici ministeri De Gregorio ha detto di non sapere nulla di quella vicenda perché "si tratta di altri fatti avvenuti in tempi diversi". Il senatore, che era accompagnato dall'avvocato Nicola Pisani in quanto indagato in un procedimento connesso, ha premesso durante il colloquio che la sua è una "operazione verità". Poi ha aggiunto "di aver fatto una scelta processuale e di voler parlare delle cose che sapevo e delle quali ho già detto".
Parlando con i giornalisti all'uscita dagli uffici della Procura il senatore De Gregorio, con riferimento al recente esposto, presentato da Antonio Di Pietro sulla vicenda che riguarda il senatore dell'Idv Giuseppe Caforio il quale aveva sostenuto di essere stato invitato a sfiduciare il governo di Romano Prodi in cambio di cinque milioni di euro, ha affermato: "Di Pietro avrebbe fatto bene a conservare la cassetta con la registrazione, dove si parlava di quei fatti e avrebbe così saputo quello che io effettivamente avevo detto. Ma Di Pietro si è perso la cassetta... Si vede che non era importante. Magari qualcuno si inventerà che è stata rubata dai servizi segreti americani, però di fatto Di Pietro se l'è perduta".

Intanto la procura di Napoli ha chiesto il giudizio immediato per l'ex premier Silvio Berlusconi, il senatore Sergio De Gregorio e l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola. I tre sono accusati di corruzione nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta compravendita di senatori.
La richiesta di giudizio immediato è stata chiesta dai procuratori aggiunto Federico Cafiero de Raho e Francesco Greco e i pm Vincenzo Piscitelli, Alessandro Milita, Antonio D'Onofrio e John Henry Woodcock.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Repubblica.it]

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12 marzo 2013
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