Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

La Sicilia come Hub dello spionaggio internazionale

Perché il nostro potente alleato ha sentito il bisogno di spiare, sistematicamente, esponenti e istituzioni democratiche dei paesi amici?

06 novembre 2013

FIBRE OTTICHE: SICILIA UN HUB DI SPIE?
di Agostino Spataro*

1. Ma quante ipocrisie e falsi turbamenti, in Italia e nel mondo, a proposito di spie e di spionaggi! Come se vivessimo in un mondo di allocchi dove, improvvisamente, qualcuno scopre che la spia non viene più, e soltanto, dal "freddo", ma dalle dolci colline del Maryland ossia dalla National Security Agency (Nsa), la più potente e sofisticata rete d’intellingence degli Usa, nostri alleati e protettori.
Da più parti, sui giornali italiani e stranieri si levano gridolini indignati che non riescono a coprire gli assordanti silenzi di autorità politiche e capi di Stato.
Nessuno, però, si chiede e, soprattutto, spiega perché il nostro potente alleato ha sentito il bisogno di spiare, sistematicamente, esponenti e istituzioni democratiche dei paesi amici, violando i più elementari doveri di lealtà e i diritti di sovranità, d’intercettare centinaia di milioni di telefonate e di corrispondenza ordinaria ed elettronica d’ignari cittadini che, a discrezione della Nsa, possono essere catalogati, schedati come "terroristi", "attentatori alla sicurezza", ecc.

Una "grande potenza", la Nsa, che, però, non ha prodotto i risultati sperati. Infatti, nonostante l’esistenza di questa e di altre agenzie spionistiche, gli Usa e i loro alleati, quasi mai, sono riusciti a scoprire in tempo, a prevenire gli attentati più micidiali ai loro e agli altrui danni. A cominciare da quello odioso, micidiale alle Torri gemelle di New York.
Tale "incapacità", oltre a far dubitare della loro efficienza e legittimità dei fini, ha creato nell’opinione pubblica il sospetto che queste reti, invece d’intercettare i "terroristi", sprecano tempo e denaro pubblico per controllare privati cittadini rei soltanto di pensarla diversamente (ossia liberamente) rispetto al "pensiero unico" imposto su scala globale.
In passato, è accaduto anche in Italia: i vari servizi, più o meno deviati, invece di garantire la vera sicurezza dello Stato si dilettavano a compilare schede nelle quali rubricavano i nomi di amanti e concubine, vizi e devianze di personalità influenti da tenere a bada, secondo le circostanze.
Appare chiaro a tutti che, così operando, la democrazia va a farsi benedire per lasciare il posto al dilagare di metodi illeciti, inquietanti che inficiano la convivenza democratica e la serenità dei cittadini. Questo è il problema, anzi il vero scandalo!

2. Dentro tale "scenario" si colloca il ruolo della Sicilia, punto d’approdo e di diramazione di un sistema di collegamenti intercontinentali in fibra ottica che taluni vorrebbero, quasi, mettere sotto accusa per il fatto che attraverso i cavi passano anche le attività spionistiche di alcuni paesi, per altro amici e alleati dell’Italia.
Un’idea strampalata, quasi che le fibre ottiche abbiano fatto di Palermo e della Sicilia una specie di HUB di spie nei confronti del quale rivendicare - cosa ancor più disdicevole - una mangiata di royalties in favore della regione.

Prima d’inoltrarci nell’argomento è utile accennare alla fase della nascita della rete a fibre ottiche basata nell’Isola.
Ricordo che nei primi anni ’80 del secolo scorso - vedi l’articolo seguente, apparso nel 1983 sul quotidiano L’Ora - ci occupammo, per conto del Pci, di questo importante progetto, al quale era associata Italcable, un’ottima azienda italiana a partecipazione statale.
Lo sostenemmo, in Parlamento e sulla stampa, perché ritenemmo fosse un’infrastruttura d’avanguardia, una tecnologia evoluta, di qualità da mettere al servizio dello sviluppo dell’Italia e della Sicilia, nel quadro delle diverse ipotesi prospettate di cooperazione economica, commerciale e culturale con i Paesi arabi e mediterranei e perfino del medio e dell’estremo Oriente.
Questi erano, a quel tempo, la valutazione e l’intento comunemente dichiarati e condivisi, a livello politico e parlamentare.
In sede di accordi fra enti pubblici (regione compresa) e società promotrici del progetto saranno stati concordati protocolli, norme e procedure a garanzie dell’uso corretto del sistema.
Se poi, nel corso degli anni più recenti, la rete è stata utilizzata anche per usi impropri (spionaggio) bisognerebbe prima accertarlo e quindi perseguire le eventuali responsabilità politiche e di gestione. In verità, tale rischio lo paventammo anche noi (sulla base di un documento della cellula Pci di Italcable) come si evince proprio dall’articolo su "l’Ora" del luglio 1983. Esattamente, 30 anni addietro!

Ovviamente, il problema non era lo strumento in se, ma l’eventuale uso distorto che se ne sarebbe potuto fare. Un antico dilemma. Come quello del coltello che può essere usato per pelare le patate o per commettere un efferato omicidio.
Per altro, nessuno ritenne degna di attenzione la nostra preoccupazione. Salvo, oggi "scoprire" (de relato) che "attraverso le fibre ottiche passano anche le comunicazioni delle reti d’intelligence"!
Francamente, non comprendiamo certi clamori. Tuttavia, non disponendo d’informazioni precise a riguardo, preferiamo astenerci da giudizi e conclusioni affrettate. Aspettiamo.
Evidentemente, alcuni giornali e colleghi (anche d’alto lignaggio) avranno tali informazioni visto che continuano a propalarle a piene mani, creando un certo allarme e tanta confusione.
In realtà, - se ci fate caso - molti di questi articoli sono il risultato di una sorta di "copia-incolla" derivato da alcuni giornali stranieri (inglesi e Usa in particolare) che stanno cavalcando la tigre delle rivelazioni del signor Snowden, l’ex dipendente (pentito) della Nsa americana.

Concludendo. Ritengo che il vero problema politico e morale non sia quello di vedere chi ci guadagna dallo spionaggio e domandargli la questua ossia le royalties per il transito della rete, ma quello di non consentire le attività illecite che hanno provocato una seria incrinatura del tessuto democratico delle nazioni, una sfiducia diffusa verso le istituzioni preposte alla sicurezza (quella vera e necessaria), una violazione patente della tanto decantata "privacy" del cittadino e, in ultima analisi, della sovranità degli Stati.
Dunque, un problema molto serio da affrontare e risolvere con riforme e cambiamenti appropriati, in sede europea, della Nato e dell’Onu e non certo con le "scuse" di rito o con infantili ripicche scambiate da una sponda all’altra dell’oceano Atlantico.

PALERMO, "NODO" DELLE TELECOMUNICAZIONI [Agostino Spataro, L'Ora, 7 luglio 1983]
Da tempo andiamo maturando il convincimento che la Sicilia per superare la soglia del sottosviluppo dovrà arrivare, in un contesto pacifico e di effettiva sicurezza, la scelta della cooperazione nei diveri campi con l'insieme dei paesi dell'area mediterranea.
Col metanodotto Algeria-Tunia-Sicilia, finalmente entrato in funzione, è stato compiuto un significativo passo in avanti. Restano ora aperti i problemi della collaborazione nei settori dei trasporti e delle comunicazioni, dell'industria e dell'ecologia, della ricerca scientifica e dei servizi da risolvere sulla base del metodo della cooperazione reciprocamente vantaggiosa e del trasferimento di tecnologie anche evolute.

La prima conferenza sulla rete integrata sottomarina a fibre ottiche nel Mediterraneo, che si svolgerà a livello tecnico a partire da oggi a Palermo per l'iniziativa dell'Italcable, è un'occasione interessante di verifica e di messa appunto di un'idea che se correttamente programmata e attuata potrebbe aprire un vasto campo di possibilità in un settore d'avanguardia quale quello delle telecomunicazioni intercontinentali.
A Palermo converranno rappresentanti ed esperti di vari paesi mediterranei ed extra mediterranei con l'inttento di studiare e prefigurare la sostituzione del sistema Mediterraneo sottomarino a tecnologia tradizionale (analogica) con un'efficiente rete in fibra ottica da collegare con l'ipotizzato nuovo sistema denominato "Tat-Otto" e quindi con l'Europa e con il Nord America.
Palermo e la Sicilia, grazie alla loro posizione geografica (al centro cioè della intersezione delle direttrici Nord-Sud ed Est-Ovest  lungo le quali si sviluppa la totalità dei traffici mediterranei) potrebbe divenire il nodo fondamentale del sistema di telecomunicazioni intercontinentali.
L'idea presenta, dunque, uno straordinario interesse e si configura come un'ipotesi affascinante che va certamente esaminata con la dovuta attenzione.

Allo stato non si conoscono i termini esatti del programma e le diverse connesssioni che implichrebbe in rapporto alla situazione generale del settore delle telecomunicazioni e alla specifica realtà siciliana e mediterranea.
Da mesi attendiamo dal ministro Gaspari risposte di merito, ma invano. Restano da valutare infatti: primo, il rapporto che si verrebbe ad instaurare fra volumi di trasmissioni via satellite e via cavo tenendo conto delle previsioni di sviluppo del mercato mondiale; secondo, la compatibilità del nuovo sistema rispetto all'accresciuto grado della nostra dipendenza tecnologica e d'altra natura dagli Usa in particolare; terzo, le questioni dell'onere finanziario complessivo che l'idea comporta verificando cioè l'economicità dell'impresa tempi e modalità di realizzazione dei progetti; quanrto, il numero ed il tipo di accordi di partecipazione dei diversi paesi ed enti interessati.
Si tratta di questioni complesse che non possono essere affrontate da singoli enti tra loro in concorrenza, ma che dovranno essere avviate a soluzione nel quadro del più generale sforzo per la riforma del ministero delle Poste e Telecomunicazioni e dell'assetto delle telecomunicazioni avviando cioè un processo di seria razionalizzazione delle reti, eliminando sprechi e doppioni, e di sviluppo delle tecnologie e dei nuovi servizi.

Resta infine da valutare un'ipotesi inquietante, affacciata recentemente con un documento dalla cellula comunista dell'Italcable, secondo la quale il nuovo sistema in fibra ottica potrebbe esssere utilizzato come struttura di servizio per la costruenda base missilistica americana a Comiso e per il preoccupante processo di militarizzazione, che da un certo tempo interessa l'intero territorio siciliano.
Non sappaimo cosa diranno i rappresentanti del governo al convegno odierno, se e in quale misura saranno affrontate le questioni sopra esposte, in ogni caso è ormai chiaro che l'Italcable, e per essa lacuni dirigenti, non potrà gestire da sola un progetto di tale portata.
Fermi restando gli apporti tecnici la sede politica più appropriata è quella del Parlamento, in questa sede - lo ripetiamo - vogliamo si apra il confronto e si diano le risposte agli interrogativi posto dalle organizzazioni politiche e sindacali aziendaali e più in generale dai deputati comunisti siciliani.

(*già deputato nazionale del Pci)

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

06 novembre 2013
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia