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La Sicilia e la green economy

Nono posto in Italia per numero assoluto di imprese verdi: ce ne sono 20 mila

06 novembre 2013

Con 19.760 imprese green, il 6% della imprese eco-investitrici dell’intero Paese, la Sicilia è nona in Italia per numero assoluto di imprese che hanno investito o investiranno quest’anno in tecnologie e prodotti verdi. E’ quanto emerge dal rapporto annuale "GreenItaly 2013. Nutrire il futuro" di Unioncamere e Fondazione Symbola, che ricostruisce la forza e racconta le eccellenze della green economy e che è stato presentato in questi giorni a Milano presso la sede di Expo 2015.
Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Palermo con le sue 4.811 imprese green la provincia più virtuosa della Sicilia. Seconda Catania con 3.942 imprese green, terza Messina a quota 2.763. Seguono Ragusa con 1.859 imprese green, Trapani con 1.753, Siracusa attestata a 1.571, quindi Agrigento con 1.254 imprese green, Caltanissetta con 1.081 ed Enna a quota 721.

La buona performance di Palermo scala i confini dell’Isola e si consolida anche a livello nazionale: è infatti diciassettesima in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green. Bene anche sul fronte del lavoro "verde", con 2.510 assunzioni non stagionali di green jobs previste dalle imprese per il 2013, equivalenti al 5,4% del totale nazionale, la Sicilia è ottava nella graduatoria regionale per numerosità di assunzioni verdi programmate entro l’anno. Un risultato al quale contribuisce innanzitutto Catania con 731 assunzioni previste, quindi Siracusa (369), Ragusa (339), Trapani (309), Palermo (282), Messina (189), Agrigento (134), Caltanissetta (94) ed Enna (59).

"GreenItaly - spiega Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere - ci racconta di un’Italia che sa essere più competitiva e più equa, perché fondata su un modello produttivo diverso. In cui tradizione e innovazione, sostenibilità e qualità si incrociano realizzando una nuova competitività. L’Italia non è una delle vittime della globalizzazione ma, anzi, un Paese che ne ha approfittato per modificare profondamente la propria specializzazione internazionale, modernizzandola, proprio grazie alla green economy. Creando valore aggiunto in settori in cui ci davano per spacciati e creando nuove specializzazioni in altri settori, in cui siamo oggi leader. L’Expo 2015 è un’occasione unica per presentare al mondo questo modello di sviluppo e l’Italia come suo autorevole paladino. Se vogliamo che questo modello vincente contagi tutto il nostro sistema produttivo, dobbiamo sostenerlo. Anzitutto liberandolo dagli ostacoli che incontra lungo il cammino, primo fra tutti l’eccesso di burocrazia. E poi con politiche industriali e fiscali più green: nelle tecnologie, nella formazione, nella tassazione del lavoro, nel credito, negli investimenti."

Non è un caso, dunque, se nel 2012 siamo stati tra i soli cinque paesi al mondo (con Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud) ad avere un saldo con l’estero superiore ai 100 miliardi di dollari (per i manufatti non alimentari). Tra ottobre 2008 e giugno 2012 - mentre sul mercato domestico domanda e produzione crollavano per la crisi e l’austerità - il fatturato estero dell’industria italiana è cresciuto più di quello tedesco e francese. Uno spread positivo che ci dice che quando si guarda al futuro, quando si parla di sviluppo, e’ da questi talenti che si deve ripartire. 

"Non sarà certo la politica economica dell’adda passà 'a nuttata, per dirla con De Filippo, a tirarci fuori dalla crisi - spiega Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola -. L’Italia deve affrontare i suoi mali antichi, che vanno ben oltre il debito pubblico e che la crisi ha reso ancora più opprimenti: le diseguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia spesso persecutoria e inefficace. Deve rilanciare il mercato interno, stremato dalla recessione, dall’austerità e dalla paura. E deve saper fare tesoro della crisi per cogliere le sfide, e le opportunità, della nuova economia mondiale". Come? "Scommettendo sull’innovazione, la ricerca, la qualità, la green economy, per rinnovare il suo sapere fare, la sua vocazione imprenditoriale e artigiana. L’Italia, insomma, deve fare l’Italia. La prossima Expo di Milano, pensata dopo la crisi, può essere anche la prima esposizione mondiale della green economy". [Fonte: Italpress - €conomiaSicilia.com]

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06 novembre 2013
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