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La Sicilia non vuole trivelle nel suo mare

La Regione Siciliana dice no anche alle piattaforme off-shore per la ricerca di metano nel Canale di Sicilia

26 agosto 2010

Legambiente si schiera contro le trivellazioni nel Canale di Sicilia. "La protesta dei cittadini panteschi è sacrosanta e merita la giusta attenzione da parte di tutti. Legambiente è al loro fianco in questa battaglia per la sopravvivenza, legata alla salvaguardia del mare, patrimonio di tutti" annuncia Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali degli ambientalisti siciliani. "È utile sottolineare - ha aggiunto - che è già stato pubblicato in Gazzetta, ed è quindi entrato in vigore, il decreto del ministero dell'Ambiente, della tutela del territorio e del mare sulle trivellazioni off-shore. Legambiente ritiene che le concessioni richieste per gas e petrolio non possano in alcun modo essere approvate e debbano essere definitivamente negate".
Legambiente Sicilia ha espresso solidarietà e sostegno alla manifestazione di ieri, organizzata a Pantelleria da tanti comitati, dai barcaioli e dai cittadini, contro le trivellazioni. "Considerato che il decreto è molto chiaro - ha aggiunto Zanna - occorre ricordare che a Pantelleria è stato individuato un sito di importanza comunitaria (sic). Estendendo il sic a 12 miglia dalla costa, non si potrebbe per legge assolutamente trivellare. Anche la Regione siciliana deve mobilitarsi, con fatti ed atti concreti, contro le trivellazioni nel Canale di Sicilia".

Dalla Regione Siciliana, intanto, è arrivato "un no secco alla realizzazione di un progetto che prevede tre piattaforme e tre pozzi di metano nel Canale di Sicilia". Lo ha ribadito l’assessore all’Ambiente, Giovanni Roberto Di Mauro. La posizione del Governo Lombardo è stata ampiamente sostenuta a Roma anche dall’architetto Vera Greco, componente della Commissione nazionale per Valutazione dell’impatto ambientale, in rappresentanza della Regione Sicilia. "In una regione come la Sicilia - ha spiegato l’assessore - per la quale il mare rappresenta una delle attrattive turistiche fondamentali, è ragionevole considerare che l’installazione di numerose piattaforme off-shore, con il conseguente impatto paesaggistico sull’orizzonte marino e le potenziali ricadute in termini di inquinamento da fuoriuscite di gas metano, porterebbero benefici praticamente nulli per la collettività e per il comparto dell’industria, della pesca e del terziario turistico avanzato, mentre altissimi potrebbero risultare i potenziali costi relativi alla sostenibilità economica. Costi per infrastrutture private con risorse regionali ed europee".
La posizione del Governo siciliano è stata ribadita dall’architetto Vera Greco che ha sottolineato di avere "consegnato la copia della delibera alla Commissione nazionale tecnica. A fronte di notevoli investimenti pubblici, e nessuno mi ha dato durante la riunione elementi sui costi - ha aggiunto - il gioco non vale la candela. Non può pagare la Sicilia per allineare l’Italia all’Europa. Non ci sono giacimenti tali da giustificare investimenti e rischi. Nei prossimi giorni mi incontrerò con i tecnici della Regione Sicilia per studiare nuove iniziative da intraprendere".

Gli scienziati contro le trivellazioni - "Se i milioni di dollari spesi per andare sulla luna fossero stati impiegati per studiare la crosta terrestre oggi conosceremmo come eseguire in sicurezza le trivellazioni petrolifere; purtroppo conosciamo più la luna che la terra". Questo quanto sostenuto dal professor Antonino Zichichi, presidente della Federazione mondiale degli scienziati in apertura dei Seminari internazionali di Erice sulle Emergenze Planetarie che si sono tenuti nei giorni scorsi. Per Zichichi "bisogna proibire le perforazioni prima di conoscere la crosta terrestre".
E da Erice, la comunità scientifica internazionale ha lanciato un appello, in tal senso, ai governi di tutto il mondo. Il professor Richard Garwin, del Thomas J. Watson Research Center (Usa), ha auspicato una "regolamentazione, su scala mondiale, delle procedure di trivellazioni petrolifere" ed ha affermato che "é necessario un modo diverso di comunicare da parte delle compagnie petrolifere": maggiore trasparenza, dunque, nelle varie fasi, "dai sondaggi alle trivellazioni vere e proprie".
Nella giornata conclusiva dei seminari di Erice, dodici esperti si sono confrontati sull’argomento per formulare una serie di proposte per scongiurare altri disastri ambientali.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Ansa, LiveSicilia.it]

 

 

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26 agosto 2010
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