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La Sicilia prima per abusivismo sul mare

Goletta Verde di Legambiente boccia la regione: un'infrazione ogni chilometro

18 luglio 2011

La Sicilia è ancora vittima dei "pirati del mare". La regione è al secondo posto della classifica nazionale del mare illegale con 1,2 violazioni per ogni chilometro di costa. Il dato è fornito da Goletta Verde di Legambiente che monitora mari e coste italiane e che oggi sbarca a Palermo.
Nel 2010 sono 1.813 le infrazioni accertate, con 2.216 persone arrestate e 564 sequestri effettuati, in pratica il 15,3% delle violazioni commesse sul territorio nazionale. "Su un litorale che vanta ben 1.483,9 km di costa, nello scorso anno - spiega una nota - c'è stato un illecito ogni 1,2 km. La Sicilia in particolare, si aggiudica la medaglia d'oro per l'abusivismo edilizio: nel 2010, le forze dell'ordine e le Capitanerie di porto hanno accertato 682 reati legati al cemento sul demanio, quasi il 6% del totale nazionale, hanno denunciato o arrestato 1.041 persone e sequestrato 296 manufatti".

Goletta Verde consegna simbolicamente una doppia Bandiera Nera, il poco ambito riconoscimento attribuito dalla campagna ambientalista per gli scempi e la cattiva gestione a danno di mare e coste: "la prima, - si legge nella nota di Legambiente - al sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà che, eletto per la seconda volta, ed evidentemente mosso da interessi elettorali ben lontani dai principi di legalità e della tutela dell'ambiente, ha prospettato ai suoi concittadini il condono per le loro case abusive sulla costa, ben 800". "La seconda - prosegue - a Gesualdo Campo, direttore generale dell'assessorato regionale dei Beni culturali, per aver presentato nell'ultima finanziaria un emendamento per una sanatoria generalizzata del cemento illegale lungo le coste che, per fortuna, è stato bocciato".
"Sono passati 26 anni dalla prima sanatoria nazionale, quella delle barricate a difesa del cemento abusivo lungo le nostre strade. - spiega Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia - Quella cultura è ormai minoritaria nella società siciliana, ma evidentemente vi sono ancora 'sacche di resistenzà dure a morire".
Non solo Campobello di Mazara, con le sue 800 case abusive, ma anche il lungomare di Triscina, frazione del comune di Castelvetrano, in provincia di Trapani, può "vantare" il suo record di abusivismo diffuso con più di 5.000 abitazioni fuorilegge (di cui circa 1.000 insanabili, nonostante i tre condoni edilizi).
E per gli ambientalisti non va meglio a Lampedusa dove "le case a norma si contano sulle dita di una mano. Le richieste di condono sono state quasi 3.000, ma sono solo una parte degli immobili illegali. Qui non è mai esistito un piano regolatore". "Nell'aprile del 2010, con una sola delibera - denuncia Legambiente - sono stati venduti in un solo colpo ben 188.000 metri quadri di demanio comunale".

La mappa delle violazioni non risparmia Palermo: "dove lo scempio delle ville abusive, di Pizzo Sella, fatte costruire dalla mafia con il beneplacito del Comune di Palermo, resiste al passare degli anni e delle sentenze. Un milione di metri quadrati di cemento abusivo che, dalla fine degli anni '70, tempesta di scheletri un'area scoscesa e rocciosa sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico alle spalle del mare di Mondello".

Goletta Verde è andata a "curiosare" anche nell'agrigentino, dove si attende la demolizione di tre palazzine mai finite sulla spiaggia di Lido Rossello, a Realmonte, a pochi chilometri dalla Scala dei turchi, una parete a gradoni di marna, pietra di calcaree e argilla, visitata da centinaia di turisti. A due passi da lì c'è lo scheletro di un albergo la cui prima concessione edilizia risale al 1989 e che Legambiente ha subito denunciato alla magistratura ottenendo nel 1990 il blocco dei cantieri e il sequestro. "Ma intanto un primo lotto di circa 2.000 metri cubi - spiega l'associazione - è già stato realizzato".
"Un altro triste esempio della violenza del cemento in Sicilia, - prosegue il rapporto - è quello delle 3.000 case abusive nell'Oasi del Simeto (Ct). A partire dalla metà degli anni 70, in pochi anni diversi villaggi abusivi sorsero lungo la costa e a stretto contatto con le zone umide, alcune delle quali furono prosciugate per far posto ad intere lottizzazioni. Nonostante le aree fossero inserite sin dal 1969 nel Parco territoriale urbano del comune di Catania, l'abusivismo edilizio incontrastato proseguì anche dopo l'istituzione della riserva naturale".
Maglia nera anche al Messinese con la lottizzazione di Torre delle Ciavole: "uno degli interventi più controversi - spiegano gli ambientalisti - e invasivi avviati negli ultimi anni sulla costa tirrenica della provincia di Messina. Un'opera in evidente contrasto con il Piano regolatore del Comune che prevedeva interventi di ingegneria naturalistica per mettere in sicurezza il versante. Invece si è deciso di costruire muraglioni".

[Informazioni tratte da Lasiciliaweb.it, Legambiente.it]

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18 luglio 2011
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