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La situazione ambientale in Sicilia: sul filo del rasoio, tra inquinamento eccessivo e speranze nel futuro

26 novembre 2007

Se da un lato è aumentata balneabilità delle acque marine nell'isola e l'estensione del territorio tutelato, dall'altra parte la situazione ambientale della Sicilia preoccupa, infatti ''sono aumentati gli incendi boschivi, aumentata la produzione di rifiuti e il territorio tutelato, ed è peggiorata la qualità dell'aria''. A renderlo noto è l'Arpa, l'agenzia regionale protezione ambientale.

''Da un lato un aumento - afferma una nota dell'Arpa - della superficie di territorio tutelato, tra parchi e riserve, nella nostra regione, e alto grado di qualità delle acque costiere siciliane: in oltre il 95% delle 254 stazioni esaminate si registra, infatti, uno stato elevato. La percentuale di costa balenabile, in rapporto a quella controllata, è in tutta l'Isola generalmente elevata e, nel periodo 2002-2006, si è mantenuta pressoché costante in tutte le province. Dall'altro la qualità dell'aria che nel 2006, - prosegue la nota - rispetto ai dati rilevati nel 2005, è generalmente peggiorata nelle diverse realtà del territorio urbanizzato siciliano con un aumento dei superamenti dei limiti di legge per ciò che concerne le concentrazioni di Pm10 (polveri sottili) nelle principali aree urbanizzate dell'Isola''.
E ancora il fenomeno degli incendi ''la cui entità è progressivamente aumentata (i territori provinciali con maggiore frequenza di roghi sono quelli di Palermo e di Messina) e i rifiuti, con un aumento complessivo, dal 2002 al 2005, nella produzione di quelli urbani, e con la percentuale di quelli conferiti in discarica - rispetto ai rifiuti urbani prodotti - che resta molto alta, sebbene sia scesa, tra il 2004 ed il 2005, dal 95% al 90%''.

Al di la dell'analisi dell'Arpa, che ha registrato anche un aumento (modesto) della produzione complessiva lorda di energia elettrica dagli impianti da fonte rinnovabile, proprio dal fronte della produzione energetica da Agrigento si è levato un grido contro la costruzione del rigassificatore che si vorrebbe realizzare a Porto Empedocle. ''Siamo contrari al rigassificatore che si intende realizzare a Porto Empedocle, è un'opera incompatibile con il territorio in quanto l'impianto sarebbe a meno di un chilometro dalla Valle dei Templi e sotto la casa natale di Pirandello''. Questa la ferma posizione di Rosalia Camerata Scovazzo, presidente dell'Ente Parco Valle dei Templi, ribadita in occasione delle iniziative per il decimo anniversario del riconoscimento Unesco-patrimonio dell'umanità alla Valle. Camerata Scorazzo ha ricordato che il consiglio del parco si è pronunciato contro un ''impianto da otto miliardi di metri cubi che se realizzato provocherà un impatto ambientale e visivo negativo''. L'Ente Parco ha chiesto al ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, di fermare l'iter autorizzativo dell'impianto, garantendo piena tutela al parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi. Il sindaco di Agrigento Marco Zambuto, ha avviato le procedure per indire un referendum sul rigassificatore.

E se il rifiuto nei confronti del rigassificatore nell'agrigentino ha anche dei motivi, diciamo, estetici,  il degrado e l'aumento del rischio ambientale nella zona del siracusano fa paura in tutti i sensi. Infatti, i dati che emergono dal rapporto commissionato dal Comune di Melilli a ''Meta comunicazione'', condotto su un campione (615 tra uomini e donne dai 18 ai 65 anni) della popolazione di Augusta, Priolo, Melilli, il polo petrolchimico più grande d'Europa, sono profondamente significativi: nove persone su dieci si sentono esposte a rischio ambientale e per sei su dieci è come vivere su una bomba pronta ad esplodere. Il 60% dei genitori poi preferisce che i loro figli fuggano via lontano, anziché convivere con la paura che si ammalino o addirittura muoiano per effetto degli agenti chimici.
Lo studio ha rivelato che l'inquinamento, dagli abitanti di quello che è stato tristemente denominato ''il triangolo della morte'', viene vissuto come un rischio incombente, che coinvolge tutti, dall'88% della popolazione, soprattutto bambini, anziani, malati (6,1%) o chi lavora a stretto contatto con le sostanze inquinanti (4,3%). Il 44,5% sostiene che rispetto a dieci anni fa nel territorio il rischio di inquinamento sia maggiore perché non si è fatto nulla (interventi, leggi, controlli), a cui si aggiunge il 16,7% che li ritiene maggiori perché le aziende e i loro prodotti sono più inquinanti.

E parlando proprio del polo petrolchimico più grande d'Europa, a quasi cinquantanni dalla posa della prima pietra (19 giugno 1960) effettuata da Enrico Mattei, fondatore e primo presidente dell'Ente del cane a sei zampe, a Gela si è deciso di evocare la nascita di quella grande speranza, ben presto disattesa, con lo spettacolo intitolato ''Il petrolio!'' che debutterà, di fronte al pubblico dei dipendenti, mercoledì 28 novembre all'interno dei locali dello stabilimento.
Al centro della messa in scena, curata da Francesco Saponaro, i contrasti fra Mattei e le grandi multinazionali del petrolio, i suoi rapporti con i Paesi produttori, le grandi speranze e le grandi difficoltà legate alla scoperta di giacimenti in Sicilia ed agli ambiziosi progetti nel settore petrolifero che in quegli anni presero avvio nell'isola, l'acceso dibattito fra gli esponenti locali di Confindustria e i vertici nazionali sulle ipotesi di sviluppo dell'imprenditoria.
Tale iniziativa è inserita all'interno delle celebrazioni del 60° anniversario della prima seduta dell'Assemblea Regionale Siciliana e vuole rappresentare un momento di riflessione sul passato che ridia slancio al dibattito sulle scelte strategiche in campo energetico. Uno slancio che, si spera, percorra tutte quelle strade che salvaguardino, prima di tutto, la salute della gente.

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26 novembre 2007
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