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La "spending review" e il tecnico 'ad hoc'

Il governo Monti pensa ad una revisione della spesa pubblica e ad un "supertecnico" per i nuovi tagli

02 maggio 2012

"Se oggi c'è l'Imu bisogna accettare l'amara verità che si è abolita l'Ici senza calcolare le conseguenze, non poteva e non doveva essere abolita" nella situazione economica in cui si trovava il paese. E' quanto affermato dal presidente del consiglio, Mario Monti, nel corso della conferenza stampa di lunedì scorso che ha seguito il Consiglio dei ministri. "Se all'Imu si preferisce la patrimoniale il governo è pronto a valutare ogni proposta che garantisca la parità di gettito effettivo", ha aggiunto.
Aprendo la conferenza stampa a palazzo Chigi, il premier ha espresso "sdegno", perché "chi si vuol candidare per il governo del proprio Paese non può giustificare l'evasione fiscale, né tanto meno invitare a non pagare le tasse o a istituire personali e arbitrarie compensazioni tra crediti e debiti verso lo Stato". Monti ha quindi ribadito che l'Italia si trova di fronte a problemi "seri, avendoli ereditati da decenni di politiche spesso non serie. Ci sono responsabilità del passato che sono causa dell'attuale pressione fiscale. Le irresponsabilità che troppo spesso vediamo nel presente nascondono errori gravi di chi ha schiacciato le generazioni future che oggi sono arrivate con un peso tributario che è servito a mantenere livelli di benessere". "Tutti invocano la riduzione delle tasse: sembra che il governo si diverta a imporre tasse elevate e invito coloro che fanno queste affermazioni a tenere presente che gli italiani non sono sprovveduti. La diminuzione del carico fiscale - ha detto ancora Monti - è certamente possibile se tutti paghiamo le tasse, se nessun comparto del settore pubblico si sottrae alla diminuzione necessaria della spesa, se tutti riconoscono che l'illegalità è anche immorale".

Il presidente del Consiglio è quindi passato a parlare di spending review. Che è opera, ha spiegato il Professore, "del ministro Giarda nell'ambito di un esercizio che ha condotto con il ministro Patroni Griffi e con il viceministro Grilli. Si tratta di un'analisi non accademica, tutta orientata alle scelte politiche, strettamente indispensabile per prendere decisioni responsabili". "La spesa pubblica 'rivedibile' nel medio periodo - ha aggiunto - è pari a circa 295 miliardi di euro. A breve termine, la spesa rivedibile è notevolmente inferiore, stimabile in circa 80 miliardi". La revisione della spesa sarà "non lineare ma selettiva". Quanto all'aumento di due punti dell'Iva "non è scongiurato", ha affermato il presidente del Consiglio. Secondo il premier, tuttavia, con i tagli di spesa previsti dal pacchetto messo a punto dal Cdm si dovrebbero avere "benefici sufficienti per consentire un'operazione come quella che consentirebbe di evitare tre mesi di aumento" dell'imposta.
In riferimento alla nomina di Enrico Bondi a commissario per i 'beni e servizi', Monti ha detto di essergli "particolarmente grato" per aver accettato un "pesante incarico". "Abbiamo individuato la persona più rispettata e nota in Italia per la sua inflessibile attività di ristrutturatore, tagliatore di costi, di riorganizzatore, documentata da una quantità di operazioni condotte nel corso degli anni", ha dichiarato il premier. Lodi alle quali i quali il commissario straordinario in pectore della spesa ha risposto: "Ho avuto una grandissima apertura di credito. Fiducia che devo ripagare con azioni. Gli strumenti non mancano, cercherò di essere incisivo".

Prendendo la parola il ministro per i Rapporti con il parlamento, Piero Giarda, ha detto che "l'obiettivo strategico" della spending review è quello di "cambiare la dinamica dei costi produzione dei servizi pubblici, che oggi valgono circa 300 miliardi". Si tratta "di intervenire su una massa di spesa molto rilevante".
Monti ha poi annunciato alcuni incarichi 'speciali'. A Giuliano Amato quello di "fornire al presidente del Consiglio analisi e orientamenti sulla disciplina dei partiti per l'attuazione dei principi di cui all'articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta o indiretta, ai sindacati" . E l'incarico a Francesco Giavazzi per le "analisi e raccomandazioni sul tema dei contributi pubblici alle imprese".

La "spending review" e il nuovo commissario Bondi - Dovrà avere una fiera determinazione il commissario straordinario del governo, spalleggiato dal Comitato di revisione, per portare a termine nella maniera più efficace il progetto della spending review. Quale che sarà l'impatto finale del taglio alla spesa pubblica (secondo le stime del governo 4,2 miliardi per il 2012), l'operazione dovrà passare tra le forche caudine dei partiti, tutti pronti a muovere osservazioni nei confronti di questa iniziativa del governo.
Per rendere operativa la spending review, il governo si appresta a varare un decreto legge con cui verrà nominato il commissario straordinario. Che, su proposta del ministro Piero Giarda, sarà Enrico Bondi e si occuperà solo del capitolo 'beni e servizi'. Queste, a quanto si apprende, le decisioni prese dal consiglio dei ministri.
Il capitolo beni e servizi nel 2011 è stato pari a 140 miliardi di euro, tra spese dello stato centrale e degli enti. Il commissario, si legge nella bozza del provvedimento, dovrà definire il "livello di spesa per l'acquisto di beni e servizi" e ne coordina l'attività di acquisizione. Inoltre dovrà presentare un cronoprogramma, potrà chiedere informazioni alla pubblica amministrazione, dovrà disporre ispezioni ad opera della Ragioneria generale dello Stato e dovrà segnalare al Cdm le attività suscettibili di soppressione. Il provvedimento prevede il rispetto obbligatorio dei parametri Consip per gli acquisti.
Per il coordinamento generale delle attività di spending review è costituito "il comitato dei ministri per la revisione della spesa pubblica" che sarà presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri, dal ministro delegato per il programma di governo, dal ministro della Pubblica Amministrazione, dal viceministro dell'Economia, dal sottosegretario della presidenza del Consiglio dei ministri. Il comitato, che sarà costituito presso il ministero delegato per il programma di governo, avrà il compito di "analizzare la struttura della spesa pubblica, nelle diverse amministrazioni e con la finalità di proporne a razionalizzazione e la riqualificazione". Sempre nella bozza si legge che i ministeri dovranno presentare la loro relazione sui tagli di spesa entro il 31 maggio di quest'anno.

Ma la questione dei tagli agita i partiti. Nei confronti della spending review, infatti, si è andato formando un fronte abbastanza compatto che vede tutti gli schieramenti, di maggioranza e opposizione, impegnati in un 'pressing' sul governo e in particolare su Monti per dare ai tagli questa o quella direzione precisa. E' l'impostazione stessa dell'intervento, insomma, che ognuno rivendica a modo suo.Tra i più determinati, a fare sentire la propria voce è stato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che ne ha parlato nel corso di un tour elettorale a Palermo. "Non credo proprio che ci siano margini per toccare la scuola nell'ambito della spending review. Forse si può parlare di riorganizzazione ma non di tagli, altrimenti ci diamo altre mazzate e pregiudichiamo la crescita. Diciamo da sempre che abbiamo una spesa pubblica squilibrata", ha chiarito Bersani. Il leader Pd ha indicato dove la forbice dovrebbe affondare: "Si può incidere sul settore della spesa della pubblica amministrazione, ad esempio l'acquisto di beni e servizi. Ma non si può tagliare su stato sociale o istruzione, sul lavoro e gli investimenti perché altrimenti crolliamo". Secondo Bersani sono altri i settori che devono mettere mano al portafogli: "Bisogna tassare le transazioni finanziarie, la finanza deve pagare per tutto ciò che ha prodotto".

Le indicazioni dei democratici combaciano poco, però, con le priorità che il Pdl ha sottoposto al governo in fatto di tagli. "E' chiaro che bisogna usare i bisturi e non l'accetta - ha premesso Fabrizio Cicchitto -. Mentre possono essere ridimensionate le spese inerenti il personale amministrativo, è necessario prestare molta attenzione a non tagliare le spese per quanto riguarda la sicurezza in quanto tale: quello che sta avvenendo in questi giorni, infatti, sta dimostrando che c'è una emergenza sicurezza rispetto alla quale i cittadini non possono essere lasciati da soli".
Anche Futuro e libertà ha bacchettato il governo sulla spending review. Italo Bocchino ha subito contestato i termini massimi dell'intervento: "Se il governo taglia solo qualche miliardo di spesa pubblica non è spending review ma spending caress, una carezza al grande carrozzone della pubblica amministrazione che spende 800 miliardi all'anno tra le cui pieghe sono annidati clientelismo, sperpero e corruzione". Secondo il vicepresidente di Fli, "limitarsi a una sforbiciata dello 0,5% non serve granché e Futuro e Libertà insiste affinché si punti a un taglio di almeno 40 miliardi. La nostra proposta è dimezzare i finanziamenti a fondo perduto alle imprese, risparmiando oltre venti miliardi e trasformando il residuo in credito d'imposta, nonché tagliare i costi per gli acquisti di beni e servizi bloccandoli al 2009, risparmiando così altri 15 miliardi circa".
Anche Francesco Rutelli ha la sua ricetta: bisogna intervenire "sulla pesa sanitaria delle Regioni, sono oltre 110 miliardi, e c'è una quota abbastanza significativa di sprechi - ha detto il leader dell'Api -. Si può anche tagliare sui fondi perduti per le aziende trasformandoli in credito di imposta, e nella finta formazione. Questi tre capitoli che comportano un accordo con le regioni potrebbero portare a risparmi importanti e dunque impedire che ci siano nuove tasse".

Se questa è l'aria che tira nella maggioranza, figurarsi nell'opposizione: "Quella che sta facendo il governo è una spending review all'acqua di rose, giusto un ritocco di facciata, un buffetto sulle guance di qua e di là per non dare fastidio a nessuno. Non si fa quello che serve davvero, ovvero, agire sul cuore improduttivo e parassitario della spesa pubblica di questo Paese", ha spiegato Massimo Donadi. Secondo il capogruppo di Idv alla Camera, "bisogna agire con la scure su quei settori dove si è incostrata l'intermediazione della politica e dove si annidano sprechi e malaffare: la sanità, dove la spesa è aumentata del 50 per cento senza alcun vantaggio per i cittadini; le 7.000 aziende controllate dagli enti locali; tagli seri ai 7 miliardi di euro per le auto blu, ai 7 miliardi per le consulenze, ai 20 miliardi per la sanità e ai 60 miliardi di euro che ogni anno vengono bruciati dalla corruzione".
E Oliviero Diliberto è amaro: "Se si volesse fare uno spending review vero, per far uscire l'Italia da questa crisi, bisognerebbe puntare su due questioni chiave: primo, cancellare i 30 miliardi di finanziamento a fondo perduto annuo alle imprese e secondo tagliare le spese per la difesa, a partire dall'acquisto dei cacciabombardieri. Ho la sensazione che invece sia l'ennesimo titolo dietro il quale si nasconderà un massacro verso le fasce deboli". [Adnkronos/Ign]

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02 maggio 2012
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