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La spending review

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge sulla riduzione della spesa pubblica

07 luglio 2012

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge "disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati" (spending review). Fin dall'insediamento, il governo ha deciso di procedere non mediante tagli lineari, bensì con interventi strutturali rivolti a migliorare la produttività delle diverse articolazioni della pubblica amministrazione.
Con gli interventi del decreto il risparmio per lo Stato sarà di 4,5 miliardi per il 2012, di 10,5 miliardi per il 2013 e di 11 miliardi per il 2014. Una prima serie di interventi è stata deliberata con il Provvedimento della Pcm e del Mef sullo "snellimento delle strutture e la riduzione degli organici".

Le nuove disposizioni di revisione della spesa pubblica mirano a tre obiettivi. "Il primo obiettivo è quello di iscrivere il funzionamento dell'apparato statale - e le relative funzioni - entro un quadro razionale di valutazione e programmazione. Si tratta di un'operazione strutturale, il cui buon fine è legato alla ottimizzazione delle procedure e delle articolazioni dello Stato, inclusa quella giudiziaria, all'accorpamento o alla dismissione degli enti non necessari e alla progressiva riduzione degli organici, privilegiando la distribuzione razionale delle risorse umane e materiali a disposizione delle pubbliche amministrazioni".
"La riduzione della spesa non incide in alcun modo sulla quantità di servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni a favore dei cittadini ma mira a migliorarne la qualità e l'efficienza. Stimola, così, la crescita e la competitività del Paese, in linea con le best practices europee e con le sollecitazioni degli investitori internazionali. L'eliminazione degli eccessi di spesa - ed è questo il terzo obiettivo - produrrà una serie di benefici concreti per i cittadini. Permetterà, anzitutto, di evitare l'aumento di due punti percentuali dell'IVA per gli ultimi tre mesi del 2012 e per il primo semestre del 2013".

Grazie al risparmio ottenuto sarà inoltre possibile estendere la clausola di salvaguardia in materia pensionistica prevista dal decreto legge "Salva Italia" ad altri 55.000 soggetti, anche se maturano i requisiti per l'accesso al pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011. Complessivamente, l'importo a favore dei lavoratori "salvaguardati" è di 1,2 miliardi ( a partire dal 2014).
Sono infine previsti stanziamenti per la ricostruzione delle zone danneggiate dal sisma. 500 milioni sono stati già stanziati con il decreto d'urgenza per le zone terremotate. La spending garantirà ulteriori risorse: 1 miliardo per il 2013 e 1 miliardo per il 2014. Sarà adottato un terzo provvedimento di spending review. Esso riguarderà le agevolazioni fiscali, la revisione strutturale della spesa e i contributi pubblici sulla base delle analisi effettuate, per incarico del Governo, dal Professor Giuliano Amato e dal Professor Francesco Giavazzi.
La riduzione degli eccessi di spesa delle pubbliche amministrazioni, per la parte relativa ai beni e servizi, è frutto dell'analisi svolta del Commissario straordinario per la spending review, Enrico Bondi. L'analisi ha permesso di individuare un benchmark di riferimento - o indicatore di valore mediano di spesa - in base al quale stimare l'eccesso di spesa in capo alle amministrazioni (lo Stato centrale, le Regioni, le Province, i Comuni e gli enti pubblici non territoriali).
L'indicatore, che tiene conto delle peculiarità di ciascuna amministrazione, costituisce la base analitica per superare una metodologia di riduzione della spesa che colpisce nella stessa proporzione i soggetti virtuosi e quelli meno virtuosi, disincentivando il perseguimento di comportamenti efficienti.

Il nuovo metodo allinea i centri di spesa meno performanti a quelli efficienti ed è, quindi, la premessa per operare riduzioni di spesa selettive. Per calcolare la mediana sono stati prese in considerazione 72 merceologie (prendendo spunto anche dalle lettere dei cittadini). Tra queste, ad esempio, le spese di cancelleria e quelle per i carburanti; il consumo di energia elettrica; le spese di pulizia e quelle postali, i buoni pasto, le spese per pubblicità, quelle per la somministrazione di pasti nelle scuole e ospedali. Per ciascuna di queste merceologie è stata confrontata la spesa di ciascuna amministrazione con quelle omologhe, prendendo in considerazione il numero di dipendenti e la popolazione residente. Per la parte restante, relativa alla riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni, la razionalizzazione del patrimonio pubblico, l'organizzazione degli enti pubblici e la soppressione di enti e società, la riduzione della spesa si basa sull'elaborazione svolta dai Ministeri, ciascuno per la parte di propria competenza. Un valido supporto è giunto infine dagli oltre 135.000 messaggi di cittadini che hanno aderito alla consultazione pubblica sulla spending review, segnalando al Governo sprechi e inefficienze. Singoli cittadini e associazioni hanno scritto individuando, in modo puntuale ed esaustivo, i disservizi nell'azione delle pubbliche amministrazioni.

Una "sforbiciata" alle Province: tre le siciliane a rischio - La 'mannaia' della spending review si abbatte anche sulle Province. Dopo ipotesi e smentite il Cdm dopo una riunione fiume ha deciso di 'dimezzarle': ne rimarrebbero una cinquantina in tutto. La sforbiciata alle 107 Province italiane deciso dal governo terrà conto di due criteri: l'estensione (probabilmente 3mila km quadrati) e la popolazione (numero di abitanti inferiore a 350 mila). Il processo di revisione prevede però, entro la fine dell'anno, anche una fase di accorpamento (mediante una procedura che vede il governo trasmettere la propria deliberazione con i criteri esatti al Consiglio delle autonomie locali, istituito in ogni regione, che verrà poi approvato dallo stesso Consiglio entro 40 giorni) ma, alla luce della definizione esatta dei parametri, è possibile stilare una prima lista delle Province che potrebbero essere oggetto di taglio.
- Province con meno di 350mila abitanti e meno di 3mila Km quadrati: Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Lecco, Lodi, Rovigo, Gorizia, Pordenone, Imperia, Savona, La Spezia, Piacenza, Rimini, Massa Carrara, Pistoia, Livorno, Prato, Terni, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, Teramo, Pescara, Isernia, Benevento, Matera, Crotone, Vibo Valentia, CALTANISSETTA, ENNA, RAGUSA, Oristano, Olbia Tempio, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia Iglesias. In tutto 38. A questa lista vanno ad aggiungersi le Province, cassate, delle 10 città metropolitane, vale a dire: Roma, Milano, Torino, Genova Venezia, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

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07 luglio 2012
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