La speranza dei lavoratori Fiat di Termini Imerese (PA) sull'automobile con il nome di un'incognita
La speranza di una ripresa dello stabilimento Fiat siciliano tutta sulla Lancia Ypsilon
Termini, la speranza si chiama Ypsilon. Dall'anno prossimo produzione in Sicilia
Articolo di Natale Conti per il Giornale di Sicilia
Ombre nere sul mercato europeo dell'auto. I dati di settembre indicano un calo delle vendite dell'1,5 %. Nella vecchia "Europa dei 15" si riduce allo 0,7%. Sono interessati tutti i grandi gruppi da Volkswagen (meno 3,9%) a Peugeot e Citroen (meno 8,3 per cento), la Renault perde il 5,2 per cento. Le vendite vanno bene in Spagna, Danimarca e Grecia. Sono invece in caduta negli otto Paesi appena arrivati nell'Ue, soprattutto per la forte flessione verificatasi in Polonia (meno 32 per cento).
Quasi nelle stesse ore la "General Motors" fa sapere di essere intenzionata a tagliare dodicimila posti in Europa.
La Fiat a settembre ha visto calare le immatricolazioni del 2,3 %. Nei nove mesi il saldo resta invece ancora positivo, sempre del 2,3 %. Mentre la quota di mercato scende dal 6,7 per cento di settembre 2003 al 6,6 di settembre scorso.
La crisi Fiat riguarda soprattutto il segmento C, cioè la "Stilo", una vettura che non è riuscita a decollare. Segnali pesanti arrivano però anche per l'Alfa Romeo (meno 6,8 per cento). Corrono invece le Lancia, con un incremento del 21,2 per cento, e corre soprattutto la piccola di lusso, la "Ypsilon", che da giugno del prossimo anno sarà prodotta solamente a Termini Imerese (PA) e che ha un balzo del 24,4 per cento.
Quali effetti tutto questo scenario ha per Termini?
Nello stabilimento siciliano si vivono due settimane di cassa integrazione, fino a fine ottobre, dato che il mercato della nuova "Punto" sembra aver rallentato la sua corsa. Con la "Ypsilon" ci sono almeno sette anni di lavoro assicurato, c'è la realtà di uno stabilimento, quello palermitano, che ieri era stato già chiuso e domani invece sarà in piena produzione.
Certo, ci sono difficoltà da superare e storture da correggere. Un'ora di lavoro nello stabilimento siciliano ha un costo industriale di 90 euro contro gli 80 di Mirafiori, i 75 di Cassino e Pomigliano d'Arco, i 60 della Sevel e i 55 di Melfi.
Negli stabilimenti in Turchia in Polonia e in Sud America il costo è di trenta: cioè appena un terzo.
Il costo industriale è un costo complesso. Comprende il lavoro, ma contano ancora di più costo dei trasporti, dell'energia, l'utilizzazione degli impianti. E Termini ha due catene di montaggio, ma ne utilizza una sola in quanto il massimo di auto che il mercato riesce ad assorbire è di poco inferiore alle 430-450 unità che si producono ogni giorno. E sempre a Termini si lavora su due turni per 15 ore e per 5 giorni contro i tre di Melfi per 22,5 ore e per sette giorni. Basta questo per capire quel quota 90 contro quota 55 di Melfi. Per quanto riguarda il costo del lavoro, Termini ha fatto sensibili passi avanti, allineandosi a un modello di organizzazione utilizzato in tutti gli stabilimenti Fiat. Cioè si lavora e si produce allo stesso modo a Mirafiori come a Termini o a Cassino o a Melfi. A fare le differenze è anche il nodo della marginalità geografica della Sicilia. Il completamento dell'autostrada Messina-Palermo, ormai imminente, avvantaggerà certamente lo stabilimento di Termini.
Ma non si possono sottovalutare i ruoli che potranno assumere le autostrade del mare. Quindi occhi puntati su porto ed interporto la cui efficienza infrastrutturale diventa strategica. Così come diventano strategici gli interventi economici (250 milioni di euro) promessi dalla Regione per la riapertura dello stabilimento di Termini e ancora non attivati. Il costo industriale di un'ora di produzione a Termini non deve andare oltre quei 55 euro che costituiscono il limite di Melfi. Anzi, lasciano capire in Fiat, Termini dovrebbe collocarsi un piccolo gradino sotto.