La speranza e l'accettazione di Totò Cuffaro
"Avevo sperato nei servizi sociali ma accetto e rispetto la sentenza"
"Avevo coltivato la speranza di poter continuare a scontare la mia pena in affidamento al servizio dei più bisognosi, di quelli che come me cercano e hanno bisogno di speranza. I giudici del Tribunale di Sorveglianza hanno deciso che io debba rimanere in carcere per il resto della pena. Non sono ancora rieducato e risocializzato. Come sempre e come è giusto e doveroso accetto e rispetto la sentenza".
Così l'ex governatore siciliano Totò Cuffaro, in cella per scontare una condanna a 7 anni per favoreggiamento alla mafia, commenta, tramite il suo legale, la decisione del tribunale di Roma di non accogliere la sua istanza di affidamento ai servizi sociali.
"Vivrò ancora il mio carcere con tutte le sue privazioni, con sofferenza, con fatica ma sempre con fiducia e speranza - aggiunge -. Luogo difficile, pesante, pieno di miseria ma anche ricco di umanità, solidarietà e di nuovi amici". "È la famiglia - spiega Cuffaro - che mi manca, il calore delle tante persone che ho lasciate e che mi vogliono bene. Riesco qua dentro a donare abbracci e sorrisi, a riceverne. Mi manca poter vedere il cielo tutto intero, mi manca l'orizzonte che mi è impedito, mi manca il respiro lungo della vita, mi manca lavorare per la mia terra".
"La vita - conclude l'ex presidente della Regione - va accettata così com'è, la ricompensa che essa ci dà è vivere, per poter continuare a credere, amare, sperare".
Intanto, il legale dell'ex governatore siciliano, l'avvocato Maria Brucale, informa di stare valutando insieme ai colleghi "la possibilità di impugnare davanti alla Cassazione la decisione con cui il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto l'istanza di affidamento ai servizi sociali di Cuffaro, perché, secondo noi, esistono margini di ricorribilità". "I giudici - ha spiegato - hanno negato l'affidamento sostenendo in pratica la mancata collaborazione alle indagini del mio assistito. Ma la presunta verità ancora da svelare, prospettata dal collegio, riguarderebbe l'accusa per cui Cuffaro ha già scontato la pena e quindi non è più detenuto". "Si tratta del capo di imputazione - ha concluso - relativo a una violazione di segreto istruttorio non aggravata dall'avere favorito Cosa nostra, reato, dunque, ormai prescritto. Quindi, anche se oggi Cuffaro decidesse di collaborare per questa contestazione, il processo non si potrebbe celebrare perchè, appunto, i fatti sono prescritti".
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it]